Sergei Krikalev

Sergei Krikalev (Sergej Konstantinovič Krikalëv) è un nome che forse non tutti conoscono, ma la sua storia è una delle più straordinarie e incredibili dell’esplorazione spaziale. Pilota e cosmonauta russo, Krikalev è stato protagonista di una vicenda che sembra uscita direttamente da un film di fantascienza: il suo soggiorno nello spazio si è prolungato ben oltre il previsto a causa del crollo dell’Unione Sovietica, trasformandolo, di fatto, nell’ultimo cittadino dell’URSS.

Nato nel 1958 a Leningrado (oggi San Pietroburgo), Sergei Krikalev si formò come ingegnere e pilota, entrando nel programma spaziale sovietico negli anni ‘80. La sua carriera lo portò rapidamente a diventare uno dei cosmonauti di punta del programma spaziale dell’URSS, e nel maggio 1991 partì per la sua seconda missione sulla stazione spaziale Mir a bordo della Soyuz TM-12. L’obiettivo era rimanere in orbita per diversi mesi, lavorando su esperimenti scientifici e manutenzione della stazione. Tuttavia, durante il suo soggiorno nello spazio, la situazione politica sulla Terra cambiò radicalmente: mentre Krikalev orbitava a oltre 400 km di altezza, l’Unione Sovietica stava collassando.

San Pietroburgo. Fonte: Wikimedia Commons.

L’inaspettato prolungamento della missione

Il piano iniziale prevedeva che Krikalev sarebbe tornato sulla Terra dopo circa cinque mesi, ma a causa della crisi politica ed economica che colpì l’URSS nel 1991, il governo russo non aveva i fondi necessari per organizzare il suo ritorno. Inoltre, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, le priorità della nuova Russia erano altrove e il programma spaziale si trovò in difficoltà finanziarie. A peggiorare la situazione il Kazakistan, che era diventato indipendente, iniziò a chiedere compensazioni economiche per l’uso della base di lancio di Baikonur, complicando ulteriormente le operazioni di recupero.

Così, mentre il mondo cambiava sotto di lui, Sergei Krikalev rimase nello spazio ben oltre il previsto, assistendo da lontano agli eventi storici senza poter fare nulla. Fu costretto a restare sulla Mir per un totale di 311 giorni, quasi il doppio del tempo previsto. Nel frattempo, la Germania si riunificava, Boris Eltsin prendeva il controllo della Russia e l’URSS cessava di esistere.

Vista aerea di Baikonur. Fonte: Wikimedia Commons.

Le difficoltà fisiche e psicologiche

Trascorrere così tanto tempo nello spazio non è solo una prova di pazienza, ma anche una sfida estrema per il corpo umano. La microgravità porta a una riduzione della massa muscolare e della densità ossea, rendendo il recupero sulla Terra lungo e difficile. Inoltre, l’isolamento e l’incertezza sul proprio destino mettono alla prova anche la resistenza psicologica.

Nonostante le difficoltà, Krikalev continuò a svolgere i suoi compiti con straordinaria disciplina, mantenendo operativa la stazione spaziale e conducendo esperimenti scientifici essenziali. Per tenersi in forma, seguiva rigorosi allenamenti fisici e si atteneva a una routine ferrea. Uno degli aspetti più impressionanti della sua storia è la sua capacità di adattarsi a una situazione che andava ben oltre ciò che aveva previsto. La sua professionalità e resistenza lo hanno reso un eroe, sebbene lui stesso non amasse definirsi tale.

Sergei Krikalev. Fonte: Wikimedia Commons.

L’isolamento e il contatto con la Terra

Pur essendo fisicamente solo sulla Mir, Sergei Krikalev non era completamente isolato. Aveva la possibilità di comunicare con la Terra attraverso collegamenti radio, che gli permettevano di rimanere aggiornato sugli sviluppi politici e di ricevere supporto morale dal team a terra. Tuttavia, il contatto con i familiari era limitato, e la sensazione di solitudine era inevitabile.

