Conoscere gli elementi contenuti all’interno dell’acqua che si beve e che si utilizza in casa è fondamentale.
A questo proposito, è bene sapere che l’acqua potabile per legge dev’essere conforme a una serie di parametri di diversa natura, così da assicurare che si tratti di una risorsa sicura e di qualità.
In particolare, è possibile suddividere tali parametri in microbiologici, chimici e indicatori a cui negli ultimi anni si sono affiancati quelli cosiddetti emergenti.
Per quello che riguarda nello specifico i parametri indicatori, uno di quelli su cui si concentra maggiormente l’attenzione degli italiani è la durezza il cui valore, come dimostrato da ormai diversi studi scientifici, può contribuire a influire anche sul benessere dell’organismo.
Durezza dell’acqua: che cos’è e come incide sul benessere dell’organismo
Con la durezza dell’acqua si indica il contenuto di sali di calcio e magnesio sotto forma di carbonati, bicarbonati, solfati, cloruri e nitrati. I valori di questo parametro sono influenzati dalla specifica provenienza dell’acqua, che si presenta più dolce, se di origine superficiale, e più dura, se di origine sotterranea.
L’acqua, infatti, nel suo percorso nelle profondità del suolo, entra a contatto con superfici di varia natura, arricchendosi di sostanze che ne condizionano il contenuto e, di conseguenza, anche il grado di durezza.
In base a questo parametro, l’acqua viene infatti classificata in molto dolce, dolce, medio dura, discretamente dura, dura e molto dura adottando, come unità di misura, il grado francese (°f), il cui valore unitario è pari a 10 mg/L di CaCO3.
Le analisi che evidenziano il contributo della durezza dell’acqua sulla salute
Diversi studi scientifici condotti tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio hanno confermato l’estraneità dell’acqua dura nello sviluppo di patologie a essa erroneamente ascritte in passato.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), supportata dai risultati di una monografia dal titolo Nutrients in Drinking Water, ha sancito l’importanza che rivestono le acque potabili nel fornire quotidianamente un corretto quantitativo di minerali all’organismo: oggi si stima infatti che l’acqua sia una risorsa capace di fornire fino al 20% del fabbisogno giornaliero di calcio e magnesio.
Lo studio sottolinea inoltre l’esistenza di una vera e propria correlazione inversa tra l’assunzione di acque dure e la manifestazione di malattie cardiovascolari, i cui fattori di rischio – è bene ricordarlo – rimangono comunque numerosi: si va dall’ereditarietà genetica allo stile di vita, passando per le condizioni ambientali.
Tutte queste risultanze hanno portato l’istituto specializzato dell’ONU per la salute a rimarcare anche l’importanza di arricchire con un adeguato quantitativo di calcio e magnesio le acque demineralizzate: un’attività portata avanti con la volontà di fornire ai consumatori anche un adeguato livello di consapevolezza sui sistemi di addolcimento domestico e sull’importanza che le acque con un certo grado di durezza possono avere in ambito alimentare.
Naturalmente, è bene ricordare che, in presenza di particolari patologie, è sempre opportuno chiedere consiglio al proprio medico, che saprà indicare, caso per caso, quale acqua bere in base al contenuto di calcio e di magnesio.