Hongana Manyawa - popoli incontattati
Fonte immagine: survival.it

Un nuovo rapporto di Survival International rivela che la domanda di veicoli elettrici sta minacciando un popolo incontattato dell’Indonesia, gli Hongana Manyawa.

Ancora una volta, dunque, ci tocca riflettere sulle contraddizioni della transizione energetica che se non integra al suo interno concetti chiave come quello di giustizia sociale sarà forse efficace, ma non certamente equa, scaricando i suoi costi su persone e comunità che meno hanno contribuito a provocare le crisi che essa cerca di risolvere. Ma partiamo con ordine.

Gli Hongana Manyawa sono un popolo incontattato dell’isola di Halmahera, in Indonesia, dove vivono in simbiosi profonda con la foresta pluviale. Come si legge sul sito di Survival, dalla nascita alla morte, la foresta fornisce alla comunità incontattata tutto ciò di cui ha bisogno per vivere e non solo. Essa, infatti, assume anche un importante significato sociale e spirituale, tanto da essere venerata come “Manga Wowango”, fonte della vita. Per ogni nuovo nato, in segno di gratitudine e riconoscenza, la famiglia pianta un albero e seppellisce sotto di esso il cordone ombelicale del nuovo membro della comunità. Mentre i corpi degli Hongana Manyawa defunti vengono deposti sugli alberi in un’area sacra della foresta riservata agli spiriti.

Questo prezioso ecosistema, però, è minacciato dalla corsa all’estrazione di nichel innescata dalla diffusione dei veicoli elettrici. Il nichel, infatti, è un materiale cruciale per le batterie delle auto elettriche, di cui garantisce l’efficienza e una buona autonomia competitiva. La sua estrazione, tuttavia, pone sfide ambientali ed etiche non indifferenti, di cui spesso ne pagano le spese proprio i popoli incontattati. Nello specifico, gli Hongana Manyawa stanno assistendo alla distruzione della loro foresta, che sorge proprio su terre ricche di giacimenti di nichel.

Questa circostanza ha determinato una rapida espansione delle concessioni minerarie ad Halmahera, che è stata presa d’assalto da almeno 19 aziende estrattive. Tra queste, Weda Bay Nickel (WBN) – joint venture della società mineraria francese Eramet – possiede la più ampia concessione mineraria che, sovrapponendosi per più di tre quarti al territorio degli Hongana Manyawa, sta causando una diffusa distruzione ambientale, con una conseguente diminuzione della disponibilità di cibo e acqua pulita di cui il popolo incontattato ha bisogno per sopravvivere.

Ad aggravare ulteriormente la posizione della compagnia quanto trapelato da alcuni rapporti interni, secondo i quali WBN sarebbe a conoscenza della presenza degli Hongana Manyawa all’interno e nei dintorni della concessione mineraria almeno dal 2013. Ciò nonostante, ha proseguito (e tutt’ora prosegue) indisturbata le proprie attività, anche forte della postura accomodante del governo indonesiano, che mira ad aumentare in modo massiccio l’estrazione di nichelall’interno del proprio territorio nazionale. Infatti, sfruttare questa risorsa naturale rappresenta un’opportunità per il Paese di posizionarsi al centro della catena di approvvigionamento globale delle batterie, un settore destinato a crescere molto rapidamente. Inoltre, dietro il progetto del governo indonesiano c’è anche l’intenzione di attrarre investimenti stranieri, da utilizzare per modernizzare le infrastrutture e aumentare la crescita economica.

Questo spiega anche l’iniziativa dell’Indonesia di attrarre Tesla e altre aziende produttrici di auto elettriche. Tuttavia, l’intervento di Survival e dei suoi sostenitori, che hanno inviato oltre 20.000 e-mail a Tesla, ha messo alla prova la riuscita di questo piano. Le richieste, infatti, miravano a scoraggiare l’acquisto di nichel estratto da Halmahera e a promuovere la creazione di una “zona a ingresso vietato” per proteggere gli Hongana Manyawa incontattati. Grazie a questa mobilitazione, nel maggio 2024, Tesla ha annunciato di essere in fase di valutazione per istituire una “no-go zone” al fine di salvaguardare i diritti umani e delle popolazioni indigene, con particolare attenzione alle comunità incontattate.

A tal proposito, occorre ricordare che gli Hongana Manyawa non hanno mai fornito il proprio Consenso Libero, Previo e Informato allo sfruttamento della loro terra e delle loro risorse, un requisito legalmente necessario per tutte le attività di ‘sviluppo’ realizzate nelle terre indigene, così come previsto dal diritto internazionale. Anzi, a ulteriore conferma del dissenso con cui la popolazione indigena guarda alle attività estrattive nel proprio territorio, negli ultimi mesi sono stati diffusi sul web alcuni video che mostrano persone della comunità incontattata opporsi ai bulldozer che operano nel loro territorio.

Come dichiarato da Caroline Pearce, Direttrice generale di Survival International: «È vergognoso che la corsa al nichel che serve ad alimentare un mercato che si supporrebbe sostenibile si trovi in realtà sul punto di sterminare gli Hongana Manyawa incontattati, che sono quelli che vivono davvero in modo sostenibile». Ecco perché si rende necessario riflettere sulle differenze che intercorrono tra una transizione energetica e una transizione giusta. La prima, se non abbraccia principi di giustizia, come il rispetto dei diritti dei popoli indigeni, rischia di diventare uno strumento vuoto, che garantisce lo spostamento da un sistema in cui si sfruttano le fonti fossili a uno in cui, per promuovere le fonti di energia pulite, non si riesce però a rinunciare allo sfruttamento, né del pianeta né dei suoi abitanti.

Virgilia De Cicco

Virgilia De Cicco
Ecofemminista. Autocritica, tanto. Autoironica, di più. Mi piace leggere, ma non ho un genere preferito. Spazio dall'etichetta dello Svelto a Murakami, passando per S.J. Gould. Mi sto appassionando all'ecologia politica e, a quanto pare, alla scrittura. Non ho un buon senso dell'orientamento, ma mi piace pensare che "se impari la strada a memoria di certo non trovi granché. Se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te".

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