Cinghiali in Piemonte: trovato accordo storico alternativo alla caccia
Foto di Vincent M.A. Janssen da Pexels

Il 28 dicembre 2021 è stato trovato un accordo tra Agricoltori, Ambientalisti e Animalisti nell’affrontare il problema della diffusa presenza dei cinghiali in tutto il territorio della regione Piemonte. Ad annunciarlo sono state le stesse parti in causa, ovvero il Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi (COAARP) e il Tavolo Animali & Ambiente costituito dalle associazioni quali ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO Natura e SOS Gaia. Quasi un evento unico per il Piemonte e a livello nazionale che sancisce un patto tra gli agricoltori e le associazioni ambientaliste e animaliste contro l’attività venatoria considerata dannosa e inutile per risolvere il problema cinghiali nella direzione del benessere degli animali.

Il bisogno di ridurre i danni e salvare l’agricoltura

L’obiettivo comune è quello di iniziare a tenere sotto controllo il numero dei cinghiali sul territorio piemontese. Nella regione, il fenomeno dei cinghiali è di fatto diventato estremamente grave, visto che sta compromettendo non solo i raccolti agricoli, ma anche la sicurezza stradale e la conservazione della biodiversità degli ambienti naturali. Nei mesi precedenti ci sono state perciò da parte della Coaarp una serie di proteste plateali dopo i danni ingentissimi alle semine che hanno anticipato quelli altrettanti ingenti causati ai raccolti d’autunno. Per cui è stata inizialmente presa in seria considerazione l’attività venatoria come soluzione per risolvere il problema.

La caccia non risolve la proliferazione dei cinghiali

I cacciatori e una parte consistente del mondo agricolo, in particolare quello delle grandi associazioni di categoria, hanno permesso inizialmente di celare le reali ragioni della caccia che sono legate alle politiche di mercato. Tuttavia, si è capito nel tempo che l’attività venatoria risulta essere solamente controproducente. Uccidere gli esemplari più grandi di Sus Scrofa causa una dispersione dei giovani e la disgregazione dei gruppi sociali, che a loro volta induce a creare nuovi branchi e colonizzare nuove aree a spese dei campi coltivati. Le battute di caccia non sono perciò di alcun vantaggio per l’agricoltura, anzi spesso divengono dannose dato che si dimostrano uno dei principali ostacoli nello sviluppare economie locali ecologicamente compatibili. Pertanto, è stato deciso che la gestione del cinghiale deve essere sottratta al mondo venatorio, poiché è fin troppo evidente il conflitto d’interesse: i cacciatori non hanno di fatto alcun interesse a vedere ridotta numericamente la specie.

Animalisti e agricoltori coalizzati contro i cacciatori

Sulla base della art. 19 della Legge n. 157/1992, gli agricoltori e le associazioni ambientaliste e animaliste sono arrivati a conclusione che le soluzioni cruente utilizzate dai cacciatori non si sono mai dimostrate efficaci, oltre ad essere eticamente inaccettabili. Nonostante la differenza degli interessi rappresentati e delle diverse metodiche di approccio al problema, si è convenuto alla fine che la gestione dei cinghiali dovesse essere sottratta al mondo venatorio e affidata a enti pubblici, ovvero alla gestione delle province e della Città Metropolitana di Torino attraverso il proprio personale.

Le proposte degli ambientalisti e degli animalisti si sono rivelate ancora una volta vincenti. Quella dei cacciatori è sempre più vista oramai come una vera e propria lobby che amplifica il problema della proliferazione dei cinghiali sul territorio. Per questo motivo si è reso necessario trovare un accordo che proponesse strategie alternative all’abbattimento degli animali. D’altra parte, la riduzione numerica della specie cinghiale sul territorio è di fatto l’obiettivo principale e irrinunciabile, ma essa deve essere raggiunta in compatibilità alla convivenza pacifica con la fauna selvatica. Dopo il caso dei mufloni dell’isola del Giglio verso la fine di novembre, le associazioni animaliste hanno così ottenuto un’altra storica vittoria, che sta a testimoniare l’ottimo stato di salute di cui sta vivendo l’animalismo italiano e la crescente sensibilità verso le cause animaliste e ambientaliste sul tutto territorio nazionale.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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