Pochi giorni fa avevamo lasciato un Brasile in festa per la rielezione di Dilma Rousseff, candidata del partito dei lavoratori e rieletta domenica 26 ottobre a svolgere, per la seconda volta, il ruolo di presidente. All’annuncio della vittoria, in tutto il paese, si è subito scatenato un clima festoso, definito da alcuni giornali, quasi carnevalizio.
Sabato 1 novembre, invece, cambia musica. Al grido di “Dilma fuori”, 2500 persone, munite di bandiere nazionali e cartelli, si sono radunate in piazza a San Paolo per manifestare il loro dissenso alla rielezione di Dilma Rousseff, che con il 51.64% di preferenze si è accaparrata il suo secondo mandato, contro il 48.36% dei voti del rivale Aécio Neves, candidato del partito social-democratico brasiliano. Lo scarto dei voti tra i due è il minore che si sia registrato dalla fine del regime militare, durato dal 1964 al 1985. Con una perdita di quasi quindici posti al congresso, Dilma punta a riconquistare la fiducia degli investitori per rilanciare la settima economia mondiale. Nel suo discorso alla popolazione ha fatto sapere che gli interventi da fare sono tre: “Riforma delle istituzioni, rilancio dell’economia e lotta alla corruzione”. L’ultimo, è stato il punto chiave della sua campagna elettorale. Le 3 priorità, a quanto pare, non sono piaciute a tutti.
I manifestanti, riuniti grazie ai social network, criticano aspramente, con slogan e cartelli, le politiche di governo e rivendicano la trasparenza dello scrutinio, giudicando il partito dei lavoratori una realtà corrotta. Alcuni, probabilmente stanchi di vedere un’America latina che da anni ha un viso di sinistra, si sono lasciati andare a slogan contro la vicina Cuba e contro il comunismo. Il popolo brasiliano forse si ricorda ancora il momento della prima elezione di Dilma, nel 2010, quando il paese stava trascorrendo gli anni migliori sotto la guida del presidente Lula. Lei aveva ereditato, proprio in quegli anni, un Brasile con una crescita economica annuale del 7.5%. Ora, nel 2015, secondo alcune stime, il paese non vedrà una crescita superiore all’1.7%.
Chi pensava che i mondiali di calcio avessero abbattuto la sua popolarità, dunque, si sbagliava: Dilma Rousseff a 66 anni, è divenuta la prima donna presidente a essere rieletta nella storia del Brasile, magari per opera di João Santana, suo uomo immagine, famoso per la vittoria di Chavez alle elezioni di due anni fa in Venezuela.
Giuseppe Ianniello