Quante volte, leggendo versi e prose dei letterati di un tempo o semplicemente sfogliando un manuale di storia da liceo, ci siamo chiesti come avrebbero agito gli uomini del passato in un mondo perennemente connesso come il nostro, dove le attese si son polverizzate ed è così facile incappare nel qualunquismo dei webeti, sempre e comunque pronti a dir la propria.
Chissà cosa si sarebbero detti su Whatsapp Dante e Virgilio: l’Alighieri avrebbe mai condiviso live con il poeta latino le gioie del Paradiso? E Leopardi, invece, senza più barriere, avrebbe ugualmente provato il piacere dell’infinito immaginato oltre la siepe o si sarebbe dedicato all’orizzonte illimitato di Facebook e degli altri social?
Beh, rispondere a queste domande non è più impossibile. C’è chi, dotato di uno spiccato senso dell’humor e armatosi di quel po’ di fantasia che serve, ha provato a calarsi nei panni dei personaggi che furono – riuscendoci con successo – e a traghettare dalla carta alla piattaforma infernale di Zuckerberg il loro pensiero sui fatti del momento, sulle dispute tra politicanti e su quel che di più trash c’è in tv: il genio in questione è Francesco Dominelli, ideatore de “Se i Social network fossero sempre esistiti”, pagina Facebook che conta oramai più di un milione di fans e che non smette di attrarre like grazie all’accoppiata vincente di cultura e leggerezza.
Su “Se i Social network fossero sempre esistiti” a scambiarsi battute, a dar voce ai tormentoni musicali e a lanciarsi frecciatine condite di hashtag sono gli uomini che hanno fatto e scritto la storia, quei poeti e quei filosofi di cui conosciamo vita, morte e miracoli grazie ai prontuari scolastici: ad orchestrarli nel mare magnum della rete è proprio Francesco che, qualche anno fa, «in un momento di delirio della ragione», decise insieme ad alcuni colleghi di lavoro di catapultarsi in quest’avventura che gli avrebbe regalato poi tante soddisfazioni.
Attualmente impegnato con un’agenzia che si occupa di Marketing Digitale, Francesco dedica alla pagina soltanto il suo tempo libero che, seppur poco, ancora basta a far divertire i numerosissimi followers su Facebook. Incuriositi da questa grande fortuna ottenuta dalle vivaci chat da lui concepite, gli abbiamo rivolto qualche domanda.
I dialoghi de “Se i Social network fossero sempre esistiti” impazzano sul web: questo accade perché essi lasciano emergere in maniera esilarante il lato più caratteristico di ciascuno personaggio e, al contempo, lo attualizzano. Come riesci a coniugare così bene i due aspetti?
«Ho frequentato un liceo scientifico e poi ho iniziato un corso di studi in Discipline Diplomatiche all’università, insomma nulla di troppo classico. Fortunatamente sono un lettore accanito fin dall’infanzia, questa buona abitudine mi ha consentito di entrare nel mondo degli autori e di immaginarli nella loro versione parodistica che poi ha fatto il successo di Se I Social. Il presupposto è che questi grandi uomini del passato siano stati uomini e donne dotati di vizi, tic e difetti come chiunque altro. Naturalmente i social sono uno specchio deformante che rende tutto più assurdo e bizzarro.»
“Se i Social network fossero sempre esistiti” ha tra i propri fans migliaia di ragazzi – liceali e non solo – che si ritrovano ad affrontare tra i banchi di scuola poetiche e tematiche degli autori da te quotidianamente riportati in vita. A tuo avviso, quanto e in che modo i social possono influire sul rapporto tra i ragazzi e la letteratura?
«”Se I Social network fossero sempre esistiti” non ha mai avuto la presunzione di insegnare nulla ma sicuramente può essere utile ad accendere l’interesse. I giovani hanno bisogno di essere stimolanti e un format così vicino alla loro vita quotidiana non può che essere efficace.»
Restiamo in ambito scolastico. Sempre più spesso si discute dell’utilizzo in classe dei cellulari e, di conseguenza, dei social media. Tu, da esperto del settore, che strategia consiglieresti di adottare agli insegnanti? Si può potenziare l’apprendimento degli studenti proprio con quello che sembra essere soltanto una fonte di distrazioni?
«La tecnologia è uno strumento e in quanto tale non va demonizzato, ne va proibito un certo utilizzo non la sua funzionalità, che di per sé, è utilissima e performante soprattutto all’apprendimento.»
Dai social alla carta: lo scorso marzo è uscito per la casa editrice Bur “Al mio segnale scatenate l’inferno”, il primo libro tratto direttamente dalla pagina Facebook. Cosa ti ha spinto a dare un supporto cartaceo alle chat di Dante, Leopardi & company?
«Rizzoli ha creduto al progetto fin da subito, il libro “Al mio segnale scatenate l’inferno” è stato il giusto coronamento di tante risate. Il supporto fisico, se non è concepito come una mera replica di quello digitale, può regalare un valore aggiunto a un formato che di per sé è nativo digitale e non può prescindere dalla piattaforma social. Nel libro ad esempio sono presenti anche delle parti testuali come i diari di Giacomino che sono molto apprezzati.»
Ora diamo la parola ai protagonisti…
Cosa twitterebbe Darwin a proposito delle dichiarazioni di Trump circa il suo essere una persona molto intelligente?
«Credo che Darwin farebbe riferimento alle meduse. ‘Il fatto che le meduse siano sopravvissute ad anni di evoluzione senza cervello dà speranza a molte persone’.»
E di fronte ai tanti e continui strafalcioni di Di Maio, Salvini e Renzi cosa posterebbe Dante su Facebook?
«Risponderebbe con un hashtag? ‘Vado all’osteria #HoIGironiCogliati’.»
Insomma, i grandi del passato ne avrebbero una proprio per tutto e tutti.
Anna Gilda Scafaro