Eugenia Roccella, neoministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, ha scritto su La Stampa di aver “imparato dal femminismo che l’aborto non è un diritto” e, a sostegno della sua tesi, ha citato Carla Lonzi – femminista italiana teorica della differenza sessuale – dichiarando che non approvasse l’aborto.
Ma Carla Lonzi non è mai stata contraria all’aborto. Nel Manifesto di Rivolta Femminile scrive chiaramente che “la negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna”.
In Sessualità femminile e aborto Carla Lonzi parla della comunità femminile che, affrontando clandestinamente l’aborto, ha “rischiato la vita”, e va a ribadire che “accederemo alla libertà di aborto, e non a una nuova legislazione su di esso, a fianco di quei miliardi di donne che costituiscono la storia della rivolta femminile”.
Carla Lonzi ha messo in discussione il sesso così come è stato normalizzato, e ha scritto che le donne subiscono l’aborto non con il significato di scelta obbligata ma per ribadire come l’orgasmo maschile è sempre stato considerato più importante di quello femminile; è stata lei a parlare di orgasmo vaginale e orgasmo clitorideo: “il piacere vaginale della donna non è il piacere più profondo e completo, ma è il piacere ufficiale della cultura sessuale e patriarcale“; alle donne non è stata data la possibilità di esprimere il proprio piacere, esse hanno subito la sessualità e interiorizzato la pratica. Carla Lonzi sosteneva che una gravidanza indesiderata fosse il frutto di una sessualità in cui la donna reprime il proprio piacere per soddisfare quello dell’uomo: le donne abortiscono perché rimangono incinte, e rimangono incinte perché fanno sesso con gli uomini.
Non deve essere negato l’aborto, mai, è la sessualità che deve essere liberata dalle norme patriarcali che comandano. “Il nostro obbiettivo non era negare la libertà di aborto, ma cambiare il suo significato nella coscienza di chi continuerà a subirlo, anche libero, la donna, e a imporlo, una cultura se non vogliamo dire l’uomo.”
Carla Lonzi e il femminismo della differenza vogliono sciogliere i nodi indissolubili creati dal patriarcato, dove la donna è succube ed è soggiogata dal rapporto emotivo che si crea tra uomo – superiore – e donna – inferiore.
Nulla a che vedere con la negazione dell’aborto. E mentre tentiamo di cambiare le regole di questi rapporti uomo/donna resta fondamentale la possibilità che una persona possa decidere se essere o meno madre. Rendere l’aborto difficile significa solo che ci saranno aborti clandestini e pericolosi.
Valentina Cimino