Il 29 marzo si apre a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie. La metà leghista del governo lo appoggia per difendere la famiglia cristiana, ma è solo l’ennesimo episodio di uso strumentale della religione per fini legati alla politica.
Religione e politica: cronache di una storia antica
«Accanto ad ogni religione si trova un’opinione pubblica che, per affinità, le è unita», così Alexis de Tocqueville si esprimeva nel 1835 alla fine del primo libro della Democrazia in America. Ma il filosofo francese, a questo proposito, si sbagliava: non una, ma mille opinioni sono connesse a una determinata religione. D’altronde Tocqueville è incolpevole, non poteva certo prevedere gli infiniti rapporti possibili tra cristianesimo e politica che si sarebbero sviluppati nel Novecento.
Veri cristiani si sono definiti nello scorso secolo tanto fascisti quanto comunisti, passando per progressisti e conservatori vari. Insomma, la storia dell’uso strumentale di Dio come mezzo di governo affonda le sue radici all’inizio dell’età contemporanea.
Poco più avanti nelle stesse pagine sulla religione, però, è lo stesso Tocqueville ad aggiustare il tiro, preconizzando una situazione che ha effettivamente caratterizzato il Novecento: «Alleandosi a un potere politico – sostiene –, la religione aumenta il suo potere su alcuni uomini e perde la speranza di regnare su tutti». Ed è esattamente ciò che spesso è accaduto in Italia sempre nel secolo scorso, con una Chiesa che appoggiandosi a questo o quel partito si è spesso alienata le simpatie di un’altra parte della popolazione.
Oggi, annus domini 2019, la massima di Tocqueville si è capovolta.
È la politica che, alleandosi a una fazione religiosa, aumenta il suo potere su alcuni uomini ma perde la speranza di regnare su tutti. Questo posizionamento strutturalmente divisivo ha caratterizzato diverse fazioni nell’Italia terzorepubblicana.
Prima i progressisti al governo hanno spesso chiamato in causa la caritas cristiana per giustificare le proprie politiche in materia di immigrazione (vedi Mare Nostrum). Ora, invece, la palla è passata al governo gialloverde, e a fare la parte del leone è la Lega – la stessa Lega che all’opposizione per anni si è scagliata furiosamente contro il Vaticano a guida Bergoglio, rievocando invece l’importanza dei veri valori cristiani.
Ed è proprio questo paradosso – tutt’altro che apparente – ad aprire una nuova fase dei rapporti tra politica e religione. D’altronde, è lecito chiederlo, come può Salvini farsi portavoce del mondo cattolico screditando il Papa?
Un governo di religione o una religione di governo?
Nella battaglia per la conquista dell’elettorato cattolico – molto più politicamente volatile rispetto a qualche decennio fa – Salvini può farsi strada proprio perché scredita il Papa. In quello che il vaticanista Matteo Matzuzzi definisce deserto spirituale occidentale i dogmi del cattolicesimo crollano, ma secoli di morale cristiana si fanno sentire in una parte consistente della società. Che questa poi si declini in modo univoco nel confronto con la modernità è quantomeno dubbio.
Anzi, chi vive con insofferenza questo confronto si è spesso rifugiato in ideologie e movimenti reazionari e si farà sentire settimana prossima a Verona, in occasione del Congresso Mondiale delle Famiglie. Che il mondo cristiano sia segnato da fratture profonde tra moderati e ultraconservatori non è una novità (e infatti il caso di Verona non ha fatto eccezione), che tre esponenti di governo (Salvini, Fontana, Bussetti) offrano una sponda istituzionale ai secondi sì.
Promotori e sostenitori del Congresso sostengono idee che nei Paesi occidentali più avanzati sono superate da decenni, ma attenzione a considerarli passatisti e nostalgici senza speranza di incidere sulla politica di oggi. È vero che le idee sono vecchie – spesso rifiutate da esponenti di rilievo della stessa religione cattolica che i miliziani di Fontana si propongono di difendere –, ma la comunicazione sessista, antiabortista e anti-LGBT è modernissima, ribaltando in modo oggettivamente impeccabile dal punto di vista mediatico slogan femministi e progressisti.
E ridere delle assurdità che saranno sicuramente pronunciate tra qualche giorno in quel di Verona serve a poco, perché il movimento è tanto ridicolo quanto preoccupante, avendo alleati in Ministeri fondamentali come Famiglia e Istruzione.
Parafrasando Flaiano, la situazione non sarà seria, ma è sicuramente grave.
Davide Saracino