MyCelia - Barbie Liberation Organization
Fonte immagine: pickpik.com

I’m a Barbie girl, in the Barbie world
Life in plastic, it’s fantastic

C’è chi ha letto cantando e chi mente, ma questo celebre ritornello degli Aqua sembra oggi più attuale che mai, soprattutto dopo il lancio di una nuova Barbie, MyCelia, guerriera ecologica in edizione limitata.

“Fammi camminare, fammi parlare, fammi fare quello che vuoi”, prosegue il brano del ‘97 e sembra proprio che Mattel abbia preso alla lettera queste parole, creando una Barbie che, questa volta, è pronta a difendere il pianeta. Equipaggiata con accessori decisamente insoliti come tenaglie, barattoli di vernice lavabile e cartelli da esibire durante le manifestazioni, la nuova Barbie è perfetta per un mondo in cui la protesta pacifica e l’azione ecologica sono all’ordine del giorno. Tutto molto bello…se solo fosse vero. Ma riavvolgiamo il nastro (in questo caso il disco) e partiamo dall’inizio.

Per farlo è necessario tornare al Natale del 1993, quando la magia delle feste fu inaspettatamente compromessa da uno strano episodio. In quell’anno, infatti, un gruppo di attivisti chiamato Barbie Liberation Organization (BLO) decise di inscenare una protesta contro gli stereotipi di genere diffusi attraverso i giocattoli e per farlo manomise centinaia di Barbie parlanti e action figure di G.I. Joe, scambiando i loro moduli vocali. Il risultato fu sorprendente per tanti bambini: le Barbie, note per frasi come “Mi piace fare shopping con te” o “La matematica è difficile”, iniziarono a pronunciare battute aggressive come “La vendetta è mia!” e “Attacchiamo!”, tipiche di G.I. Joe. Al contrario, i giocattoli destinati ai bambini maschi, come appunto le action figure di G.I. Joe, cominciarono a parlare con toni dolci e frasi stereotipate, tradizionalmente attribuite alle Barbie.

Questa mossa, che venne descritta dal notiziario notturno della NBC come “un’imboscata” ordita dalla Barbie Liberation Organization, aveva un duplice scopo: mettere in discussione i ruoli di genere imposti ai bambini attraverso i giochi, costringendo genitori e industria a riflettere sulle implicazioni culturali e sociali del marketing dei giocattoli e riflettere, allo stesso tempo, sulle insidie del consumismo sfrenato.

In effetti uno degli obiettivi rivendicati dal gruppo è proprio quello di liberare le menti e provocare il pensiero, un proposito che – a distanza di 30 anni dalla prima azione dimostrativa – gli attivisti di BLO continuano a perseguire attraverso atti di insurrezione culturale. E se nel 1993 l’azione di protesta fu volta a mettere in discussione gli stereotipi di genere e il modo in cui i giocattoli li ripropongono influendo sulla crescita dei bambini, il lancio di una nuova linea di Barbie biodegradabili, fatte di funghi e chiamata “MyCelia”, vuole invece essere un modo per riflettere sull’uso smodato della plastica.

In un mondo in cui l’inquinamento da plastica è ormai diventato uno dei problemi ambientali più urgenti e pervasivi che ci sia, le Barbie Eco Warrior si ispirano alle azioni di cinque giovani attiviste, da anni in prima linea per difendere il pianeta. Il lancio della linea MyCelia rappresenta, dunque, un tentativo di dare risposta all’emergenza ambientale, ma la riflessione più profonda che dovrebbe innescare si concentra sulla radice del problema: l’impiego indiscriminato dei materiali plastici. Infatti, anche se l’adozione di sostanze biodegradabili può essere vista come un passo positivo, si tratta solo di una piccola goccia in un oceano inquinato. Il cambiamento necessario è, invece, di natura sistemica e richiede una revisione radicale dei modelli di consumo e produzione che dominano il mercato.

E se le Barbie Eco Warrior che raffigurano le attiviste Julia Butterfly Hill, Greta Thunberg, Nemonte Nenquimo, Phoebe Plummer e Daryl Hannah non vinceranno nessuna battaglia ecologica al nostro posto, potranno forse ispirare le nuove generazioni, ricordando loro che la trasformazione delle pratiche industriali come pure delle nostre abitudini quotidiane è la sola strada obbligata per salvare il pianeta.

Virgilia De Cicco

Virgilia De Cicco
Ecofemminista. Autocritica, tanto. Autoironica, di più. Mi piace leggere, ma non ho un genere preferito. Spazio dall'etichetta dello Svelto a Murakami, passando per S.J. Gould. Mi sto appassionando all'ecologia politica e, a quanto pare, alla scrittura. Non ho un buon senso dell'orientamento, ma mi piace pensare che "se impari la strada a memoria di certo non trovi granché. Se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te".

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