New York, 22 maggio 1951
<<Ho raccontato tutta la strada>> così scriveva Jack Kerouac in una lettera all’amico Neal Cassady. Aveva terminato un romanzo di 125.000 parole – quello che di lì a poco sarebbe diventato il manifesto della Beat Generation statunitense degli anni ’50 – scritto tutto d’un fiato su un rotolo di carta lunghissimo, senza badare alla punteggiatura o alla divisione per capitoli.
<<Neal, la storia parla di te, di me e della strada…>> ed era vero; è la storia di un viaggio per le strade dell’America, di un’amicizia e di una folle voglia di libertà e di avventura, senza dimenticare che alla base c’era una ricerca ben superiore: quella spirituale, su una strada che è la vita stessa.
Kerouac era nato il 12 marzo 1922 in Massachusetts. A 21 anni entrò nel servizio militare ma gli venne diagnosticato un disturbo di personalità riconducibile alla schizofrenia per cui risultò inadatto a proseguire quel tipo di carriera. Esattamente l’anno dopo, nel 1943, conobbe Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, quelli che insieme a lui avrebbero poi dato vita alla Beat Generation.
Non sapevo dove tutto questo ci avrebbe portato, né me ne importava.
Qualche anno dopo cominciò a scrivere “La citta e la metropoli”, un romanzo essenzialmente autobiografico che però non lo portò al successo come invece qualche anno più tardi avrebbe fatto “Sulla strada” l’opera che gli conferì la gloria immortale. Nel 1946 Jack conobbe colui che gli avrebbe cambiato la vita: Neal Cassady. Neal fu fonte di ispirazione per il giovane scrittore poiché vedeva in lui la libertà e lo spirito d’avventura che aveva sempre amato.
E io gli arrancavo dietro come ho fatto per tutta la vita con le persone che mi interessano. Perché le uniche persone che mi interessano sono i pazzi, i pazzi della vita, i pazzi delle parole, che vogliono tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai o dicono mai cose banali …ma bruciano, bruciano come fuochi d’artificio nella notte…
L’anno dopo Neal si trasferisce a Denver e Jack volendolo raggiungere comincia il suo viaggio “sulla strada”. Il libro fu composto, secondo la leggenda, sotto l’effetto di benzedrina e raggruppa gli anni tra il 1947 e il 1950.
Con l’arrivo di Neal cominciò quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita sulla strada. Prima di allora avevo sempre sognato di andare nel West per vedere il continente, sempre facendo piani vaghi e senza mai partire. Neal è il tipo perfetto per un viaggio perché nacque letteralmente sulla strada..
Il romanzo fu pubblicato nel 1957 ma, nonostante fosse un’autobiografia, i nomi dei protagonisti furono sostituiti da nomi fittizi e subì delle censure e dei tagli. Tuttavia oggi si può trovare in libreria la versione originale edita da Mondadori col titolo di “On the road, il rotolo originale del 1951” con postfazione di Fernanda Pivano.
La fama raggiunta da Kerouac in quegli anni fu incredibile: i giovani erano attratti dai sogni rincorsi nel libro e dalle descrizioni di quei paesaggi, i giornali scrivevano pagine e pagine di critica, le ristampe si susseguivano, il New York Times lo definiva “un vera e propria opera d’arte”.
Gli anni che seguirono il successo, però, disegnarono un lento declino: le sbornie, la malattia e gli insuccessi delle opere successive portavano Jack a curarsi sempre meno fino a diventare irriconoscibile. Quando poi nel 1968 il suo amico Neal fu trovato morto in una ferrovia, lo scrittore cadde nel baratro dell’alcool.
Restai sdraiato sulla schiena a guardare il soffitto e a chiedermi cosa avesse avuto in mente Dio quando aveva fatto la vita cosi triste.
L’anno dopo, a 47 anni, morì anche lui per cirrosi epatica. Era la fine di un’epoca.
“E’ così che ricordo Jack” – scriveva William Burroughs – “uno scrittore che parlava di scrittori o se ne stava seduto in un angolo silenzioso a scrivere su un taccuino.. Scriveva tutto il tempo, la scrittura era la sola cosa a cui pensava. Non ha mai voluto fare nient’altro.“
Maria Pisani
Bravissima!!!