Movimento 5 Stella
Foto LaPresse - Daniele Leone 03/10/18 Roma

Il Movimento 5 Stelle sta affrontando la crisi più dura dall’ottobre del 2009, data della sua fondazione. La crisi del Movimento è giunta all’improvviso ma non è stata casuale: la condotta di rappresentati politici del partito, le figuracce pubbliche di alcuni ministri e l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini sono le principali cause della caduta delle stelle.

Prima di analizzare le cause del declino, è bene riassumere brevemente la vita del Movimento e i motivi della sua ascesa.

Le ragioni del successo del M5S

La prima volta che i 5 Stelle hanno spaventato sul serio i partiti tradizionali risale alle elezioni politiche del 2013, dove furono la compagine politica che raccolse più voti in assoluto (quasi 9 milioni).

All’epoca, il M5S era una voce nuova, fuori dal coro, piena di volti giovani e apparentemente puliti che si scagliavano contro i vecchi visi corrotti della politica in nome del giustizialismo e dell’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini. L’obiettivo dei pentastellati era fare piazza pulita, rimuovere ogni baluardo dei partiti rivali accusati di essere covi di corruzione e mala gestione degli affari pubblici. E in effetti l’intento non era malvagio, nel 2013 il nostro Paese usciva dall’impopolare amministrazione di Mario Monti, i casi di corruzione e mal governo erano all’ordine del giorno, la rabbia e la frustrazione sovrastavano i cuori degli italiani.

La rabbia, questo sentimento ancestrale, è stata il fulcro delle politiche del Movimento 5 Stelle; e successivamente anche della nuova Lega di Matteo Salvini.

La rabbia acceca, è un modo di dire ma è particolarmente veritiero: infatti da quelle elezioni politiche in poi le cose sono andate sempre peggio e questo oscuro sentimento si è palesato sempre di più. Ciò ha fatto sì che il M5S aumentasse i suoi adepti e che questi ultimi non riuscissero a vedere le storiche contraddizioni e gli imbarazzanti limiti di un movimento mosso da ideali parzialmente corretti ma totalmente incapace di entrare nelle logiche politiche e di concretizzare il proprio pensiero.

Arriva il governo, ed è l’inizio della fine

Tuttavia, proprio quando il sogno iniziale di Beppe Grillo (fondatore del movimento) sembrava essere giunto al successo totale, con le ultime elezioni politiche del 2018, una tempesta violenta e improvvisa ha iniziato a far cadere le stelle dal cielo: le ultime elezioni hanno permesso ai pentastellati di entrare non solo in Parlamento come prima forza, ma anche di salire al governo e alla tanto ambita presidenza del consiglio.

Da qui inizia la fase calante e controversa dei 5 Stelle, dovuta principalmente a due fattori strettamente collegati tra di loro.

Prima di questa burrascosa e controversa legislatura il Movimento 5 Stelle non era mai salito al governo. Sebbene quest’ultimo implichi una forte condizione di potere, è anche vero che espone di più i propri membri alle critiche e alla gogna mediatica: questo è il primo motivo per cui è risultata evidente la difficoltà del Movimento di governare il Paese (fatto che ha comportato il suo successivo ridimensionamento).

Infatti, mentre in Parlamento (nonostante ci sia la possibilità da parte dei cittadini di seguire i lavori di deputati e senatori) si è mediaticamente meno esposti poiché si fa parte di un grande insieme che discute spesso di argomenti tecnico-legislativi, le azioni del governo sono sotto gli occhi di tutti in quanto prende poche ma decisive decisioni che spesso riguardano politiche pubbliche (in linea di massima argomenti più a cuore al comune cittadino).

In questo preciso passaggio, da parlamentari a ministri, i 5 Stelle sono usciti dal covo sicuro del Parlamento e si sono esposti, trascinando con loro tutta l’incompetenza che ormai contrassegna il M5S. Basti ricordare le gaffe del ministro Toninelli sul ponte Morandi o quelle dello stesso leader Luigi Di Maio per rendersi conto di come i pentastellati siano abili strateghi ma pessimi pianificatori e poco avvezzi alla materia governativo/politica.

I 5 Stelle e la Lega di Salvini

Il secondo motivo della caduta delle stelle (probabilmente il più incisivo tra i due) è il controverso rapporto di Luigi Di Maio e dell’alleato di governo Matteo Salvini. Proprio quest’ultimo è forse il più abile politico al momento presente nel nostro Paese: perché Salvini non solo si è fatto eleggere facendo leva su un elemento particolare e minimo che accumunava tutti gli italiani (la rabbia), ma ha anche interpretato benissimo il suo alleato/rivale politico.

Il leader della Lega ha infatti intuito il forte desiderio di essere parte del governo dei 5 Stelle, capendo così di poter proporre qualsiasi iniziativa (governativa e non) al suo alleato, che avrebbe fatto di tutto per rimanere nelle posizioni di potere che tanto faticosamente aveva conquistato.

Salvini ha dunque iniziato una politica aggressiva, discostandosi anche dal celebre contratto di governo, sicuro di ricevere appoggio dai bramosi alleati. Il culmine di ciò è stato il caso della nave Diciotti, occasione in cui i 5 Stelle per non far cadere il loro amato Governo hanno concesso l’indennità parlamentare a Matteo Salvini, andando così contro uno di quei principi che accumunava gli elettori dei pentastellati.

Questo è stato il vero punto di svolta: da qui in poi il Movimento 5 Stelle ha riscosso sempre più insuccessi, soprattutto nelle elezioni regionali: le elezioni di Sardegna e Abruzzo hanno palesato questi malumori facendo spostare l’elettorato o verso la Lega o verso il nuovo PD di Zingaretti.

A guardarli dall’esterno, Di Maio sembra una figura succube dell’influenza di Salvini, anche perché quest’ultimo difficilmente ha appoggiato le iniziative dei 5 Stelle (cosa che invece, come già visto, a parti invertite è accaduta). Inoltre, sempre Di Maio sembra non riuscire più a imporre la propria voce all’interno dell’esecutivo, ora in balia dei programmi del leader della Lega. Tutto ciò ha complicato il già burrascoso quadro delle elezioni europee di maggio, dove tra l’altro avremo una seria risposta sul futuro dei 5 Stelle.

Intanto il ridimensionamento del M5S è una cosa certa e ci si interroga su quale sarà il futuro partito politico che riuscirà a mettere il bastone tra le ruote alla Lega, con l’augurio che quest’ultima finisca come i pentastellatti: delegittimati e smascherati agli occhi di tanti italiani.

Alessandro Leuci

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