Un aspetto fondamentale della sua permanenza nello spazio era la gestione psicologica della situazione. Gli scienziati a terra monitoravano costantemente il suo stato emotivo e cercavano di fornirgli distrazioni, tra cui la possibilità di ascoltare musica e leggere libri. Per quanto si potesse fare, però, la consapevolezza di essere bloccato in orbita senza una chiara data di ritorno era un peso psicologico enorme.

La scienza e gli esperimenti a bordo della Mir

Durante il suo soggiorno sulla Mir, Krikalev non era solo un passeggero, ma un membro attivo della missione scientifica. Conduceva esperimenti in vari campi, dalla biologia alla fisica dei materiali, studiando gli effetti della microgravità sul corpo umano e sui sistemi di supporto vitale. Uno degli esperimenti più significativi riguardava la crescita di cristalli in condizioni di microgravità, una ricerca utile per sviluppare materiali più puri e resistenti. Inoltre, testava nuovi sistemi di purificazione dell’aria e dell’acqua, essenziali per il futuro delle missioni spaziali di lunga durata.

Il ritorno sulla Terra di Sergei Krikalev

Finalmente, il 25 marzo 1992, dopo quasi un anno nello spazio, Sergei Krikalev tornò sulla Terra a bordo della Soyuz TM-13. Atterrò nelle steppe del Kazakistan, dove fu accolto da un mondo completamente diverso da quello che aveva lasciato. Non solo il suo paese non esisteva più, ma anche la sua città natale, Leningrado, aveva cambiato nome, diventando nuovamente San Pietroburgo.

Krikalev era visibilmente provato dal lungo soggiorno in assenza di gravità: al momento dell’atterraggio, non riusciva quasi a reggersi in piedi. Il suo corpo aveva subito una perdita significativa di massa muscolare e ossea, e gli ci vollero mesi di riabilitazione per tornare in condizioni normali.

Sergei Krikalev in una missione speciale. Fonte: Wikimedia Commons.

Il riconoscimento e il proseguimento della carriera

Nonostante le difficoltà, la sua impresa non passò inosservata. Krikalev fu accolto come un eroe e ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui il titolo di Eroe della Federazione Russa. Ma invece di ritirarsi, scelse di continuare la sua carriera nel programma spaziale. Negli anni successivi, partecipò a diverse altre missioni spaziali, tra cui voli con lo Space Shuttle della NASA e la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). In totale, Krikalev ha trascorso più di 803 giorni nello spazio nel corso della sua carriera, un record straordinario che lo ha reso uno dei cosmonauti più esperti della storia.

Il lascito di Sergei Krikalev

La storia di Sergei Krikalev è una testimonianza di dedizione, resilienza e spirito di sacrificio. Il suo lungo soggiorno sulla Mir, avvenuto in uno dei periodi più turbolenti della storia contemporanea, ha messo in luce la fragilità della politica terrestre di fronte alla vastità dello spazio. È stato l’ultimo cittadino dell’Unione Sovietica, un uomo che ha visto la sua patria svanire mentre orbitava sopra un pianeta in continuo mutamento.

Oggi, Krikalev è ancora attivo nel settore spaziale e continua a ispirare nuove generazioni di astronauti e cosmonauti. La sua esperienza dimostra quanto possa essere imprevedibile l’esplorazione spaziale e quanto sia fondamentale la determinazione per affrontare le sfide del cosmo. La sua storia non è solo un capitolo affascinante della storia dell’astronautica, ma anche un monito su quanto possano essere effimeri i confini e le nazioni, mentre lo spazio rimane un orizzonte senza tempo, pronto a essere esplorato dall’umanità intera.

Gianluca De Santis

Gianluca De Santis
Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale a L'Orientale di Napoli, in Relazioni Internazionali all'Università Statale di San Pietroburgo e in Commercio Internazionale presso Mbway Bordeaux in Francia, da sempre mi sono interessato alla sfera internazionale. Il contesto geopolitico, estero e diplomatico, sono le cose che da sempre mi hanno fatto brillare gli occhi. Ed è proprio di questo, e magari non solo, che parlerò con voi.

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