Se anche su Twitter il premier Conte si nasconde dietro a poche dichiarazioni ufficiali senza sbilanciarsi sull’attualità, ci pensano i ministri del suo governo a non far rimpiangere il suo silenzio sfornando tweet da piena campagna elettorale. E ovviamente a guidare i cinguettii del cambiamento è sempre lui: Matteo Salvini.

Il governo Conte è stato immodestamente descritto dai suoi stessi membri, fin dall’inizio, come il governo del cambiamento. Questo cambiamento si affaccia ancora timidamente nei fatti concreti (pochi) arrivati sulle pagine della Gazzetta Ufficiale, ma di sicuro riguarda la comunicazione. Meno dichiarazioni ufficiali, più cinguettii ufficiosi.

Ormai per i politici i tweet hanno soppiantato le note a mezzo stampa.

Ma come si comportano i nuovi ministri su Twitter? Vediamo il meglio (del peggio) dei primi due mesi social del governo…

#5 – Nostalgia, nostalgia canaglia

Apre la hit parade il ministro della Salute Giulia Grillo, che mentre si trovava ad affrontare polemiche infinite su malasanità e vaccini ha trovato il tempo alle due di notte del 21 luglio per fare gli auguri al leader storico del Movimento, ricordando uno dei momenti iconici della costruzione della figura a tratti mitologica del padre putativo del primo partito d’Italia: la traversata dello stretto di Messina del 2012. Da allora sono passati sei anni e qualche governo, ma la domanda non è facile: è più probabile che Beppe torni in acqua a settant’anni o che il Movimento torni quello di un lustro fa?

#4 – Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi!

Dopo il simpatico sketch con Orietta Berti e Fin che la barca va in sottofondo, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio sforna un’altra citazione colta, accettando – e ritwittando – il sostegno di Jerry Calà, attore e comico simbolo del Belpaese craxiano e della Milano da bere degli anni Ottanta. Non proprio un’Italia a cinque stelle…

#3 – Dimmi chi ritwitti e ti dirò chi sei

Ma se la comunicazione grillina strappa una risata e al massimo qualche sospiro tra i nostalgici della compostezza primorepubblicana, dall’altra parte del governo l’aria che si respira è decisamente più preoccupante. Nel profilo Twitter di un ministro leghista del governo – nello specifico, non a sorpresa, del ministro della Salute Lorenzo Fontana – ecco che si trovano retweet poco rassicuranti di personaggi come Diego Fusaro, leader culturale del sovranismo imperante. Certo, se poi la critica al malvagio capitalismo immigrazionista la condivide chi è stato al governo con l’anticapitalista Berlusconi per vent’anni…

#2 – Non sono razzista, ma… lo siete voi

Lorenzo Fontana è quell’ibrido tra ministro e capro espiatorio perfetto per far apparire Salvini un moderato che ama la legge. Talmente bravo nel suo ruolo di “provocatore” da apparire due volte in questa classifica. Aboliamo le unioni civili? “Non è nel contratto”. Aboliamo la legge Mancino? “Non è nel contratto”. Andiamo a omaggiare gli ultras ultradestra dell’Hellas Verona tutti insieme? “Non è nel contratto”. Per tutte le sue proposte incostituzionali non c’è molto spazio nelle istituzioni, ma dove il governo dice no, perché non rivolgersi alla propria fanbase su Twitter come un vip qualsiasi?

#1 – Chiudiamo i porti, apriamo Twitter

Certo, Fontana è un avversario scomodo, ma non si può superare il tweet di questi primi due mesi abbondanti di governo. Tre parole e una foto. Anzi, un hashtag e una foto: #chiudiamoiporti. Che ha fatto notizia e ha prodotto una battaglia social partita dalla questione Aquarius e proseguita incessantemente nelle settimane successive. Perché gli slogan di Salvini non muoiono con i loro tweet originali, ma diventano mantra da snocciolare a ogni occasione valida. Come, voi ancora speravate in un ministro dell’Interno serio e istituzionale? È finita la pacchia.

Davide Saracino

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