Almarina, Parrella, aMARE
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Il caldo asfissiante delle ultime settimane è sinonimo di mare, sole e relax. Le ferie sono arrivate ma non tutti avranno la possibilità di riposarsi e di staccare la spina: la pandemia dovuta all’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto ci ha costretti a organizzare le nostre vacanze con minuzia e con attenzione ma qualcuno sarà costretto ancora a restare a casa, questa volta per esigenze di vario tipo. I fortunati che potranno godersi un po’ di frescura potranno allontanare lo stress leggendo qualcosa sotto l’ombrellone che non sia impegnativo ma solo d’aMARE. Uno dei libri più adatti è sicuramente Almarina di Valeria Parrella.

Almarina di Valeria Parrella

Nella sestina del Premio Strega 2020 ha spiccato la magnifica copertina blu di Almarina, un romanzo d’aMARE breve e intenso nato dalla penna della scrittrice napoletana Valeria Parrella e pubblicato da Einaudi lo scorso 2 aprile. La scrittrice partenopea però non ha portato a casa il premio tanto ambito che invece è stato assegnato a Sandro Veronesi, autore del romanzo Il colibrì.

Il romanzo d’aMARE nato dalla penna di Valeria Parrella narra la storia di Elisabetta Maiorano, vedova e docente di matematica presso il carcere minorile di Nisida, e Almarina, una giovane ragazza romena di appena 16 anni e con un passato tormentato a causa di violenze familiari. I destini dei Elisabetta Maiorano e di Almarina si incrociano a Nisida, in un’aula di scuola in cui i ragazzi provano a mettere in azione manualità e praticità, ma anche abilità linguistiche e matematiche. Elisabetta ripete il suo nome tutte le volte che arriva a Nisida: Elisabetta Maiorano. È un identikit necessario, indispensabile, perché a Nisida, nel carcere, entrano solo gli autorizzati.

Il giorno in cui i destini di Almarina e di Elisabetta si incrociano, la professoressa di matematica deve cominciare a capire quali sono le basi della sedicenne. In carcere non è possibile seguire un’unica linea di condotta, i ragazzi devono essere guidati passo dopo passo e bisogna rispettare ancor di più i loro tempi: in quelle aule però non c’è la finestra e non si vede il mare. Tutte le volte che i ragazzi devono entrare in classe vengono perquisiti da agenti feroci e severi. Almarina, appena arrivata a Nisida, partecipa alla lezione di matematica e non ricorda le moltiplicazioni, ricorda però le addizioni: Elisabetta parte proprio da lì. Almarina aveva fatto breccia nel cuore di Elisabetta che però non doveva e non poteva darlo a vedere a tutti gli altri: la connessione tra le due era avvenuta quando Almarina era seduta su una panchina e Elisabetta era pronta a tornarsene a casa. In questo dialogo così intenso, Almarina confessa a Elisabetta di aver abortito due anni prima, perché il figlio che portava in grembo era frutto di una violenza sessuale; le aveva raccontato di aver perso sua madre e suo fratello. Di tutta risposta Elisabetta le racconta che il suo sogno era quello di lavorare in una profumeria e fare profumi.

Man mano il rapporto tende sempre a intensificarsi: Almarina legge i libri che Elisabetta le propone e che una volta appartenevano al suo defunto marito Antonio, trascorre le vacanze di Natale a casa sua. Insieme bevono l’oro di Napoli, mangiano cassatine, vanno al bar. Elisabetta pensa a farla contenta e pensa a quanto le sarebbe piaciuto diventare madre, intanto la giovane romena impara ad attraversare la strada, che odia il mercato ma ama il supermercato, ha preteso di andare alla messa di Natale il 25 dicembre. Ma l’unico pensiero di Almarina è sempre suo fratello Arban: dove sarà? Con chi sarà? Starà frequentando la scuola?

Valeria Parrella dà spazio a Elisabetta e al suo desiderio di prendere con sé Almarina: vorrebbe portarla a casa sua, accudirla come una figlia, darle un’educazione adeguata e avviarla al mondo del lavoro. Invece il giudice ha deciso di spedire la ragazza nella comunità di don Valentino a Pozzuoli e la distanza comincia a far male. Giudice tutelare, comandanti, colleghi e servizi sociali sono il marasma di persone che si susseguono nelle pagine finali: il luogo del giudizio è sito a viale del Colli Aminei 42, terzo piano, stanza in fondo a destra. La speranza, quella viva e che non muore mai, è la costante di un romanzo che lascia un segno per la sua attualità e per la sua estrema lucidità.

Il romanzo di Valeria Parrella è una lettura d’aMARE

Sullo sfondo di una vicenda così coinvolgente e intrisa di amore materno, c’è Nisida, isola del mar Mediterraneo che è sede di un carcere minorile. Lì, in mezzo al mare, sono collocati i ragazzi: in quella prigione ognuno di loro ha la propria storia e il proprio passato, non si parla di presente e non si accenna al futuro. Quando Elisabetta Maiorano arriva al varco di Nisida la sbarra si alza e di conseguenza lei perde ogni diritto civile, ogni sostanza acquisita nel tempo.

In questa storia di un amore che non conosce distinzioni di genere e di razza, Napoli e il suo mare giocano la propria parte. La piccola isoletta del golfo di Napoli è la sede di un rifugio, un presente che scorre inesorabile e che si lascia vivere: quando i detenuti arrivano scoprono da vicino una nuova prospettiva di vita e provano a fidarsi di qualcuno che è distante anni luce dalla loro quotidianità.

Almarina è una storia d’aMare: due anime sole, afflitte da turbamenti e da segreti, si incrociano e sono pronte a congiungersi. Nisida è un punto di partenza e non un punto di arrivo; l’orizzonte sembra più vicino se c’è la volontà di non fermarsi, di cambiare, di migliorare. Il mare che bagna Nisida non è quello che bagna i nostri piedi nelle calde giornate di agosto: è un mare che bagna una terra in cui c’è speranza e che si apre all’immensità.

Almarina è una storia d’aMARE perché sotto l’ombrellone si può immaginare la rinascita di due donne che si fanno coraggio e che non si arrendono alle avversità del presente. In questa rinascita il carcere minorile di Nisida sotterra una Napoli che è fin troppo conosciuta, quella romantica e verace, per lasciare spazio alla Napoli della criminalità. Ma è pur vero che i sentimenti di una madre non sono indiscutibili, un amore tenace che non conosce confini né ostacoli.

Almarina di Valeria Parrella è d’aMare sempre, sotto l’ombrellone in spiaggia o su un’amaca in montagna.

Arianna Spezzaferro

Arianna Spezzaferro
Arianna Spezzaferro, nata a Napoli il 12/04/1993, è laureata in Lettere Moderne e specializzata in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Amante della cultura umanistica, della filologia romanza e della lettura, aspira a diventare un'insegnante di Letteratura italiana, perché crede fermamente di poter trasmettere, in futuro, ai suoi alunni l'interesse vivo per tale disciplina. Attualmente scrive per Libero Pensiero News come coordinatrice della sezione Cultura e delle rubriche ed è docente di lettere nella scuola secondaria di II grado.

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