L’uscita del Regno Unito dall’UE è ormai un processo avviato, dai più noto con il termine Brexit. Però, nonostante in molti siano a conoscenza dell’esistenza di una cosiddetta Brexit e del suo significato letterale, sono ancora tante le incertezze riguardo a modalità e tempi d’uscita. In effetti, ciò che maggiormente preoccupa i cittadini europei, soprattutto coloro i quali risiedono nel Regno Unito, riguarda proprio il loro futuro: come sarà gestita la questione immigrazione e quali le condizioni alle quali dovranno sottostare i residenti in terra britannica provenienti dall’UE?
Proprio riguardo alla gestione dell’immigrazione post-Brexit la premier del Regno Unito, Theresa May, ha recentemente presentato un documento di 15 pagine in cui delinea i dettagli sulle proposte riguardo ai diritti di cui i cittadini UE potranno godere in quanto residenti della Gran Bretagna.
Nello specifico, il 26 giugno la May ha reso pubblico un documento nel quale, tra le varie proposte, la più interessante per i residenti del Regno Unito di provenienza europea riguarda la possibilità di ottenere uno “status giuridico definito”, che permetterà a chiunque provenga dall’UE di godere dei medesimi diritti dei cittadini originari del Regno Unito.
Importante, però, è che la richiesta di tale status sarà accessibile unicamente ai cittadini UE che risiedono in territorio britannico da almeno cinque anni, a partire da una determinata data, ancora non stabilita. Della data-cesura, infatti, si legge unicamente che sarà compresa in un periodo che andrà dal 29 marzo 2017 (giorno in cui il Regno Unito ha formalmente iniziato il processo di uscita dall’UE facendo appello all’articolo 50) e l’effettiva data in cui la Brexit prenderà luogo.
Ad ogni modo, è interessante ipotizzare che tale “settled status” darà non solo diritto ai cittadini UE che ne saranno investiti di risiedere a tempo indeterminato sui territori del Regno Unito, ma anche di fare richiesta formale di cittadinanza britannica.
Su questo punto sorgono ulteriori dubbi e domande, come quelle riguardanti la possibile futura esistenza di uno speciale documento di identità che certifichi tale status definito, che potrà consistere in una carta d’identità digitale, piuttosto che cartacea. A riguardo, infatti, il documento della May risulta poco chiaro, non preoccupandosi di specificare se si riterrà necessario fornire informazioni biometriche, come le impronte digitali.
Detto ciò, bisogna inoltre ricordare che nel Regno Unito i cittadini non hanno alcuna carta d’identità, per cui saranno unicamente i cittadini dell’UE, eccezion fatta per gli irlandesi, ad avere tale documento d’identificazione.
Sarà poi gestita diversamente la questione immigrazione nei riguardi di coloro che giungeranno nel Regno Unito da uno dei paesi dell’UE successivamente alla data individuata: per loro sarà probabilmente previsto un periodo consistente in due anni circa nei quali non avranno diritto alla residenza permanente nel Regno Unito, dopo tale periodo potranno fare richiesta del “settled status”, senza però avere alcuna garanzia dell’ottenimento dello stesso, sulla base della loro situazione personale e lavorativa.
Per tutti i cittadini UE, invece, giunti nel Regno Unito precedentemente alla data limite, ma che non hanno raggiunto i cinque anni necessari per il “settled status”, verrà presentata la possibilità di restare in UK finché i cinque anni di residenza nel Regno Unito siano raggiunti e sia possibile richiedere lo status giuridico definito, che permetterà loro di avere diritto alla residenza stabile su territorio britannico anche a seguito dell’avvenuta Brexit.
Per quanto riguarda le modalità di richiesta del “settled status”, alcuni fonti hanno indicato la possibilità di seguire una procedura online, che risulterà sicuramente più semplice e diretta rispetto alla procedura prevista in questo momento per accedere alla residenza permanente nel Regno Unito per qualsiasi cittadino UE.
Ad ogni modo, tutti i cittadini UE che avevano partecipato al questionario di 85 pagine, per il quale l’ambasciata d’Italia a Londra aveva attivato un servizio di assistenza online, saranno chiamati a rifare l’intero iter daccapo una volta che la Brexit avrà preso effettivamente piede.
L’offerta di Theresa May riguardo al tema dell’immigrazione nel Regno Unito, con riguardo al futuro dei cittadini UE tra cui oltre 600mila italiani, ha insomma ancora tanti punti che necessitano di specificazioni.
Come risultato della poca accuratezza con cui sono stati trattati alcuni punti che toccheranno da vicino le vite di moltissimi europei legati al Regno Unito per motivi di studio, lavorativi o anche per i propri affetti personali, una fortissima ondata di incertezza ha scosso i cittadini dell’UE residenti nel territorio britannico. A confermarlo è uno studio di Deloitte, secondo il quale quasi il 50% dei lavoratori più qualificati appartenenti all’UE sono oggi residenti nel Regno Unito, e molti di questi si ritengono scontenti delle prospettive di vita che li attendono a seguito del processo di Brexit.
A nulla sembrano esser servite le parole della premier May – «Non verrà chiesto a nessun cittadino dell’UE che si trova attualmente nel Regno Unito in modo legale di lasciare il paese quando questo uscirà dall’Unione» –, siccome lo studio sembra dimostrare che la maggior parte degli europei su territorio britannico potrebbero andar via prima di cinque anni a questa parte.
Sembra sempre più chiaro, insomma, che le proposte del governo britannico «sollevano nuovi punti interrogativi invece di dare certezze», secondo le parole del leader di 3Million, organizzazione che si occupa di rappresentare i cittadini UE residenti nel Regno Unito.
È certo che sarà necessario aspettare ancora un po’ per conoscere le nuove mosse del governo britannico e scoprire come la questione immigrazione verrà nuovamente trattata e specificata.
Ginevra Caterino