«Napoli ha tutte le carte in regola per diventare la California d’Europa!» è quanto riportato nel corso di quest’intervista dallo scrittore Maurizio De Giovanni, incontrato in occasione del “Premio Ambasciatore del sorriso” in onore del leggendario Totò. Abbandonare la ricerca di assistenzialismo, valorizzarci e contare sulle nostre forze: considerazioni che provengono dalla consapevolezza dell’immenso patrimonio di cui Napoli dispone, abbracciando il teatro, la musica, la letteratura, la storia, l’architettura e l’ambiente.

Lei ritiene che ci sia un’effettiva volontà politica di investire su Napoli, traghettandola sempre più verso un progressivo cambiamento? O solo belle e accattivanti parole?

«No, io credo che Napoli debba investire su se stessa. Non credo che la politica debba aiutarci dall’alto. Napoli ha il diritto e il dovere di reggersi sulle proprie forze, perché ha tutte le carte in regola per farlo!»

Balza in questi giorni agli onori della cronaca quanto avviene in Catalogna, con i moti d’indipendenza dal Governo centrale. Ritiene auspicabile la medesima cosa per il Sud: una scissione dal Governo di Roma e dal Nord?

«No, in realtà non credo che Napoli e, più in generale, il Sud abbiano le caratteristiche economiche per essere indipendenti. Il Meridione d’Italia deve anche smetterla di sperare in un assistenzialismo, deve trovare in se stesso le ragioni della propria forza perché ne siamo dotati: abbiamo una nostra cultura, una nostra storia, uno straordinario patrimonio che va dalla gastronomia al clima, passando per l’architettura, il teatro, la letteratura e la musica. Perché non utilizzare questo e diventare, come giusto che sia, la California d’Europa?! Abbiamo tutte le carte in regola per farlo.»

Quali prospettive e pronostici, invece, ha per le prossime elezioni politiche?

«Io credo che la politica debba uniformarsi alla necessità della solidarietà, per cui mi auguro che le forza politiche, che portano avanti un progetto a favore delle fasce deboli, possano avere più voti. Siamo troppo concentrati su noi stessi e sul nostro giardinetto, per paura di perdere quello che abbiamo. Occorre volgere lo sguardo a chi ha davvero bisogno di noi.»

Cosa risponde a coloro che criticano lei, e soprattutto autori come Saviano, di raccontare i fatti ponendo l’accento su una Napoli fatta di meri luoghi comuni, come delinquenza e camorra vengono da alcuni considerate: fenomeni che per altri nemmeno esisterebbero, in un’ottica negazionista?

«La cosa fondamentale è che il narratore sia libero. L’autore deve avere assoluta libertà nello scrivere, come il lettore nel trarre le sue conclusioni. Ma il punto è che lo scrittore sia libero!»

Quali sono i progetti in cantiere a cui si sta dedicando?

«Stiamo finendo di preparare la seconda serie “I bastardi di Pizzofalcone”, ultimando la fase di scrittura. Non prevedo a breve la stesura di una nuova trilogia, ma punto ad ultimare le serie esistenti per ora. Ho in programma inoltre, per l’inizio del prossimo anno, il secondo romanzo de “I Guardiani”.»

Tina Raucci

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