Migranze del cuore, cammini all’insegna della speranza; giri senza fine negli universi dell’interiorità umana: sono questi i percorsi intrapresi da Mariastella Eisenberg in “Viaggi al fondo della notte”, silloge poetica dai risvolti profondamenti attuali e dalla risonanza toccante.
In un periodo storico attanagliato da una problematica quanto mai seria, quale quella delle migrazioni e delle conseguenti morti in mare, Eisenberg riesce a concepire e a mettere magistralmente su carta un’opera in grado di fondere nello spazio narrativo esperienza personale, vicende contemporanee e questioni di respiro globale. La migranza, la viandanza, l’erranza– parole forti che accompagnano il titolo e che fin da esso incitano il lettore a calarsi in un mondo di certo, non semplice e il più delle volte crudele- sono le tematiche sviscerate dalla scrittrice in tutte le loro vesti e sembianze, attraverso versi che risvegliano passioni e coscienze.
Ex insegnante e dirigente scolastica, ora impegnata a tempo pieno nel sociale, Mariastella Eisenberg fa delle proprie composizioni la voce della concretezza e dell’azione, così come racconta lei stessa ai nostri taccuini. Di seguito l’intervista.
Come nasce “Viaggi al fondo della notte” ? E qual è la poetica che permea i suoi componimenti?
“Viaggi al fondo della notte nasce -come tutta la mia produzione- dall’impegno civile, che ha contraddistinto anche la mia vita. Comprendo bene che possa apparire riduttivo rispondere alle tremende violenze in atto con delle parole, ma -come già detto da Lucio Amelio nell’ ’80 a proposito del terremoto- C’è dell’energia nell’arte, tanta energia da potersi contrapporre agli eventi catastrofici… – ed io aggiungo di qualunque natura essi siano.” Credo che poesia e conoscenza siano un binomio inscindibile, al punto da poter sostenere che la poesia è conoscenza, una conoscenza che vive di strumenti diversi da quelli di altre discipline, ma non certo meno importanti. Strumento principe è proprio la parola, cui ho dedicato una trilogia che precede quest’ultimo volume.”
La sua più recente raccolta poetica tocca una tematica assai significativa ed attuale. Cosa l’ha spinta a sceglierla?
“L’indignazione, un’indignazione viscerale e mentale che oggi ben pochi sembrano in grado di provare: “facit indignatio versus” (Giovenale) è per me motivo continuo di stimolo e di orgoglio; in un mondo traboccante di egoismo e corruzione avere la capacità di indignarsi è importante e necessario.”
È palese che le sue poesie vogliano lanciare un messaggio assai incisivo. In particolare, cosa vuole che trapeli dai suoi versi?
“Vorrei che fosse chiaro che chi come me non ha potere d’intervento reale può solo esporsi con una presa di posizione pubblica quanto più forte possibile, ma che questo stimolo deve essere colto da chi sa e può agire, da chi ha possibilità operative e d’intervento: da sempre la parola poetica ha accompagnato l’azione.”
I viaggi al fondo della notte di cui Eisenberg ci parla, sono dunque un invito ad agire in profondità, a scavare negli abissi dell’io dell’altro, fino a ritrovare quella luce che l’umanità sembra aver perduto da troppo tempo.
Anna Gilda Scafaro