Il Movimento Cinque Stelle è stato spesso oggetto di critiche per l’ambiguità di alcune posizioni. Ma verba volant, scripta manent. E allora andiamo a vedere cosa dice (e cosa no) il programma del partito.
Non è necessario aspettare l’esito delle imminenti elezioni legislative per individuare nel Movimento Cinque Stelle il più intenso terremoto che ha scosso la politica italiana nell’ultimo decennio. Il partito fondato da Beppe Grillo e guidato ora da Luigi di Maio è ormai da anni al centro dell’agone politico e specialmente negli ultimi mesi ha affilato le unghie in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo 4 marzo.
L’Italia ormai da anni vive di governi che si trovano costretti a navigare a vista per fronteggiare emergenze nuove o permanenti e che appaiono spesso privi di una visione globale della società da tradurre in concrete riforme politiche.
In questo contesto, un governo a cinque stelle può cambiare le cose? E la loro visione d’insieme è davvero così anti-sistema e rivoluzionaria come affermano tanto loro come motivo di vanto quanto i loro avversari come motivo di scherno?
Il passaggio dal bipolarismo al tripolarismo segnato dall’affermazione come primo partito italiano del Movimento è stato talvolta interpretato come un più generale passaggio dalla cosiddetta Seconda all’altrettanto cosiddetta Terza Repubblica. La narrazione politica a riguardo è stata però spesso piuttosto scadente, inficiata dalla tendenza a ridurre il Movimento Cinque Stelle a una forza populista – che tra l’altro rivendica di esserlo – da contrapporre ai vecchi partiti di governo di destra e sinistra che governano l’Italia dall’inizio, per l’appunto, della Seconda Repubblica. Ma andiamo ancora più indietro.
Ci proponiamo qui, infatti, per analizzare lo stato del Movimento, di utilizzare uno strumento così anacronistico da poter essere definito quasi primorepubblicano: il programma.
Il programma del Movimento Cinque Stelle è interamente disponibile sul sito del partito e in forma sintetica sul blog di Beppe Grillo. Qui facciamo un excursus tra i sette grandi temi in cui si articola.
Stato e cittadini
Il programma si apre con una forte critica all’“organizzazione burocratica, sovradimensionata, costosa e inefficiente” dello Stato, di fatto accomunando il Movimento alle destre almeno sul versante della pars destruens. Tra i vari punti programmatici spiccano due tendenze: da un lato la volontà di frenare gli eccessi del parlamentarismo italiano, individuati nel cumulo di cariche e di mandati (il limite per i grillini va fissato a due), mentre dall’altro si propongono riforme atte ad avvicinare i cittadini alla politica, con particolare attenzione all’uso del web come strumento di opinione per coinvolgere gli elettori e con la concreta proposta dell’abolizione del quorum per referendum abrogativi e propositivi (ora in realtà non previsti dalla Costituzione).
Energia
Senza perdersi in tecnicismi, l’obiettivo del Movimento a riguardo è chiaro e a lungo termine: addio ai combustibili fossili entro il 2050, l’Italia sarà 100% rinnovabile. La lenta dipartita di carbone, gas e petrolio va favorita tramite il potenziamento delle centrali termoelettriche unito alla riduzione del loro impatto ambientale.
Informazione
Anche il tema dell’informazione si articola in due macro-proposte: da una parte l’estensione all’intera popolazione dell’accesso gratuito a Internet e dall’altra la limitazione di ogni concentrazione di potere e privilegio nell’ambito dell’editoria e della televisione. Particolarmente significative le battaglie per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e per la depenalizzazione della querela per diffamazione.
Economia
In politica economica il nemico non cambia: i monopoli di fatto. Il programma cita esplicitamente – tra le altre – Mediaset, ENEL, ENI e Telecom Italia, proponendosi di contrastarne lo strapotere favorendo al contrario le piccole e medie imprese e le società no profit. Inoltre, si annunciano disincentivi alle aziende che con la loro produzione creano danni sociali ed ecologici. Per quanto riguarda la riduzione del debito pubblico, non si va oltre allo slogan dei “tagli agli sprechi“.
Trasporti
La proposta del Movimento sul tema dei trasporti ruota attorno a un nucleo centrale: l’incentivazione all’uso del trasporto pubblico a danno dei mezzi di trasporto privati. Si ricordano poi le storiche battaglie contro il TAV in Val di Susa e il ponte sullo Stretto.
Salute
Al riconoscimento dei vantaggi della sanità pubblica e universale si accompagna una forte critica della sanità privata, «che sottrae risorse e talenti al pubblico». Altro motivo di preoccupazione è rappresentato dalla devolution, ovvero dall’affidamento di molti compiti di assistenza sanitaria alle Regioni, che rischia di minare l’equità di trattamento all’interno del Paese. Non si fa riferimento al tema dell’obbligatorietà dei vaccini, sul quale la posizione del Movimento è stata spesso criticata per la sua ambiguità.
Istruzione
Si reitera nel campo dell’istruzione la battaglia contro i privati: lo Stato deve finanziare solo la scuola pubblica. Il tema forte resta la digitalizzazione della didattica, con la proposta della graduale abolizione dei libri di testo stampati a favore di quelli digitali.
In definitiva, da una rapida lettura del programma grillino emergono alcuni punti programmatici concreti e traducibili in riforme, ma anche tanti, troppi punti oscuri.
In particolare, le assenze sono più significative delle presenze: su tutte, spiccano quelle di vaccini e uscita dall’euro, due temi che hanno coinvolto il Movimento in aspre battaglie nel passato. Solo un caso o il segno di un cambio di rotta?
Davide Saracino