Mancano appena 13 giorni all’inizio della CoP21, la Conferenza sul Clima prevista dal 30 novembre all’ 11 dicembre a Parigi: ne abbiamo scritto tanto, consci della storicità delle trattative che decideranno il modo in cui i governi mondiali affronteranno i cambiamenti climatici e, quindi, il nostro prossimo futuro. Proprio per questo decidemmo, qualche settimana fa, di dedicare al tema anche un ampio approfondimento in più articoli, non mancando mai di sottolineare i rischi e i pericoli che ci sarebbero stati per raggiungere un accordo globale vincolante sul clima. “Un accordo ambizioso”, sottolineavamo, sarebbe dipeso “anche dalla pressione che la stampa e l’opinione pubblica riusciranno a imporre sulle trattative”.
Destino ironico e beffardo, il nostro, perché tra i suddetti rischi non pensavamo proprio di dover contemplare l’allarme terrorismo e il problema della sicurezza delle migliaia di delegati, capi di stato, semplici spettatori protagonisti della Conferenza come della miriade di eventi collaterali, manifestazioni, concerti che avrebbero dovuto animare la capitale francese in quei giorni. Destino ironico e beffardo che, purtroppo, i tragici fatti di Parigi ci hanno messo davanti con una crudezza lapidaria, facendo ripiombare il dibattito pubblico su una guerra al terrore che rischia di monopolizzare l’informazione e di indurirci i cuori. Impossibile far festa, insomma.
Il rischio, ventilato da più parti, è di una Cop21 blindatissima: a Le Bourget, paesino appena a nord di Parigi dove si stanno ultimando i preparativi per la CoP, si attendono più di 90 capi di Stato o di governo, 7mila delegati di 195 Paesi, 10mila osservatori, circa 3mila giornalisti accreditati. Ci saranno, tra gli altri, il presidente Usa Barack Obama e quello Russo Putin, con giornate “calde” il 7 e 8 dicembre, quando sono già previste manifestazioni di protesta. Garantire la sicurezza delle trattative sarà fondamentale, dopo i fatti dei giorni scorsi.
In un’intervista rilasciata ieri a Rtl, il premier francese Manuel Valls ha risposto all’ ex-presidente Sarkozy che chiedeva un rinvio dei lavori, assicurando con il ministro degli esteri Laurent Fabius che “è un’azione assolutamente essenziale contro il cambiamento climatico e, naturalmente, si terrà”. Il Premier, però, ha aggiunto che “i concerti e le manifestazioni di festa correlate”, proprio per evitare assembramenti e folle facilmente preda di eventuali attacchi terroristici, “saranno senza alcun dubbio annullate”.
In dubbio le manifestazioni a latere della Cop21
Parole come macigni, perché è proprio grazie alla pressione delle manifestazioni e dell’opinione pubblica se le Conferenze sul Clima degli scorsi anni non sono state un completo fallimento e perché centinaia di eventi erano già stati organizzati da mesi in concomitanza alle trattative: sempre più in dubbio sono la Global March for Climate del 29 novembre, all’apertura dei lavori, e la manifestazione del 12 dicembre che avrebbe dovuto festeggiare il raggiungimento dell’accordo. La chiusura delle frontiere, la militarizzazione dei luoghi pubblici, i controlli severissimi agli aeroporti impediranno, di fatto, che la CoP21 si svolga in un clima sereno, riducendo di sicuro gli spazi di democrazia partecipativa. E, se davvero non sarà revocato lo Stato di emergenza in tutta la Francia e le persone non potranno partecipare in massa, un risultato i terroristi lo avranno già ottenuto, forse insperato e inconsapevole: aver complicato ancora di più un accordo già difficile sul Clima, un ostacolo di cui non avevamo francamente bisogno.
Le Ong e le organizzazioni coinvolte si stanno, comunque, già preparando anche altrove e in altro modo, nella convinzione rafforzata che Parigi in quei giorni dovrà essere al centro dell’attenzione globale:
-la Marcia per il Clima si terrà in ogni caso a Roma il 29 novembre a Piazza Farnese, organizzata dalla Coalizione Clima e con migliaia di persone provenienti da tutta Italia, malgrado il rischio terrorismo;
-si mobiliterà anche Napoli, dove tra le varie iniziative ci sarà “Boscolosco”, una festa-assemblea pubblica al Bosco di Capodimonte organizzata dal coordinamento “Giù le mani dal bosco” e con il sindaco De Magistris, e una Marcia con partenza da Piazza Plebiscito.
-in caso di una Parigi davvero blindata sarà fondamentale il supporto online e sta avendo successo lo spot di Jack Black che invita ad usare l’hashtag #EarthToParis su Twitter, postando foto e video di supporto.
Non possiamo che sottoscrivere tali iniziative, coscienti che se a Parigi il 13 novembre c’è stata morte, se sempre più spirano venti di guerra e proprio nel momento in cui i problemi sembrano insormontabili, allora è il momento di rispondere riaffermando la vita, con una sola voce e contro ogni generalizzazione religiosa. Soprattutto, è necessario rispondere sostenendo in tutti i modi la Cop21, perché se non altro i cambiamenti climatici ci ricordano che esiste una sola famiglia, quella umana, e che nessuno può salvarsi da solo. Altrimenti, davvero, avrà vinto la paura.
Antonio Acernese