Azzolina difende la scuola
Fonte: lasiciliaweb

Siamo un Paese davvero strano. Riusciamo a parlare di tutto, dei cenoni, degli spostamenti, dell’indentikit dei congiunti, ma ancora non riusciamo ad affrontare seriamente il tema della scuola. Nonostante la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina abbia più volte chiesto di renderlo un argomento prioritario. Un’Italia a macchia di leopardo, quella che si palesa sul versante dell’istruzione, ma sull’apertura delle attività commerciali ci si schiera in maniera unanime: è il problema dei problemi, muovere i soldi è vitale più della vita stessa.

È giusto interrogarsi su come smuovere l’economia nazionale per una ripresa delle attività commerciali. Ma com’è possibile che l’argomento scuola continui ad essere declassato? La ministra Azzolina insiste e ha ragione. C’è tanta euforia in giro, si parla del Natale e delle piste da sci, di riaprire negozi e ristoranti, ma nessuno che prenda in considerazione gli studenti; molti di loro vivono da mesi una clausura forzata. Le ragioni della ministra Azzolina hanno infuocato la riunione a Palazzo Chigi del 22 novembre, dividendo nuovamente la squadra giallorossa. Una parte del Movimento 5 Stelle propone di concludere la didattica a distanza direttamente a inizio gennaio (si suppone il 7), ma il ministro Speranza frena: «Dovremo vedere come siamo messi». Dopotutto gennaio è lontano, ed è probabile che con gli acquisti natalizi compulsivi si scatenerà una terza ondata. Quindi non sarà possibile riaprire le scuole e bisognerà nuovamente chiudere tutto. Ormai non è difficile prevedere il futuro; l’economia è stata una priorità anche per il periodo estivo, c’è stato un nuovo lockdown e la scuola, ancora una volta, è stata trattata come un problema marginale.

Eppure la riapertura delle scuole non è un capriccio, e non sarebbe un vezzo italiano, perché è una scelta che molti paesi europei hanno adottato, pur con le dovute restrizioni. Germania, Francia, Regno Unito e Spagna stanno fronteggiando la seconda ondata di contagi senza privare i giovani dell’accesso alle scuole. Paesi che pur di lasciare le scuole aperte, vissute e fruibili si sono organizzati adottando tutte le misure necessarie: il distanziamento fisico, l’obbligo delle mascherine, di aerare frequentemente gli spazi e di igienizzare le mani. Ma ancora, la previsione di classi con non più di 15 alunni, di ingressi scaglionati per orario, di verifiche della temperatura sia a casa che a scuola, e del divieto di accesso alle strutture se gli studenti presentano sintomi come tosse, raffreddore o febbre. Non è certo la soluzione definitiva, ma si tratta di accorgimenti importanti affinché venga garantita e tutelata la crescita di ciascuno studente lasciando che le scuole restino aperte. Il virus circola velocemente e può farsi strada anche in ambito scolastico, eppure tale dato di fatto non ha impedito che gli studenti di molti Paesi europei potessero tornare in classe.

Riaprire le scuole è un obbligo che il nostro Paese dovrebbe assumersi: garantire il diritto allo studio va oltre la didattica in presenza, poiché investe la crescita personale e sociale di ogni individuo. Il benessere psicofisico di un giovane passa anche attraverso la socialità, e oggi la nuova sfida è come avvicinare le persone nonostante il distanziamento. Segregare i giovani in casa lasciando che milioni di altre persone si spostino per lavoro non fa passare il messaggio corretto, poiché così si trascurano la salute e il benessere delle giovani generazioni. Diciamo loro che è colpa della movida se i contagi aumentano, ma siamo il Paese che nel pieno della seconda ondata si interroga ancora sui cenoni di Natale e di Capodanno, con giornate in cui si registrano fra i 700 e i 900 decessi per Covid-19. Il punto è che ai nostri giovani non solo diamo messaggi sbagliati, ma ancora peggio diciamo loro che la scuola è sacrificabile in nome dell’economia.

Non è solo l’Europa a suggerire all’Italia la riapertura delle scuole; e nemmeno la stessa ministra Azzolina che spinge sul governo affinché ciò avvenga. A ripeterlo sono le più importanti organizzazioni mondiali come l’OMS, l’UNESCO e Who Ginevra, e lo sottolinea anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, il quale, però, resta inascoltato: «I dati ci dicono che i contagi in età scolastica non sono significativamente diversi da quelli di altre classi di età e non abbiamo evidenze per capire se siano avvenuti a scuola o fuori». Lo stesso Miozzo, poi, conclude: «In emergenza il conto degli errori in genere è molto salato».

Bruna Di Dio

Bruna Di Dio
Intraprendente, ostinata, curiosa professionale e fin troppo sensibile e attenta ad ogni particolare, motivo per cui cade spesso in paranoia. Raramente il suo terzo occhio commette errori. In continua crescita e trasformazione attraverso gli altri, ma con pochi ed essenziali punti fermi.

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