A pochi giorni dalla celebrazione della Giornata Internazionale delle Foreste, una ricorrenza che ha come obiettivo l’accrescimento della consapevolezza verso l’importanza che il patrimonio arboreo ha per la sopravvivenza di tutto l’ecosistema, il Wwf punta l’attenzione sulla fondamentale importanza dei “polmoni” del nostro Pianeta. Secondo vari studi, tra cui lo “State of the World’s Forests” redatto dalla Fao, la deforestazione contribuisce all’aumento del riscaldamento globale. È chiaro quindi che buone pratiche come la salvaguardia dei boschi accompagnata dalla messa a dimora di nuovi alberi rappresentino azioni cruciali nella lotta ai cambiamenti climatici.
Uomo, foreste e cambiamenti climatici
Le foreste occupano il 31% delle terre emerse e costituiscono l’habitat per il 75% della biodiversità terrestre. Quelle pluviali sono responsabili della produzione del 40% dell’ossigeno mondiale ed è perciò indubbio che la deforestazione rappresenti una delle maggiori cause del riscaldamento globale, poiché genera dal 12 al 20% di emissioni di gas serra. Stando al rapporto Fao “SOFO 2018”, oltre ad essere uno strumento utile alla mitigazione del global warming, le foreste rappresentano una fonte di cibo, medicine e carburante per oltre un miliardo di persone.
Dal 1990 al 2015 la superficie forestale mondiale è diminuita di 129 milioni di ettari, mentre nel quinquennio 2010/2015 la perdita netta annuale è stata di 3,3 milioni di ettari. Secondo il report “Mapping tree density at a global scale”, pubblicato su Nature nel 2015, la rivoluzione agricola ha dato il via al processo di deforestazione su scala globale. Si stima infatti che dall’inizio della rivoluzione suddetta ad oggi gli alberi presenti sull’intero pianeta siano diminuiti di 3.000 miliardi di unità.
Per ciò che concerne il riscaldamento globale, l’articolo n°5 contenuto nell’accordo di Parigi incoraggia i governi ad agire tramite «…approcci regolatori e incentivi positivi per le attività relative alla riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado delle foreste, approcci regolatori alternativi, quali gli approcci congiunti di mitigazione e adattamento per la gestione integrale e sostenibile delle foreste».
Gli alberi giocano un ruolo fondamentale nell’accumulo di gas a effetto serra nell’atmosfera. Essi infatti agiscono come serbatoi di carbonio, assorbendo l’equivalente di 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Con una gestione forestale incisiva è possibile quindi rendere migliore la resilienza alle catastrofi naturali legate al clima. «La riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione e al degrado delle foreste e il ruolo della conservazione, della gestione sostenibile delle foreste e del rafforzamento degli stock di carbonio delle foreste saranno fondamentali per l’azione globale sui cambiamenti climatici» si legge nel rapporto Fao.
AForClimate: la buona pratica a servizio delle foreste
Tra i progetti in corso d’opera più interessanti utili alla salvaguardia delle foreste troviamo sicuramente LIFE AForClimate, un programma che mette in campo soluzioni concrete per la realizzazione di una pianificazione forestale efficace e che si adatti ai cambiamenti climatici presenti e futuri. Nello specifico il progetto, che ha come obiettivo l’adattamento della gestione delle foreste di faggio, punta a creare un modello previsionale che, tenendo conto dei cambiamenti del clima e della loro variabilità, renda possibile la realizzazione di calendari di interventi selviculturali sostenibili.
Sono tre le aree dimostrative in cui AForClimate mira a fornire soluzioni concrete per la realizzazione del progetto suddetto. I siti scelti rappresentano tre grandi categorie di faggeta (senza impronta mediterranea, con impronta mediterranea e con siccità estiva) presenti in tre differenti complessi forestali italiani collocati in Toscana, Molise e Sicilia.
