Con la sua musica intrisa di folk e bagnata di rock che risente l’eco della tradizione popolare, Terje Nordgarden, lungimirante cantautore norvegese noto per la spiccata profondità di composizione e per la timbrica vocale tagliente ed incisiva, si è reso capace di travalicare lingue e confini, facendosi apprezzare – e non poco – anche all’interno del territorio nostrano, dove parrebbe abbia trovato la dimensione a lui più congeniale.
Prolifico, metodico e restio allo star system, Nordgarden, il quale già vanta la paternità di ben sei album in studio, ha presentato alla sua maniera, sottotono, il singolo che ne segna il graditissimo ritorno in scena, ovvero “IMAFY”, secondo estratto dalla sua ultima fatica discografica, ancora in fase di produzione, “All We Need”.
When the times are changing so quickly
And our dreams go lost missing
When the people on top are scaring
I’m all for you
Il testo celebra il sentimento amoroso come forma più vivida di un rapporto interpersonale. Quando ci si dedica, nel pieno delle proprie facoltà, ad un’altra persona, la realtà, venendo ricostruita a partire da nuovi significati che scaturiscono per via diretta dalla reciproca relazione, assume un nuovo assetto. In amore il bene dell’altro/a è innalzato a valore assoluto: entrambe le parti si muovono per sviluppare il valore intrinseco della persona amata, per coglierne la sua individualità ed essenza.
L’uscita di “IMAFY” ha rappresentato per la nostra redazione un’occasione propizia per scambiare alcune battute con il talentuoso songwriter Nordgarden, ripercorrendo le tappe principali della sua carriera ad oggi. Ecco quanto raccontatoci:
All’incirca vent’anni or sono, con il folk rock del secolo scorso all’americana in testa e la tua fedele chitarra in braccio, da Hamar sei approdato a Bologna per vivere di canzoni. Per quali motivazioni la tua scelta è ricaduta proprio sul nostro paese? Terje, quali ricordi conservi di allora?
«Spinto dal desiderio di evasione dalla quotidianità e di esplorare al meglio me stesso ricercando nuove occasioni in ambienti non familiari, maturai nei primi anni Duemila la decisione di cambiare aria. Reduce da un’esperienza di servizio civile nazionale, alcuni amici, visto il suo lato cosmopolita, mi consigliarono Londra. Vuoi il clima, vuoi la gente, vuoi altro, la ritenni troppo affine alla capitale norvegese Oslo; quindi la scartai. Avevo bisogno di stimoli differenti, di un cambio drastico: l’Italia, in particolar modo Bologna, era la scelta giusta per me. Fin da quando misi per la prima volta piede in città, rimasi impressionato dai portici e dalle piazze pullulanti di artisti di strada, con alcuni dei quali ebbi modo di scambiare due chiacchiere, confrontarmi ed accrescere il mio bagaglio culturale. Dopo all’incirca un anno vissuto di busking per le strade del capoluogo emiliano, mi trasferii a Firenze e, successivamente, in Sicilia. Nonostante le iniziali difficoltà, non mi sono mai pentito di essermi stabilito nello Stivale, ormai una seconda casa per me.»
Se da un lato si riesce a definire da dove hai attinto ispirazione, di contro non ci sono generi musicali dai quali Nordgarden ha preso le distanze. È così o sbaglio?
«Personalmente, non mi sono mai preoccupato a chi o cosa assomigliare e a chi o cosa no; ritengo che la musica non vada connotata. È più nei contenuti in cui scelgo una posizione: scrivo, canto e suono quel che arriva, è naturale mettere in note alcune cose e non altre. Il punto è indossare, sempre e comunque, abiti che ti mettano a tuo agio, non accettare compromessi.»
Le quantità non indifferente di esperienze concertistiche di cui sei stato protagonista e l’aver dato alla luce ben sei dischi, non hanno in alcun modo scalfito la tua voglia di fare musica. Ora che il tuo primo ed omonimo album ha compiuto la maggiore età, che effetto ti fa lanciare la tua nuova creatura musicale “IMAFY”?
«Lo stesso effetto che nel 2003 mi ha fatto pubblicare il mio disco d’esordio “Terje Nordgarden”. Sicuramente sento la responsabilità di non deludere chi apprezza la mia musica: è a dir poco stupendo aver avuto l’occasione di vivere il proprio sogno e di farne un mestiere, avere la possibilità di parlare a tante persone che mi facciano comprendere anche loro come la pensano. Per quanto riguarda nello specifico “IMAFY” è una canzone scritta di getto, con la pancia, musica e parole nel giro di poco; ha un lato molto personale e introspettivo, che gli regala qualche qualità in più.»
La canzone affronta la tematica dell’amore nella sua accezione più pura. A tuo parere, per quale motivo il più nobile tra i sentimenti umani può essere inteso come il raggiungimento dell’apice nella personalizzazione di un rapporto?
«Come suggerisce Platone nel “Simposio”, l’amore nasce da una mancanza interiore, dalla ricerca di un qualcuno che ci completi: una parte del nostro essere, che reclama con vigore il proprio spazio, trova rispecchiamento nell’incontro con l’altro/a, nello specifico con la sua stessa parte mancante. Amare vuol dire muoversi nella direzione della libertà verso la persona amata e verso sé stessi, rivelarsi al prossimo per ciò che si è, nei propri limiti e lati oscuri. È per questo che gli amanti si rinforzano reciprocamente, creando un legame ad alta gradazione d’intensità.»
Progetti futuri di Nordgarden?
«Spill, spill og spill fortsatt! (Suonare, suonare ed ancora suonare!)»
Vincenzo Nicoletti