Mettere su carta e descrivere con minuzia un fatto realmente accaduto, lasciato a impolverarsi tra gli scaffali della memoria per oltre trent’anni, non è di certo un’impresa semplice. Eppure c’è qualcuno che ci è riuscito e anche molto bene. Quel qualcuno porta il nome di Gabriel García Márquez, il noto scrittore e giornalista colombiano che, nel 1981, dopo sei anni di silenzio letterario, tornava sulla scena editoriale pubblicando Cronaca di una morte annunciata.
Un racconto asciutto, di poche pagine, che fin dal titolo rivela quel che sarà il finale, per leggere il quale basterà aprire la prima pagina del testo:
«Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5 e 30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo».
Un incipit questo che, pur avendo il sapore di un cattivo spoiler, non allenta la suspense, né rende piana la narrazione che, al contrario, coinvolge talmente tanto il lettore da indurlo a sperare in un improvviso cambiamento della situazione iniziale, sebbene sia più che scritto e compiuto il destino del disgraziato protagonista, vittima di un delitto di cui tutti sanno e di cui tutti, indistintamente, tacciono.
A far da scenario alle tristi vicende di Cronaca di una morte annunciata è Manaure, un piccolo villaggio latinoamericano arroccato nei suoi antichi valori e che, dinnanzi alla violazione di uno di essi, preferisce rendersi complice di un misfatto piuttosto che evitarlo.
È l’oltraggio all’onore a mettere in moto la struttura circolare dell’opera: una delle più belle giovani della comunità, Ángela Vicario, a sole poche ore dalle nozze viene ripudiata dal marito, Bayardo San Román, il quale scopre che la ragazza ha perduto la propria integrità prima che lui potesse vivere con lei la sua notte d’amore.
Pablo e Pedro, fratelli della donna, offesi nel profondo, spingono Angela a confessare il nome dell’uomo che l’ha violata affinché possano vendicarla. Le accuse allora ricadono sull’appena ventunenne Santiago Nasar, al quale in alcun modo verrà concesso di sfuggire alla morsa della morte, giusto castigo e strumento di ripristino dell’equilibrio morale turbato.
Attraverso le testimonianze e i ricordi di molteplici personaggi, si ripercorrono dunque i momenti salienti dell’ultimo giorno di vita di Santiago e al contempo, memoria dopo memoria, viene svelato il carattere assolutamente pubblico del piano omicida dei Vicario che, dopo aver ascoltato la sorella, cominciano a gironzolare per il villaggio, dichiarando qua e là le proprie malvagie intenzioni con tanto di coltelli da macellaio alla mano. I due uomini , nonostante siano consapevoli che nel microcosmo sociale in cui vivono la vendetta è un dovere, fino all’ultimo si augurano che qualcuno possa fermarli e salvarli da quel gesto brutale che farà venir fuori la loro vera natura di bestie. Nessuno, tuttavia, si deciderà a intervenire, ad avvertire quantomeno Santiago.
La storia di Cronaca di una morte annunciata è paradossale e lo diventa ancor di più se si pensa che ad ispirarla sia stato un caso vero.
Una morale collettiva imperniata su pregiudizi, apparenza e fatalismo può deformare così tanto la realtà da renderla inverosimile.
Su queste insolite logiche insiste volutamente Marquez, il cui intento non è lasciare al lettore lo sterile resoconto delle circostanze che hanno preceduto e determinato un orribile assassinio, ma piuttosto offrire un quadro analitico delle dinamiche psicologiche che animano la piccola società caraibica, i cui membri sembrano addirittura pretendere e volere il violento atto riparatore dei Vicario.
Un atto che deve essere eseguito in fretta, il prima possibile, affinché tutto appaia in ordine per l’evento più atteso a Manaure, ovvero il passaggio del vescovo: la fede religiosa si trasforma così in schermo di ipocrisia, in una maschera dietro la quale si celano i peccati e le responsabilità di un’intera comunità di colpevoli e ignoranti.
A metà tra un reportage giornalistico e un romanzo poliziesco, Cronaca di una morte annunciata marca pure a livello organizzativo le contraddizioni insite nella storia, stravolgendo in toto la cronologia dei fatti: come già anticipato, si parte dalla fine e si arriva nuovamente ad essa soltanto dopo giri di deposizioni e memorie.
L’opera di Marquez nasconde dunque, sotto la fittizia semplicità, un ordito complesso che, attraverso varie tortuosità e punti di vista, giunge pian piano a svelare il momento fatale del delitto, descritto con dovizia di particolari e con estrema lentezza.
Dinanzi al sacrificio di Santiago Nasar il tempo si ferma e le urla del paese si tramutano in suoni remoti, ovattati per i fratelli Vicario: tutt’intorno rimbomba il silenzio, mentre il fondo buio della coscienza collettiva inghiotte le gocce di sangue di un innocente allo stesso modo in cui, poco prima, aveva risucchiato il disperato grido di aiuto dei due carnefici.
Anna Gilda Scafaro