«Grazie a questo cambiamento d’approccio rispetto alla gestione forestale classica, che non tiene conto della variabilità climatica» si legge nella brochure di presentazione del progetto «i popolamenti forestali potranno reagire meglio agli interventi selvicolturali, aumentando così la propria efficienza ecosistemica e resistendo meglio agli stress indotti dai cambiamenti climatici in atto». Sarà quindi possibile, durante i periodi favorevoli, una raccolta maggiore di massa legnosa (dal 5-7% al 15-20%) agevolando nel contempo l’incremento di CO2 sequestrata, mitigando così gli impatti dei cambiamenti climatici.
Il progetto, partito nel settembre del 2016 e che risulta essere il primo a livello globale ad applicare questo approccio in modo operativo, vedrà la sua fine nel 2022. Non ci resta quindi che aspettare e sperare nella possibilità di tracciare delle linee guida utili al superamento delle criticità relative a ciascuna realtà forestale.
“La tigre conta sulla foresta, la foresta conta sulla tigre”
Come abbiamo visto la salvaguardia delle foreste tramite l’adattamento ai cambiamenti climatici risulterà essere di fondamentale importanza per la lotta alle emissioni di CO2. Chiaramente il progetto di cui abbiamo parlato è di portata tale da escludere la partecipazione diretta dei singoli cittadini. È chiaro anche che riporre tutta la nostra fiducia nelle foreste si rivelerà una mossa inefficace, se nel contempo non modificheremo il nostro stile di vita. A questo punto è lecito chiedersi se e come i singoli cittadini possano agire in favore della neutralizzazione delle emissioni.
Anzitutto è necessario spiegare che ogni attività umana ha un impatto sull’ambiente che è possibile stimare grazie a un parametro denominato carbon footprint (impronta di carbonio o impronta ecologica) espresso in tonnellate di CO2 equivalente. È possibile calcolare la nostra impronta e quindi cercare rimedi utili a ridurla.
Come già detto le scelte e i gesti che interessano i più comuni aspetti della vita quotidiana generano un impatto ambientale non indifferente. A tal proposito negli anni sono stati redatti non pochi articoli contenenti semplici regole “a costo zero” utili alla mitigazione dell’impatto suddetto. Di seguito alcuni accorgimenti da effettuare giorno per giorno capaci di ridurre il nostro “peso” sulle risorse naturali:
- Acquista prodotti locali: secondo l’Agenzia europea dell’ambiente i trasporti sono responsabili di più di un quinto delle emissioni di gas serra. Ecco perché, ove è possibile, è fondamentale puntare sul Km0 o quantomeno prestare attenzione alla provenienza dei prodotti e quindi alla distanza che intercorre tra i siti di produzione e luoghi di vendita;
- Consuma meno carne: è ormai noto che gli allevamenti intensivi sono diretti responsabili del riscaldamento globale, producendo il 18% delle emissioni globali. Questo è solo uno dei motivi per cui la riduzione dell’impronta ecologica deve passare obbligatoriamente dalla diminuzione del consumo di carne;
- Bevi acqua dal rubinetto: l’Italia è il primo paese in Europa per consumo di acqua in bottiglia. Ad oggi l’inquinamento causato dalla produzione e dall’eccessivo uso di plastica rappresenta una vera e propria catastrofe naturale. Per questo motivo preferire l’acqua del rubinetto (sul mercato esistono depuratori di ogni tipo e prezzo) a quella imbottigliata è senz’altro un’ottima scelta in difesa dell’ambiente;
- Scegli la mobilità sostenibile: l’auto rappresenta senza dubbio il mezzo di trasporto più comodo. Scegliere la mobilità sostenibile (bici, bus, treni, auto elettriche e, perché no, il buon vecchio camminare) vuol dire adottare uno stile di vita più sano, ridurre le emissioni di CO2 e favorire una crescita economica eco-friendly.
Secondo la Fao riducendo le deforestazione e incrementando la riforestazione sarà possibile compensare circa il 15% delle emissioni prodotte dai combustibili fossili nei prossimi 50 anni. È evidente quindi che abbiamo bisogno d’aiuto da parte di quelli che un tempo venivano definiti “le colonne del mondo”, gli alberi. Le foreste saranno in grado di aiutare la razza umana solo se la razza umana deciderà di proteggere le foreste. Ci piace tenere sempre a mente la frase del filosofo cinese Confucio: «Il momento migliore per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo momento migliore è adesso».
Marco Pisano