La fine di questa legislatura ha dato vita alle polemiche più varie, dall’arcinoto e arcitemuto Ius Soli al tema del biotestamento, più attuale che mai grazie all’azione concreta e mediatica dell’Associazione Luca Coscioni e di Marco Cappato, autodenunciatosi per il caso di Dj Fabo.
Le feroci critiche al testo, diventato legge il 15 dicembre, sono provenute dai soliti volti noti delle fazioni politiche cattolico-conservatrici, mentre il loro leader spirituale, Papa Francesco, per settimane ha sostenuto la differenza tra l’interruzione delle cure e l’eutanasia.
L’approvazione del testo sul biotestamento è dunque un miracoloso merito di Papa Francesco?
Le settimane che hanno preceduto il 15 dicembre hanno dato grande rilievo mediatico a due principali spinte propulsive per l’approvazione della legge sul biotestamento: il processo a Marco Cappato e le parole di apparente apertura di Papa Francesco, che lasciavano presagire l’esito positivo del voto in Senato. Sul tema l’impegno dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni è da sempre noto, mentre ben più scalpore ha destato la posizione di Papa Francesco.
Le parole del pontefice, rilanciate a mezzo stampa da quotidiani e televisioni, erano contenute in un messaggio inviato al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Monsignor Vincenzo Paglia, e ai partecipanti del meeting della World Medical Association sulle questioni del “fine-vita”.
«Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona».
Papa Francesco
In altri passaggi dello stesso messaggio, Papa Francesco citava direttamente l’accanimento terapeutico e le cure forzate che mantengono in vita un individuo. Rinunciarvi, scriveva il Pontefice, non significherebbe provocare la morte, ma accettare di non poterla impedire. Le parole del Papa fanno un profondo distinguo, dunque, tra l’eutanasia e l’interruzione delle cure, sulla falsa riga di quanto già sostenuto da Pio XII sessant’anni fa, in un celebre discorso rivolto ad anestesisti e rianimatori.
Nulla di rivoluzionario dunque, nessuna straordinaria apertura cattolica al biotestamento?
Nì. Non sono state le parole di Papa Francesco ad avere un peso importante sull’approvazione della legge in Senato, ma il momento politico in cui sono state pronunciate. La discussione su eutanasia e biotestamento era più accesa che mai, e il messaggio del Pontefice, non rivoluzionario ma certamente progressista, ha dato rilievo mediatico alla questione e probabilmente la definitiva “spintarella” che ha permesso al DDL sul biotestamento di diventare legge.
A testimoniare l’impatto delle parole di Papa Francesco, o meglio del loro tempismo, sono state le reazioni pre e post voto degli esponenti conservatori delle sfere politica ed ecclesiastica. Lo stesso Marco Cappato, diventato il volto più noto di questa battaglia, ha sintetizzato i suoi timori legati al passaggio del DDL accogliendo favorevolmente le parole del Pontefice, ma non ritenendole sufficienti: «in Senato più papisti del Papa».
È sempre più evidente infatti la distanza tra il progressismo di Papa Francesco e il conservatorismo di alcuni esponenti politici e clericali.
Il cardinale Ruini aveva tentato di minimizzare la portata delle affermazioni di Papa Francesco, che non erano in alcun modo volte a sostenere la legge sul biotestamento e sul “fine-vita”, e anzi erano state applicate impropriamente alla situazione politica italiana. Dopo l’esito positivo della consultazione in Senato, tra le voci più critiche spiccano quelle del cardinale Bagnasco, fortemente insoddisfatto, e del senatore Carlo Giovanardi, che ha denunciato un futuro preoccupante per i pazienti e i malati.
Da sempre l’ambiente politico italiano è condizionato dalle ingerenze mediatiche e ideologiche della sfera ecclesiastica, che nel corso degli anni hanno limitato la portata di provvedimenti e leggi progressisti. Oggi la situazione sembra essere drasticamente cambiata grazie agli interventi di Papa Francesco, che sin dal suo insediamento si è espresso su temi sociali complicati, con lungimiranza e netto distacco rispetto al conservatorismo cattolico che l’aveva preceduto.
Non possiamo sapere se Papa Francesco abbia speso qualche preghiera in favore del biotestamento. L’ottenimento di questo diritto non è stato un miracolo divino, ma per tutti coloro che aspettavano questa legge da anni potrebbe persino somigliargli.
Andrea Massera