Piante acquatiche e pesci, opera di Giuseppe Castiglione
Piante acquatiche e pesci, opera di Giuseppe Castiglione (fonte: Wikimedia Commons)

Nel panorama storico-artistico del XVIII secolo, pochi artisti hanno saputo unire culture lontane con la stessa maestria di Giuseppe Castiglione (19 luglio 1688 – 17 luglio 1766). Questo pittore milanese, gesuita e missionario, divenne una delle figure più influenti della corte imperiale cinese, rivoluzionando la pittura con un’inedita fusione tra tradizione europea e stile orientale.

La famiglia Qianlong, opera datata tra il 1736 e il 1738 circa
La famiglia Qianlong, opera di Giuseppe Castiglione, datata tra il 1736 e il 1738 circa (fonte: Wikimedia Commons)

Il viaggio di Giuseppe Castiglione, da Milano a Pechino

Giuseppe Castiglione nacque a Milano nel 1688 e fu educato a casa da insegnanti privati; una pratica comune tra le famiglie benestanti dell’epoca. Imparò anche a dipingere nella bottega di un maestro locale, dove assimilò le tecniche pittoriche del Rinascimento e del Barocco.

Nel 1707 entrò nella Compagnia di Gesù, unendosi ai missionari che, in quel periodo, cercavano di costruire un ponte culturale tra l’Europa e l’Estremo Oriente. Nel 1715, fu inviato in Cina come missionario, con una missione tanto ambiziosa quanto originale: diffondere il messaggio cristiano attraverso l’arte. All’arrivo fu accolto a Pechino e introdotto alla corte dell’imperatore Kangxi (4 maggio 1654 – 20 dicembre 1722), che ne riconobbe subito il talento. Castiglione assunse quindi il nome cinese Láng Shìníng (郎世寧, “Pace del Mondo”) e divenne il pittore ufficiale della corte imperiale, un ruolo che avrebbe ricoperto per oltre cinquant’anni, servendo tre sovrani: Kangxi, Yongzheng e Qianlong.

Per adattarsi al nuovo contesto, Castiglione dovette confrontarsi con le rigide regole della pittura tradizionale cinese, lontane dai canoni europei. Imparò le tecniche locali, in particolare la pittura a inchiostro, e iniziò a reinterpretare soggetti e stili con un linguaggio visivo ibrido. Questa capacità di fusione tra l’estetica occidentale e quella orientale fu la chiave del suo successo a corte.

Negli anni, Castiglione produsse opere che ancora oggi testimoniano il valore del dialogo tra culture. I suoi dipinti univano prospettiva lineare e chiaroscuro a temi e simboli della tradizione cinese, dando vita a uno stile nuovo e raffinato, apprezzato anche dai letterati e dagli artisti locali. Tra i suoi lavori più noti si ricordano i ritratti imperiali, le scene di caccia e le rappresentazioni di animali.

Giuseppe Castiglione morì a Pechino nel 1766, dopo aver dedicato l’intera vita all’arte e alla missione culturale per cui era partito. La sua figura resta un esempio di come il talento, la fede e la capacità di ascolto possano creare legami duraturi tra mondi apparentemente inconciliabili.

Il nuovo stile

L’arte di Giuseppe Castiglione rappresenta un caso unico nella storia della pittura, capace di fondere due tradizioni visive profondamente diverse. La sua formazione europea, basata su chiaroscuro, prospettiva e controllo del colore, incontrò la raffinatezza formale e la leggerezza della pittura cinese. Il risultato fu una sintesi armoniosa, dove la tridimensionalità occidentale si univa alla fluidità delle pennellate orientali, dando vita a un linguaggio espressivo originale.

Tra i suoi contributi più rilevanti, spicca l’introduzione della prospettiva lineare nella pittura cinese, un’innovazione che trasformò il modo di rappresentare lo spazio nelle opere di corte. Castiglione eccelleva anche nel ritratto: grazie alla sua maestria nel rendere i dettagli con realismo, fu incaricato di immortalare imperatori e consorti con uno stile sobrio ma profondamente evocativo.

Non si limitò però al ritratto. Sperimentò anche l’uso della pittura su seta, adattando le tecniche a olio europee al supporto e ai materiali cinesi. Particolarmente attento alla resa dei tessuti e delle decorazioni, seppe conferire alle sue figure una profondità volumetrica che non comprometteva la leggerezza della linea, uno dei tratti più apprezzati della tradizione asiatica. Così, il suo stile divenne una vera e propria scuola, capace di influenzare artisti cinesi ed europei per generazioni.

