Libere di essere festival D.i.Re
Fonte: https://www.direcontrolaviolenza.it/libere-di-essere-festival/

Il 9 maggio si è concluso all’Auditorium Parco della Musica di Roma il Festival “Libere di essere” di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza. Il festival, durato tre giorni, è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma e con Hero, con la consulenza di Serena Dandini.

Gli eventi che si sono svolti dal 7 al 9 maggio hanno toccato vari temi: il femminicidio, le rappresentazioni del corpo femminile nella scrittura e nella serialità televisiva, la violenza di genere, la comicità al femminile, la vittimizzazione secondaria, l’indipendenza economica delle donne.

Durante il Festival sono stati annunciati i vincitori del video contest “IO POSSO” in cui si chiedeva ai partecipanti di realizzare un video di 2 minuti per raccontare come Uscire dalla violenza: il potere di generare libertà per sé, per tutte e tutti. Premiati “Giù la Testa” di Lorenzo Vitrone e “La storia è donna” della 5C del Liceo Chini e prossimi alla partecipazione al RIFF- Rome International Film Festival. Anche la redazione di Libero Pensiero aveva presentato un video.

Sabato 7 maggio, Lella Costa ha recitato i monologhi tratti da “Ferite a morte”, spettacolo teatrale scritto da Serena Dandini insieme a Maura Misiti e con il contributo del centro antiviolenza Le Onde di Palermo sulle storie di femminicidio. Lo spettacolo è stato portato in scena per la prima volta nel 2013 per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana alla ratifica della Convenzione di Istanbul. Nel primo monologo “Il mostro”, viene spesso ripetuta la frase: «avevamo un mostro in casa e non ce ne siamo accorti». Lella Costa ripercorre in questo monologo il percorso, i ragionamenti di una donna che giustificano le violenze del marito con frasi di senso comune “quelli sono sfoghi così”, “in fondo lui ci tiene a me”, fino al momento in cui, quando è troppo tardi per scappare, viene uccisa, incinta al settimo mese di gravidanza.  “Ferite a morte”, infatti, racconta come dice Serena Dandini di “delitti annunciati”.

A seguire per “Libere di Essere”, il varietà “Vieni avanti, cretina”, spettacolo di comicità tutta al femminile che si è tenuto sabato 8 maggio 2021. Con ospiti: Antonella Attili, Gioia Salvatori, Laura Formenti, Anna Gaia Marchioro, Michela Giraud, Daniela Delle Foglie e Francesca Reggiani e condotta da Serena Dandini e Martina Dell’Ombra. Lo show si è aperto con la citazione di Madaleine Albright, prima donna a ricoprire la carica di Segretario di Stato negli USA e riportata dalla conduttrice: «La vera parità sarà raggiunta soltanto quando una donna cretina potrà avere lo stesso incarico di responsabilità di un uomo cretino che è riuscito a fare comunque carriera nonostante la sua palese stupidaggine».

«È un gioco, una provocazione, ma anche un’ingiustizia perché per essere accettate dobbiamo essere superwoman, dei geni praticamente», continua la conduttrice. Spesso, infatti, si utilizza un doppio standard nel giudicare l’operato delle donne e la comicità in genere, per anni è stata rappresentata da una maggioranza di comici uomini.

Il Festival di D.i.Re ha poi ospitato domenica 9 maggio l’evento “Dalla serie alla vita. Il cambiamento sul piccolo schermo”. Le registe Paola Randi e Adele Tulli insieme a Mariolina Venezia (autrice e sceneggiatrice di Imma Tataranni), Eleonora Trucchi (creatrice di Baby) e Marina Pierri (critica cinematografica e autrice di Eroine. Come i personaggi delle serie TV possono aiutarci a fiorire, Tlon) hanno discusso insieme ad Annalisa Sirignano (autrice del podcast Tileggounafemminista) che ha moderato l’evento. Il tema è il cambiamento culturale che sta interessando anche l’industria televisiva e cinematografica italiana. Secondo Marina Pierri, nonostante i passi avanti sono ancora molte le disparità numeriche nell’industria cinematografica sia davanti allo schermo che dietro le quinte. Inoltre, in generale, se al “viaggio dell’eroe” viene dedicato moltissimo spazio tra letteratura e serialità, il viaggio dell’eroina, è molto meno dibattuto.

Ha concluso “Libere di Essere” l’evento “Abbecedario” in cui Serena Dandini, Michela Murgia, Teresa Ciabatti e Chiara Valerio hanno scelto delle parole che secondo loro dovrebbero guidare il futuro delle donne e la lotta alla violenza di genere in un divertente e ironico dibattito sulla femminilità, la rappresentazione delle donne e la percezione che le donne hanno di sé stesse e del loro corpo in relazione alle loro interazioni con gli altri e con la società che detta i canoni.

La prima parola scelta da Michela Murgia è stata “SOLDI, DENARO” perché dice «non si è ancora affrontato il tabù del potere economico delle donne». Il tabù del sesso si è affrontato, quello delle possibilità economiche delle donne no. Secondo Murgia è necessario affrontare e rivendicare l’indipendenza economica ed educare le nuove generazioni a non avere paura di parlare, maneggiare o negoziare denaro per superare la retorica per cui le questioni economiche non sono “affare da donna”. Raggiungere la propria sicurezza economica è sinonimo di indipendenza per superare la visione che l’uomo “sia il detentore naturale del portafogli”. Anche questa è una forma di violenza di genere e investire sulla cultura delle nuove generazioni, può servire proprio a sradicare questo modello.

La prima parola invece scelta da Chiara Valerio è “SUBORDINATE“, le proposizioni che nella nostra lingua permettono di definire relazioni causali e modali. Per Valerio, senza tempo, modo e causa non si ha la responsabilità descrittiva delle proprie azioni. Costruire frasi solo con soggetto e complemento ci permette di esprimerci al presente, usare le subordinate permette di approfondire, chiedersi “Come, quando e perché?”. Per Chiara Valerio è necessario essere responsabili linguisticamente perché esserlo significa responsabilizzarsi politicamente e civilmente.

La prima parola scelta invece da Teresa Ciabatti è “BELLEZZA” perché dice «ad un certo punto della vita si capisce che la bellezza ce l’attribuiamo da sole», siamo noi che ci attribuiamo bellezza e questo è importante perché lo sguardo su di noi cambia continuamente. Bellezza che diventa consapevolezza perché non è più ciò che gli altri definiscono come tale, ma quella che riconosciamo noi, guardandoci allo specchio.

Il Festival “Libere di Essere” racconta di tutto questo, in una rassegna tutta al femminile in cui letteratura, teatro, politica e rappresentanza si sono unite nel lanciare un unico messaggio di libertà e di autodeterminazione perché le parole sono importanti e D.i.Re costruisce tutti i giorni il proprio vocabolario contro la violenza di genere e le discriminazioni.

Sabrina Carnemolla

Tutti gli incontri sono stati trasmessi in streaming e possono essere rivisti sulla pagina Facebook di D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza.

Sabrina Carnemolla
Studio Comunicazione Pubblica e Politica a Torino dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita a Napoli, la mia città. Un po' polemica per natura, nel tempo libero affronto la dura vita di una fuorisede.

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