Classe 1978, la Legge 194/78 oggi copie quarant’anni. Con questa il Parlamento sanciva la legalità dell’interruzione volontaria di gravidanza.
In un manifesto di Rivolta Femminile datato 1970 si leggeva: «Il primo elemento di rancore della donna verso la società sta nell’essere costretta ad affrontare la maternità come un aut-aut. Denunciamo lo snaturamento di una maternità pagata al prezzo dell’esclusione. La negazione della libertà dell’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna. Non vogliamo pensare alla maternità tutta la vita e continuare a essere inconsci strumenti del potere patriarcale».
Durante gli anni 70, in Italia sono state effettuate 16mila interruzioni di gravidanza in maniera clandestina. Più in generale, per secoli la donna è stata relegata in una società patriarcale senza alcuna tutela.
Quarant’anni dopo l’approvazione della Legge 194/78, in Italia è effettivamente garantito il diritto all’aborto?
Dalla relazione del ministro della Salute sull’attuazione della Legge 194/78 in Italia, nonostante l’aborto sia legalizzato, solo il 60% degli ospedali con reparto di ostetricia ha un servizio IVG. Questo dato unito alla dilagante obiezione di coscienza aggrava anno dopo anno il disservizio in molte Regioni, limitando di fatto il diritto alle scelte riproduttive e alla salute di molte donne che vivono nel nostro Paese.
I dati sono allarmanti: in Italia settentrionale vi sono 1541 ginecologi di cui il 63.9% obiettori; in Italia centrale su 688 ginecologi il 70.1% è obiettore; in Italia meridionale vi sono 838 ginecologi di cui l’83.5% obiettori; infine, nell’Italia insulare vi sono 542 ginecologi di cui il 77.7% obiettori.
Abbiamo intervistato Michele Mariano, l’unico ginecologo non obiettore in Molise. L’intervista:
Come mai Lei è l’unico medico in Molise ad attuare e rispettare la Legge 194/78?
La legge 194/78 è frutto di un compromesso che avvenne 40 anni fa tra governo, movimenti ed associazioni. Una delle migliori leggi che tutela la donna, l’unica pecca è l’obiezione di coscienza. Questo a lungo andare provocherà il fallimento della legge stessa. La grave anomalia della 194/78 è dunque l’obiezione. Da un punto di vista medico, sono pienamente convinto che l’obiezione vada eliminata.
Cosa significa essere l’unico medico non obiettore in una regione come il Molise?
Il fatto che sia l’unico medico non obiettore mi ha penalizzato lungo la mia carriera, ma continuerò a percorrere la mia strada. Tutte le donne che scelgono di abortire hanno bisogno di aiuto e di sostegno. Se non ci fossi io, sarebbero costrette a rivolgersi ad altre Regioni per effettuare l’interruzione di gravidanza. Credo fermamente nel mio lavoro e in quel che faccio e credo di aiutare le donne.
Stando ad alcuni dati del Ministero, risalenti al 2016, in Molise sono circa 75 gli aborti che ogni anno vengono effettuati in maniera clandestina. Chiara conseguenza del fatto che in Molise il 93% dei medici è obiettore. Come si potrebbe contrastare questo fenomeno?
Al momento non è risolvibile. Probabilmente il numero di aborti clandestini è molto più alto di quello presentato dalle statistiche; il vero dramma è che un fenomeno che non può essere monitorato né catalogato, la legge 194/78 serve anche a questo, a limitare ed eliminare nel corso del tempo la clandestinità, ovviamente bisogna garantire la 194/78 affinché questo avvenga.
L’obiezione di coscienza è un diritto o rappresenta un limite, un ostacolo alla libertà di scelta delle donne?
L’obiezione è un diritto sancito ma rappresenta un limite che va ad incidere profondamente sulla libertà delle donne. A mio avviso, l’obiezione ad un ginecologo non dovrebbe essere permessa.
La Gran Bretagna registra circa il 10% di medici obiettori; in Svezia i medici obiettori addirittura non esistono; idem in Finlandia. In Germania e in Norvegia il numero di medici obiettori raggiunge, a stento, la soglia del 6%. Perché in Italia abbiamo il 90% di obiettori?
La legge 194/78 è sacrosanta, frutto di anni di lotte; è giusto ricordare che la 194 è stata sancita da un referendum. In Italia abbiamo ancora un retaggio culturale fin troppo legato alla Chiesa cattolica e non bisogna dimenticare che non vi è alcuna tutela per i medici non obiettori.
Intervista a cura di Maria Bianca Russo