Cervi in una foresta d’autunno, opera di Giuseppe Castiglione (fonte: Wikimedia Commons)

Le opere

Tra i capolavori più emblematici di Giuseppe Castiglione spicca I Cento Cavalli, un monumentale rotolo di seta realizzato per l’imperatore Yongzheng. In quest’opera, l’artista milanese fonde la prospettiva lineare europea con l’eleganza narrativa cinese, raffigurando una moltitudine di cavalli in movimento all’interno di un paesaggio idealizzato. Il tratto fine e la minuziosa resa anatomica testimoniano una piena padronanza tecnica, mentre la composizione d’insieme mantiene la leggerezza e la spazialità tipiche della pittura orientale. Il dipinto è oggi conservato al National Palace Museum di Taipei ed è considerato uno dei vertici della pittura di epoca Qing.

Un altro esempio significativo è Il pavone allarga la coda, in cui Castiglione mette in scena un’esplosione di forme e colori con una precisione quasi scientifica. Il protagonista è un pavone maestoso, circondato da peonie, alberi in fiore e altri volatili: ogni dettaglio è curato con estrema attenzione e la scena comunica al tempo stesso lusso e serenità. Quest’opera, visibile anch’essa nel museo di Taipei, è una delle più celebri testimonianze della sua abilità nella pittura di animali e natura, genere molto apprezzato alla corte imperiale.

Castiglione fu anche autore di numerosi ritratti ufficiali, tra cui spicca L’imperatore Qianlong in armatura cerimoniale a cavallo, un dipinto che unisce la monumentalità occidentale alla simbologia del potere cinese. L’imperatore è raffigurato con un’espressione imperturbabile, mentre cavalca con fierezza su uno sfondo neutro che esalta la figura. La resa del volto è idealizzata, ma non priva di realismo, e l’uso sapiente della luce valorizza la ricchezza dell’armatura e l’eleganza del cavallo. È una delle immagini più iconiche del lungo regno di Qianlong.

Il rapporto di Giuseppe Castiglione con l’imperatore Qianlong

Il rapporto tra Giuseppe Castiglione e l’imperatore Qianlong (25 settembre 1711 – 7 febbraio 1799) fu tra i più longevi e significativi della storia dell’arte sino-occidentale. Quando Qianlong salì al trono nel 1735, Castiglione era già attivo alla corte da vent’anni, ma fu sotto questo imperatore che la sua carriera raggiunse l’apice. Qianlong, raffinato collezionista e mecenate, riconobbe nel pittore milanese una figura chiave per la modernizzazione culturale dell’impero e ne fece uno degli artisti prediletti della corte.

Castiglione fu incaricato non solo di realizzare ritratti ufficiali e dipinti di animali (molti dei quali conservati oggi al National Palace Museum di Taipei), ma anche di affrescare sale, creare arazzi e supervisionare la decorazione degli ambienti imperiali. Infatti, partecipò insieme ad altri gesuiti alla decorazione dei padiglioni dello Yuánmíng Yuán (il cosiddetto “Vecchio Palazzo d’Estate”) su richiesta diretta di Qianlong.

Il rapporto tra i due uomini fu anche personale e diplomatico. Qianlong concesse a Castiglione onori riservati a funzionari di alto rango, includendolo in cerimonie di corte e ricompensandolo con doni e favori. Quando l’artista morì a Pechino nel 1766, l’imperatore ordinò che gli fosse tributato un funerale ufficiale con tutti gli onori, a testimonianza dell’importanza che aveva rivestito nel cuore dell’Impero.

Battura di caccia dell’imperatore Qianlong, opera di Giuseppe Castiglione, datata tra il 1741 e il 1754 circa (fonte: Wikimedia Commons)

Un’eredità tra due culture

L’opera di Giuseppe Castiglione ha segnato una svolta nella storia dell’arte cinese, aprendo una strada nuova alla pittura di corte, dove l’equilibrio tra osservazione naturalistica e simbolismo tradizionale divenne modello per le generazioni successive. Il suo linguaggio visivo, nato dall’incontro tra due mondi, contribuì in modo concreto a rinnovare il gusto dell’élite imperiale e a ridefinire i canoni della rappresentazione.

Ancora oggi, le sue opere sono considerate tesori nazionali e custodite nei principali musei della Cina. Più della fama postuma, ciò che resta di Castiglione è l’esempio di un’arte capace di adattarsi, dialogare e durare nel tempo; una lezione attuale, in un’epoca che continua a interrogarsi sul significato dell’incontro tra culture.

Gianluca De Santis

Gianluca De Santis
Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale a L'Orientale di Napoli, in Relazioni Internazionali all'Università Statale di San Pietroburgo e in Commercio Internazionale presso Mbway Bordeaux in Francia, da sempre mi sono interessato alla sfera internazionale. Il contesto geopolitico, estero e diplomatico, sono le cose che da sempre mi hanno fatto brillare gli occhi. Ed è proprio di questo, e magari non solo, che parlerò con voi.

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