1984 serie tv (fonte immagine: madofseries.it)

Prima o poi doveva succedere: il capolavoro orwelliano, 1984, dopo essere stato trasposto in pellicola con il (buon) film di Michael Radford, arriverà sul piccolo schermo. Per l’esattezza, si tratterà di un adattamento teatrale dello stesso, già recitato a Broadway da Olivia Wilde e Tom Sturridge. Insomma, se prima era il Grande Fratello a guardare noi, adesso potremo permetterci di fare l’esatto opposto.

1984: Dal teatro alla tv

Deadline lancia la notizia: 1984 diventa una serie tv. Il romanzo distopico di George Orwell, uno dei più importanti romanzi della letteratura moderna, nel 2013 è diventato uno spettacolo teatrale: l’opera, creata da Robert Icke e Duncan Macmillan, una volta approdato a Broadway, è stato ferocemente criticato in seguito all’interpretazione sia di Olivia Wilde che di Tom Sturridge. Le polemiche riguardavano in particolare il fatto che molte scene fossero eccessivamente violente, una scioccante rivisitazione della visione orwelliana di temi come negazionismo, propaganda, guerra e sorveglianza di massa. Quello che è stato portato in scena ha avuto un impatto così violento e viscerale sul pubblico da causarne addirittura malori e svenimenti. Nulla esclude che anche l’adattamento televisivo proporrà le stesse scene di brutali torture, dure, pronte a far discutere.

Il progetto di 1984 la serie tv è supervisionato per Wiip da David Flynn, che sarà anche produttore esecutivo insieme a Paul Lee e agli sceneggiatori dello spettacolo teatrale Icke e Macmillan. L’idea è quella di fare di 1984 una serie tv che rappresenta una nuova e audace forma di distopia in un mondo che ha posto la disinformazione alla base della società. I produttori, a tal proposito, hanno commentato: « Il piccolo schermo sembra una casa naturale per il ritratto di una società in cui le persone si fidano dei loro schermi più del mondo fuori dalle loro finestre. »

Il romanzo di Orwell che rappresenta la parte oscura della società

fonte immagine: ibs.it

Appare molto difficile non cogliere l’attualità di 1984, e delle riflessioni di George Orwell su temi fondamentali come la corruzione e gli orrori che genera una società capitalista e profondamente individualista come questa in cui viviamo. Nel futuro immaginato da Orwell – il 1984 – il mondo si trova a fronteggiare la guerra perpetua tra i tre superstati Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania, che ha Londra come capitale, è governata dal Grande Fratello che tutto sa poiché tutto vede. La vita è costantemente sorvegliata dal governo, la realtà è in balìa della propaganda, il negazionismo storico ogni giorno propone una differente visione dei fatti. Pillole vengono ingerite senza che sia possibile porre domande. La psicopolizia viene usata dal governo per annullare moti di pensiero indipendente. Non si può pensare. Il protagonista – Winston Smith – segretamente sogna la ribellione e lotta per conservare un briciolo di umanità.

Certamente Orwell non aveva previsto né il consumismo sfrenato né la globalizzazione, ma aveva intuito una serie di effetti condizionanti la mente umana che ritroviamo nella nostra società. Soprattutto il ricorso alla paura, leva psichica che riesce a condizionare le persone, tutto è amplificato e portato all’estremo, la paura ci porta a credere a quello che ci viene presentato come nemico: «Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza son la stessa cosa». La paura della libertà.

Realizzare, ora, una versione televisiva di uno dei romanzi fondamentali del Novecento, una serie tv abbastanza forte da comunicare a un pubblico moderno il senso del romanzo e ciò che denuncia, appare necessario: avremo sugli schermi la speranza della bellezza.

Valentina Cimino

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