“Quando i tanto depredati Borboni costruirono il Real Albergo dei Poveri, alla metà del ‘700, lo fecero perché la struttura ospitasse appunto i poveri. Non vedo perché i NUOVI BORBONI non debbano riportare l’Albergo (o almeno una parte di esso) alla sua funzione originaria.”
Padre Alex Zanotelli è tra i membri del Comitato per l’Albergo dei Poveri che, grazie anche alla proposta dell’assessore Roberta Gaeta, cerca di ottiene una grande vittoria per quanto riguarda la gigantesca struttura del 1749. Da molto tempo infatti, è in corso una contesa, a tratti molto aspra, per il destino dell’Albergo. C’è chi, come padre Alex, sostiene che la struttura debba essere utilizzata per dare ospitalità e dignità a chi è ai margini della società, e senza aiuto alcuno rischia di sprofondare definitivamente. C’è poi chi, come il Comitato di Piazza Carlo III, non vuole queste persone sotto casa, ed ha avanzato un progetto che porti il Real Albergo a divenire “Il Louvre Napoletanto”.
“Quelli del Comitato Piazza Carlo III sono ben protetti” – dice Zanotelli – “Si sono sempre opposti al nostro progetto, spalleggiati anche da persone con un certo potere (il governatore De Luca, ndr). Non vogliono che immigrati e senzatetto occupino un posto sotto casa loro. Un paio d’anni fa circa, fecero installare dei braccioli proprio al centro di ogni panchina della piazza, per evitare che qualche uomo sfortunato e in cerca di riposo potesse coricarsi un po‘. Ovviamente rompemmo quei braccioli, che erano una cosa assurda e vergognosa.”
Il progetto per l’Albergo non prevede però soltanto una “struttura-dormitorio”:
“Dei 103.000 metri quadrati della struttura noi chiediamo uno spazio di circa 1.500 metri quadrati (dal lato di via Bernardo Tanucci) necessari per costruire una zona notte, dove le persone potranno dormire. Altri spazi poi li abbiamo pensati per la zona giorno, dove queste persone potranno lavarsi e avere anche degli svaghi (come ad esempio la televisione). Chiediamo inoltre che venga dato ai poveri il gigantesco orto presente all’interno dell’Albergo, così che potranno lavorarlo e sfamarsi anche grazie ai suoi prodotti.”
Prevista inoltre anche l’assistenza medica e legale per chi ne ha bisogno: “Abbiamo pensato ad uno sportello medico ed inoltre vorremmo installare anche un punto d’assistenza legale. Il nostro obiettivo non è solo quello di permettere alle persone di dormire sotto un tetto, ma di dare loro una dignità.”
Ovviamente per i lavori non si ricorrerà alla solita gara d’appalti, lenta e farraginosa macchina di lavori mai compiuti e soldi andati a chissà chi:”Chiederemo al sindaco di indire una conferenza dove ci appelleremo alla città. Per realizzare i lavori c’è bisogno dell’aiuto di tutti!”
Una considerazione poi sul meridione: “Il sud Italia è ai livelli economici della Grecia, ed è consapevole della propria disastrosa situazione. Questa dolorosa situazione lo porta a fare anche dei tentavi di cambiare le cose. La protesta di Bagnoli è stata appunto una cosa legittima di una città che si ribella ai poteri forti, ed io appoggio la battaglia del sindaco De Magistris su questo.” – Poi, continua poi padre Alex – “Napoli potrebbe essere una città controcorrente. In un clima dove il povero si oppone la più povero, in una guerra senza vincitori, Napoli ha la forza di destinare uno spazio come il Real Albergo ai poveri e agli immigrati, oltre che a dare loro la possibilità di avere un’istruzione di base che possa tenerli lontani da brutte strade (i corsi d’istruzione di base che l’Università Orientale ha destinato agli immigrati).”
Sulla situazione culturale: “È scandaloso che si spenda così poco per la cultura, ma non da adesso, da anni. Il Partito Comunista aveva avanzato delle proposte culturali negli anni ’50 e ’60, ma poi più nulla. La delinquenza in generale e la camorra nello specifico si battono con la cultura. Gli spazi occupati, anche con la cultura, provano a dare uno slancio alle persone, perché alzino la testa. Ma non basta, perché questi spazi sono frequentati solo da un certo tipo di persone, di certo non la casalinga o il padre di famiglia. La soluzione è la discesa in piazza, i movimenti popolari. Insieme e dal basso si può!”
Domenico Vitale