Grup Yorum Donbass
Fonte immagine: Grup Yorum

Un gruppo di giovani musicisti provenienti dalla regione turca dell’Anatolia ha fatto dell’antifascismo la propria bandiera e la propria missione. Si tratta del Grup Yorum, approdato il 28 febbraio a Lugansk, nella tanto contesa regione del Donbass, per alzare la voce contro le bande neonaziste che da undici anni massacrano la regione con la paura e la violenza. 

Quello del Grup Yorum è un nome che l’Italia ha conosciuto grazie ai racconti di giornalisti e giornaliste che ne hanno denunciato l’oppressione: la loro attività artistica ha una chiara matrice politica, il cui cardine è costituito dall’opposizione alla democratura di Erdogan. Per questo motivo sono stati accusati di terrorismo dalle autorità turche e attualmente una parte del collettivo è in carcere con l’accusa di socialismo marxista, mentre chi è riuscito a scappare – iniziando cosí a vivere in esilio – vede pendere sulla propria testa una taglia di quarantacinquemila dollari. 

Nonostante le intimidazioni, il Grup Yorum resiste. I concerti del collettivo, come quello nel Donbass, al Palazzo Lenin della Cultura nella città di Lugansk, vengono promossi con il passaparola, ma non sottovoce. E puntualmente la partecipazione della gente ai concerti diventa un grosso problema per le forze di repressione, che in questo caso si sono dovute confrontare con più di cinquecento persone accorse per schierarsi e per alzare la voce contro i gruppi neonazisti. 

Infatti, la città di Lugansk conosce da vicino sia il dramma della guerra che quello delle infiltrazioni fasciste nel tessuto sociale: si tratta di organizzazioni paramilitari di stampo neonazista, sostenute in certi casi anche da gruppi italiani della stessa fazione politica. Il Donbass è infatti una regione agitata da complesse vicende socio-economiche, la cui popolazione è scissa da ideologie contrapposte e ostilità sociali, a cui sono legate, ad esempio, le agitazioni di piazza Maidan, nel 2014, portate avanti con l’intento da parte degli insorti di ottenere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Si unirono ai riottosi democratici anche alcuni gruppi di destra estrema, tra cui il tristemente noto Battaglione Azov, che entrarono in questo modo a far parte del governo provvisorio. Con l’annessione, qualche anno dopo, della Crimea alla Russia, i militanti di Azov si schierarono contro i separatisti filorussi, ripulendo così la loro immagine fascista e assurgendo a organizzazione militare nazionalista: addirittura entrarono a far parte della Guardia Nazionale Ucraina, l’esercito attualmente in lotta contro la Russia di Putin.

Il processo di istituzionalizzazione delle bande neonaziste vede poi il suo compimento con l’elezione di Zelensky, il cui legame con Azov e i battaglioni a esso vicini è costituito da Ihor Kolomoyskyi, tra le prime tre persone più ricche dell’ Ucraina nonché proprietario dell’emittente televisiva 1+1, quella che ha trasmesso la serie tv Servant of the People in cui Vlodomyr Zelensky interpretava proprio la parte del presidente dell’Ucraina. 

Tenere un concerto in Donbass vuol dire quindi non solo affrontare il timore della guerra ma anche scontrarsi con un fascismo ben integrato – se non addirittura istituzionalizzato – all’interno della società ucraina. Il Grup Yorum, dunque, é un gruppo di dissidenti che parla ai dissidenti, di tutto il mondo, e la loro musica è un veicolo di unione collettiva contro la barbarie. Portano avanti la loro missione attraverso l’arte, la musica, i testi e i discorsi tenuti sui palchi, nell’abbraccio di centinaia di persone che li ascoltano. Un vero e proprio bastione di resistenza.

Giulia Imbimbo

Giulia Imbimbo
Nata a Napoli a ridosso del nuovo millennio, sono una studentessa di Lettere Moderne, divoratrice di album e libri. Credo nella capacità della cultura umanistica e dell'espressione artistica di rifondare i valori della società contemporanea.

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