Dopo le prime polemiche che hanno accompagnato la sua nomina, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha subito iniziato un proficuo lavoro per dimostrare merito alla fiducia accordatagli. Sulla scia dell’entusiasmo provocato in pochissimi mesi dal suo predecessore, Massimo Bray, ha voluto ribadire con fermezza e chiarezza la necessità di investire nella cultura, ponendo fine ai deleteri tagli.
I beni culturali sono “ossigeno per le menti, l’anima e anche per l’economia”, sostiene il Ministro e bisogna dar credito del fatto che l’impegno profuso è stato ed è altissimo. Al decreto Valore-Cultura è succeduto infatti l’Art-Bonus: una serie di riforme in favore della tutela, della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali, un tentativo di ristrutturazione del rapporto pubblico-privato attraverso agevolazioni e detrazioni fiscali per coloro che decidono di intraprendere atti di mecenatismo. Una svolta che dovrebbe regolamentare i finanziamenti di soggetti ed enti privati che vogliono investire nel campo dell’arte e del turismo. Ma cosa prevede l’Art-Bonus?
Vengono introdotti meccanismi più semplici ed efficaci di agevolazione fiscale per le erogazioni liberali riguardanti i beni culturali. Sarà detraibile il 65% nel 2015 e il 50% nel 2016 delle donazioni che le singole persone e le imprese faranno in favore di musei, siti archeologici, archivi, biblioteche, teatri e fondazioni lirico-sinfoniche. Anche le strutture turistiche potranno contare su significativi tax credit, pari al 30% delle somme investite in interventi di ristrutturazione, ammodernamento e digitalizzazione. La donazione deve essere sempre comunicata al MiBACT e la detrazione avviene in 3 rate annuali.
Inoltre, sono state precisate le misure per garantire la pubblicità e la trasparenza: in particolare, è prevista la creazione di un apposito portale, gestito dal MiBACT, in cui raggruppare tutte le informazioni relative ai soggetti destinatari delle erogazioni, lo stato di conservazione di ciascun bene, gli interventi in atto, alte risorse pubbliche assegnate, all’ente responsabile del bene, alla fruizione.
Insomma, come ha spiegato lo stesso Ministro in questi mesi, un tentativo di risolvere il secolare débacle tra pubblico e privato: tra coloro che svenderebbero tutto il nostro patrimonio e coloro che lottano per tenere alla larga i privati, l’Art-Bonus sembra rappresentare il giusto compromesso, conformando così l’Italia agli altri paesi europei.
Ma non solo mecenatismo, la riforma prevede molto di più: incentivi al mondo del cinema (aumentando da 5 a 10 milioni di euro il limite massimo del credito di imposta a favore delle imprese nazionali); il rifinanziamento del fondo “Mille giovani per la cultura” (per un ammontare di un milione di euro nel 2015); il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche; semplificazione burocratica degli archivi, con la finalità di facilitare la riproduzione dei beni culturali e la consultazione dei documenti,con versamento agli Archivi di Stato da effettuare ogni 30 anni e non più 40.
Sono poi previsti inteventi straordinari per siti di particolare interesse: ci riferiamo al “Grande Progetto Pompei”, agli interventi di tutela e valorizzazione della Reggia di Caserta (mediante la nomina di un Commissario straordinario) e di altri luoghi che necessitano misure urgenti.
Tra i più importanti punti della riforma emerge sicuramente la riorganizzazione del MiBACT e delle Soprintendenze. L’obiettivo è quello di rafforzare il potere dell’apparato centrale in caso di eventi straordinari (calamità, disastri ecc.) e di dotare di maggiore autonomia gli organi periferici, prevedendo fra l’altro al posto del Consiglio di amministrazione, un Amministratore unico e l’individuazione di Soprintendenze speciali (per siti di particolare interesse) al vertice delle quali porre figure professionali di alto spessore, nominate da 3 a 5 anni con procedure di selezione pubblica.
Il messaggio del Ministro e di quest’esecutivo con l’Art-Bonus appare forte e chiaro, la volontà di investire nella cultura e porre fine ai tagli è espressa, da qualche mese a questa parte, con fermezza. Soprattutto è importante l’aver affrontato temi che per il Mibact hanno rappresentato a lungo un tabù. Bisognerà ora vedere quali saranno i risvolti, quale sarà la risposta dei privati, cittadini e aziende, di fronte alla possibilità di dare un contributo alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico. Certo, inutile nascondere un certo scetticismo, ma il modello statale appare ormai insufficiente e c’è bisogno di sfondare la porta ai privati. In tutta questa storia un dato positivo c’è: il turismo culturale registra un forte aumento, soprattutto in chiusura di questa stagione estiva. Basta vedere, simbolicamente, i dati dell’afflusso al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria: i visitatori curiosi di conoscere e ammirare i Bronzi sono stati, nel mese di agosto, ben 40.247. E da oggi, grazie ai nuovi provvedimenti, sarà molto più facile scattare foto e selfies in compagnia delle opere d’arte: ma questa pratica la rimandiamo al buon senso dei cittadini italiani.
Antonella Pisano