Piero Calamandrei, capogruppo del Partito D’Azione all’Assemblea Costituente, che contribuì autorevolmente alla stesura della COSTITUZIONE, era ben consapevole che senza una continua e pressante spinta democratica e popolare sarebbe stato impossibile tradurre in concreti atti di governo il dettato costituzionale e in un discorso agli studenti a Milano nel 1955 così esplicitò il suo pensiero: “E allora voi capite che la nostra COSTITUZIONE è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!”.
E più avanti, continuando il suo discorso, è ancora più esplicito:”Però, vedete, la COSTITUZIONE non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La COSTITUZIONE è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla COSTITUZIONE è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è – non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani – una malattia dei giovani. “La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante.
Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento tra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e gli dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento tra mezz’ora affonda!”. Quello dice: “Che me ne importa, non è mica mio!”.
Questo è l’indifferentismo alla politica. Questo discorso di Calamandrei è ancor più valido nell’attuale fase storica caratterizzata da sconvolgimenti epocali e da gigantesche contraddizioni sociali. Marisa Ombra, staffetta partigiana e oggi vicepresidente nazionale dell’ANPI, nel suo libro “LIBERE SEMPRE” scrive “la LIBERAZIONE aveva rotto delle gabbie”.
Oggi sembra che altre gabbie stiano limitando la nostra libertà e Marisa Ombra, riprendendo questa metafora, così si esprime in un’intervista dell’Aprile 2013 a PATRIA INDIPENDENTE: “In quelle gabbie ci metterei anche la moralità, che è stato il sentimento fondamentale alla base delle scelte compiute dai ragazzi della RESISTENZA. Voglio dire che quando senti la necessità di rivoltarti contro qualcosa di ingiusto – talvolta di orribile – che sta accadendo intorno a te, e ti rivolti, stai facendo una scelta morale. Che allora obbligò a prendere le armi, oggi sono sufficienti altri mezzi, meno cruenti ma non meno difficili. Quello che è accaduto in questi anni è stato un lento scivolamento verso la perdita di quei sentimenti dei quali parlavo poco fa. Sostituiti sempre più velocemente dall’interesse privato come il massimo bene, da raggiungere in qualsiasi modo. Diciamo che la classe dirigente – tutta la classe dirigente, non solo i politici – ha notevolmente contribuito a questo scivolamento. Gli esempi, i modelli offerti, hanno contagiato il Paese. E penso anche che chi li vedeva e non condivideva, non è stato abbastanza forte, non è insorto con sufficiente decisione per contrastare quel cambiamento che qualcuno ha definito antropologico. Quasi senza accorgersene buona parte del Paese ha assorbito un modo di essere e di fare diventato ‘normale’. Recuperare lo spirito della RESISTENZA e della COSTITUZIONE non sarà facile, il veleno è arrivato nel profondo”.
“IL VELENO E’ ARRIVATO NEL PROFONDO”, dice Marisa Ombra. E come si risana un corpo che è minato a questo modo? Nel tentativo di ritrovare una risposta valida a questo quesito, è opportuno avvalersi del valore della MEMORIA , riandando ai momenti alti della storia d’Italia.
La RESISTENZA è stato senza dubbio il più significativo di tali momenti: una parte consistente del nostro popolo, seppur minoritaria, appartenente alle più diverse condizioni economiche e sociali e di diverso orientamento politico e ideologico, comprese che per fare uscire l’italia dal baratro in cui il fascismo l’aveva cacciata doveva impegnare tutte le sue migliori energie. E questi italiani questa scelta non si limitarono soltanto a proclamarla, ma si impegnarono a realizzarla concretamente mettendosi in gioco in prima persona e sottoponendosi ad indicibili sacrifici, anche a costo di sacrificare la propria vita. Nacquero così le formazioni volontarie dei combattenti partigiani che costituirono “l’esercito scalzo” come lo ha chiamato Mario Mascia, uno storico che ha vissuto l’esperienza partigiana nel ponente ligure insieme all’avvocato Armando Izzo di Afragola che in quella zona, con il nome di Fragola Doria, ricoprì la carica di comandante della V Brigata Garibaldi “Luigi Nuvoloni”.
La realtà odierna è certamente molto diversa da quella del periodo bellico. Non siamo nelle condizioni di dover imbracciare di nuovo le armi per liberarci dallo straniero e cacciare un dittatore. E’ indubbio, però, che anche oggi la realtà odierna è densa di pericoli ed in più si presenta subdola e con dei nemici sfuggenti che si ammantano di modernità:
– il comandamento più ascoltato è: fatti furbo, pensa a te stesso e arricchisciti a qualunque costo;
– le mafie e le camorre hanno un potere economico enorme e condizionano la vita politica a tutti i livelli;
-la corruzione imperante invade tutti i segmenti sociali dalla politica alle istituzioni;
-l’etica pubblica è quasi del tutto sconosciuta e così può dirsi di quella privata;
– sono sempre più profonde le ingiustizie sociali che offendono la dignità delle persone.
Si ripropone, allora, con forza il quesito: come si risana un corpo minato a questo modo? E, soprattutto, chi deve occuparsi di questa opera di risanamento? E’ del tutto evidente che anche oggi come 70 anni fa abbiamo bisogno di NUOVI PARTIGIANI disposti ad impegnarsi per dar vita ad una NUOVA RESISTENZA. Per fare cosa?
1) uscire dall’indifferenza
2) lottare duramente contro tutte le mafie e contro tutte le forme di corruzione pubblica e privata
3) impegnarsi per la piena attuazione della costituzione che obbliga lo Stato ad eliminare le differenze economiche e sociali
4) riconoscere con forza l’onestà, la giustizia sociale, il disinteresse e la solidarietà come valori portanti del mondo in cui vogliamo vivere
5) occuparsi dei problemi sociali e della politica,nella consapevolezza che se l’italia affonda non c’è speranza per nessuno
6) contribuire allo sviluppo della partecipazione democratica di base in tutte le sue forme per rendere i cittadini protagonisti della propria vita
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, anche ad Afragola a Casoria e nell’area a Nord di Napoli è impegnata per contribuire alla realizzazione di questi obiettivi. Nel corso dei prossimi mesi organizzeremo una serie di iniziative perché non si disperda la MEMORIA di ciò che è stata la RESISTENZA.
Faremo questo non solo per un atto di omaggio nei confronti di quanti si sono sacrificati per costruire un’Italia migliore, ma anche per riflettere sulla loro esperienza e comprendere quale impegno tocca a noi per far vivere ancora la speranza di poter costruire un mondo migliore.
Con questo spirito, allora, continueremo a ripetere: ORA E SEMPRE RESISTENZA.
Vittorio Mazzone
ANPI Afragola/Casoria