La notte del 1° febbraio 1959, un gruppo di dieci escursionisti esperti intraprese un viaggio attraverso i monti Urali settentrionali. Guidati da Igor Dyatlov, un giovane studente dell’Istituto Politecnico degli Urali, il gruppo aveva programmato un’escursione impegnativa nella regione di Sverdlovsk, in Unione Sovietica. Quello che sarebbe dovuto essere un’avventura tra le nevi si trasformò in una tragedia inspiegabile, ancora oggi avvolta nel mistero.
Il gruppo era composto da studenti e laureati esperti di montagna, tra cui Zinaida Kolmogorova, Rustem Slobodin, Lyudmila Dubinina, Aleksander Kolevatov, Yuri Krivonischenko, Yuri Doroshenko, Nikolai Thibeaux-Brignollel, Semyon Zolotaryov e Aleksander Zolotaryov. Il decimo membro, Yuri Yudin, fu costretto a tornare indietro per motivi di salute, salvandosi così da un destino sconosciuto.
Il ritrovamento al Passo Dyatlov
Quando, il 12 febbraio, il gruppo non diede segni di vita, fu organizzata una spedizione di ricerca. Solo il 26 febbraio furono rinvenute le prime tracce del dramma: la tenda degli escursionisti venne trovata sulla pendenza del monte Kholat Syakhl, il cui nome significa “Montagna della Morte” nella lingua Mansi. La tenda era stranamente squarciata dall’interno e attorno ad essa c’erano impronte che sembravano appartenere agli escursionisti, alcune delle quali lasciate a piedi nudi sulla neve.
A circa un chilometro e mezzo dalla tenda, nei pressi di un boschetto di cedri, furono trovati i primi due corpi, privi di vestiti adeguati alle temperature glaciali. Altri tre membri furono rinvenuti poco distanti, apparentemente nel tentativo di tornare alla tenda. I resti degli ultimi quattro escursionisti furono trovati solo due mesi dopo, sepolti sotto metri di neve in un burrone. Le condizioni dei corpi sollevarono interrogativi inquietanti.
Lesioni incomprensibili
Mentre alcuni corpi mostravano segni di ipotermia, altri riportavano fratture costali e craniche simili a quelle provocate da un incidente automobilistico ad alta velocità. Una delle vittime, Lyudmila Dubinina, era priva della lingua e degli occhi. Tuttavia, nessuno dei corpi mostrava ferite esterne compatibili con un’aggressione diretta, portando gli investigatori a escludere attacchi di animali o violenze umane convenzionali. Un altro dettaglio inquietante fu la presenza di radioattività su alcuni indumenti ritrovati. Questo particolare ha alimentato numerose speculazioni sulla possibile esposizione del gruppo a radiazioni di origine sconosciuta.
Le indagini ufficiali
Le autorità sovietiche aprirono un’inchiesta ufficiale nel 1959, ma l’indagine fu rapidamente archiviata con la conclusione che la causa della morte fosse “una forza sconosciuta e irresistibile”. I documenti furono sigillati e il caso cadde in un oblio ufficiale per decenni, alimentando teorie complottistiche.
Alcuni testimoni locali riferirono di aver visto luci arancioni nel cielo la notte della tragedia. Alcuni suggerirono che si trattasse di test missilistici sovietici segreti, ma il governo negò qualsiasi coinvolgimento. Nel corso degli anni, diversi ricercatori e giornalisti hanno cercato di accedere agli archivi sovietici, ma molti documenti risultano ancora oggi mancanti o classificati.
Teorie e congetture sull’enigma del Passo Dyatlov
Nel corso dei decenni, diverse ipotesi sono state formulate per spiegare il mistero del Passo Dyatlov.
- Valanga: Una delle spiegazioni più accettate suggerisce che il gruppo abbia abbandonato la tenda per paura di una valanga imminente. Tuttavia, l’inclinazione del terreno e la disposizione dei corpi non supportano pienamente questa ipotesi.
- Esperimenti militari: Alcuni ritengono che il gruppo possa essere stato vittima involontaria di test segreti dell’esercito sovietico, come esplosioni di armi sperimentali o test di ordigni a bassa frequenza.
- Infrasuoni: Secondo una teoria scientifica, particolari condizioni atmosferiche avrebbero generato onde sonore a bassa frequenza capaci di indurre stati di panico incontrollabile, spingendo gli escursionisti a fuggire senza una direzione precisa.
- Interferenza aliena o paranormale: Alcuni credono che il gruppo possa essere stato testimone di un evento extraterrestre o di un fenomeno paranormale. Testimonianze di luci strane avvistate nella zona in quel periodo hanno alimentato tali speculazioni.
- Attacco di un popolo indigeno: Alcuni ipotizzano che la popolazione locale dei Mansi possa aver avuto un ruolo nella tragedia, temendo un’invasione delle loro terre sacre. Tuttavia, questa teoria è stata ampiamente scartata per mancanza di prove concrete.
- Effetti del freddo estremo: Un’ipotesi meno sensazionalistica suggerisce che il gruppo abbia sofferto di un fenomeno noto come “paradossal undressing”, in cui persone colpite da ipotermia estrema si spogliano erroneamente credendo di essere troppo calde, peggiorando la loro situazione.
- Mini-tornado e turbolenze locali: Alcuni meteorologi hanno avanzato l’ipotesi che una rara turbolenza atmosferica possa aver generato venti fortissimi e suoni assordanti, portando gli escursionisti a fuggire nel panico e a subire traumi dovuti a colpi di pressione.
Il caso rimane aperto
Nel 2019, la Procura russa ha riaperto il caso, concludendo che una “valanga provocata da un accumulo di neve” sia stata la causa principale della tragedia. Tuttavia, molti ricercatori indipendenti ritengono che questa spiegazione sia insufficiente e che numerosi dettagli, come le lesioni anomale e la reazione apparentemente irrazionale del gruppo restino senza risposta.
Nel 2020, un team di scienziati svizzeri ha condotto un’analisi avanzata utilizzando simulazioni computerizzate basate su modelli di valanghe ispirati al film d’animazione Frozen, suggerendo che una piccola valanga localizzata potrebbe aver causato lesioni interne fatali agli escursionisti. Tuttavia, questa teoria non spiega il motivo per cui il gruppo si sia allontanato così drasticamente dalla tenda e perché alcuni corpi mostrassero segni di esposizione a radiazioni. Negli anni, il caso del Passo Dyatlov ha ispirato libri, documentari e persino film horror. Rimane uno dei più grandi enigmi irrisolti del XX secolo e continua ad affascinare studiosi e appassionati di misteri irrisolti.
Che cosa accadde veramente in quella notte gelida del 1959? Forse, la verità sul mistero del Passo Dyatlov giace ancora sepolta sotto il ghiaccio degli Urali, in attesa di essere svelata.
Gianluca De Santis