Sono passati quasi tre mesi da quel quattro marzo in cui i due leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini si contendevano la poltrona di Primo Ministro. Le elezioni ci hanno consegnato un’asse populista e una maggioranza da mettere insieme e sulla quale accordarsi per dare all’Italia un Governo. Alla fine, il Governo è arrivato, con una ventata di populismo e promesse che si sono susseguite nell’arco di una campagna elettorale che non ha mai smesso di sollecitare gli istinti più biechi del nostro Paese.
Si tratta della tanto invocata Terza Repubblica? Non proprio, essendo un Governo che, tuttavia, dovrà affrontare una difficile situazione, volatile e volubile, con un Presidente del Consiglio che potrebbe non avere la necessaria autonomia per la presenza ingombrante dei due leader Matteo Salvini e Luigi di Maio.
Un governo, in ogni caso, si giudica dal suo operato e il primo atto annunciato di Matteo Salvini, di diminuire la spesa all’accoglienza di 5 miliardi non lascia proprio ben sperare. In questo contesto potrebbe risultare interessante osservare e commentare la sfida che attende Luigi Di Maio, neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo.
Ritornano alla memoria, se osserviamo con efficace cinismo la dialettica di Luigi di Maio in queste settimane, le parole di Nanni Moretti in Ecce Bombo, in cui proclama:”mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non me ne vengo per niente?”
Il fotogramma perfetto per inquadrare una figura politica come Luigi Di Maio che non è mai uscito dal tracciato segnato dalla sua retorica ultra-populista. Una retorica, tra l’altro, molto confusa e che l’ha portato a cambiare idea ogni 24 ore. Si è passati dalle dichiarazioni sulla scelta dei Ministri “Il Presidente della Repubblica li sceglie..” allo stato di messa in accusa al Presidente della Repubblica sulla scelta di porre un veto a Paolo Savona a chiedere di nuovo una collaborazione con Mattarella. Nel giro di tre giorni Luigi Di Maio ha perso la fiducia di tanti, anche tra gli stessi grillini, i quali hanno cominciato a dubitare (ci voleva tanto?) della sua figura di capo politico.
La confusione di Luigi Di Maio è riuscita anche a far passare per grande statista Matteo Salvini (ed è forse la sua colpa più grande..), l’unico che sperava davvero in elezioni anticipate e che avrebbe voluto far saltare il banco per raccogliere il massimo al giro successivo, lanciando un’opa su Forza Italia e dominando il centrodestra.
L’incoerenza di Luigi Di Maio rappresenta un popolo che, non avendo più riferimenti, si è adattato a vivere su una mancanza di ideologia. Gli elettori non hanno potuto non votare questo Movimento dato il disamore sociale in cui i partiti tradizionali ci hanno trascinato. In questo quadro chiaroscurale, infatti, si sono collocati i 5 stelle, i quali sono riusciti a definire i bordi e le sfaccettature di una ideologia politica che ha fatto dei giovani e dalla infame immagine del futuro la sua arma più efficace. L’utilitarismo applicato alla delusione, alla moralità disgiunta. Ma adesso, non preoccupatevi, è presente il governo del cambiamento.
Non si capisce bene, però, di quale cambiamento si parli, perché la figura di Luigi Di Maio non è propriamente una certezza (anzi..) sulla risoluzione della crisi del lavoro, in cui i contratti a tempo determinato continuano a far vacillare la credibilità nel futuro per i giovani; in cui la mancanza di lavoro sta spezzando le reni al mezzogiorno; in cui i lavoratori sono malpagati e sfruttati. Nel famoso contratto di Governo non c’è una ricetta vera e propria per stabilizzare i giovani di questo Paese che, ogni anno, espatriano in altre Nazioni europee.
La novità, intanto, sarebbe quella di reintrodurre i famosi voucher: “La cancellazione totale dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresentava, invece, uno strumento indispensabile”. E poi ovviamente la riduzione del cuneo fiscale, un grande classico che torna in scena alla grande.
La battaglia sul lavoro si annuncia ardua e complessa e potrebbe creare non pochi problemi all’asse di Governo Lega – Movimento 5 Stelle, che, su molte questioni dovranno trovare una quadra. Ce la faranno? Difficile a crederci.
Niccolò Inturrisi