Da anni si parla dell’inquinamento dell’Agro Nocerino Sarnese e del fiume Sarno, quest’ultimo considerato il più inquinato l’Europa. Questa definizione però non è abbastanza per smuovere le autorità competenti.
I casi di tumore aumentano ogni anno, tanto da sollecitare la riapertura del Registro Tumori per monitorare in tempo reale il numero delle vittime del biocidio che è in atto nella provincia di Salerno. Negli anni, vi è stato un incremento di tumori mai registrato prima d’ora e nettamente superiore alla media nazionale italiana.
Qui poniamo l’attenzione sull’Agro Nocerino Sarnese con il Fiume Sarno, il torrente Cavaiola e Solofrana, ma il danno ambientale è molto più esteso in quanto interessa un’area sconfinata che arriva fino al Cilento.
La contaminazione ambientale, negli anni, si è perpetrata in diversi modi: ricordiamo le concerie di Solofra che sversavano liquidi nella Solofrana, le aziende alimentari per quanto riguarda il Torrente Cavaiola, che invece scaricavano urine e agenti chimici di diversa natura; e tantissimi altri episodi di questo genere.
Il un nuovo studio pubblicato dal professore Stefano Albanese, componente del corpus docenti del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse della Federico II, ha preso in esame i territori della Valle dell’Irno, il Fiume Sarno, la Solofrana e l’Agro Nocerino Sarnese in generale. Dalla ricerca si evince la presenza di metalli pesanti nel suolo, in alimenti e addirittura nel cuoio capelluto di molti residenti.
Il tutto è inserito all’interno di un circolo vizioso che si autoalimenta in maniera costante perché non si trova una risoluzione definitiva. Insomma, una latente contaminazione onnipresente per i cittadini di questi territori e non.
Tra i metalli pesanti individuati da questo studio vi sono: cromo (presente soprattutto nei fiumi), rame, mercurio, piombo e zinco. Le quantità risultano elevatissime in comuni come Pagani, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Solofra e Montoro.
Il caso ha destato particolare attenzione tra gli studiosi ed infatti lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Environ Geochem Health” che tratta di alterazioni geochimiche e delle malattie connesse.
Ciò che desta più scalpore è che nessun ente competente della comunità scientifica, come Arpac o Asl, abbia mai spiegato (o analizzato) alla popolazione i dati che emergono da questi territori, i più inquinati d’Europa.
Nicoletta Crescenzo