Dopo quasi un anno dalle elezioni francesi, che hanno visto trionfare il moderato liberaldemocratico Emmanuel Macron, la destra di Marine Le Pen tende alla riorganizzazione.
La legge elettorale francese ha danneggiato non poco la leader del Front National, che, nel frattempo, ha dovuto fronteggiare uno scontro interno con il padre, padrino del partito di cui è la presidente. Marine Le Pen è calata nei sondaggi, ma non ha ancora perso la speranza di rilanciare il proprio progetto sovranista, sull’onda del risultato del centrodestra in Italia.
Marine Le Pen alla pulizia del Partito
Marine Le Pen sta portando avanti un’operazione di maquillage del movimento, con l’intenzione di moderarlo nel profilo politico: in questo senso la lotta con il padre con la sua successiva dipartita politica hanno significato il ripudio del vecchio Front National rozzo e orgogliosamente di destra estrema per dare vita al nuovo partito. Il suo progetto è un soggetto politico sovranista, di destra, ma non più forzatamente così categorizzato.
Il culmine di questo cambiamento è l’addio, durante l’ultimo congresso, al vecchio nome del partito: non si chiamerà più Front National, ma Rassemblement National. Da un fronte contro tutti ad un nome più unitario, il cambio è netto, ma i demoni sono sempre gli stessi.
Il nuovo partito ha tre compiti principali: recuperare il consenso con una proposta politica più unitaria della destra, cancellare la sigla del padre Jean-Marie Le Pen e presentarsi, a questo punto, con un movimento meno guerrigliero e più governativo.
Anche se cambia il nome, la sostanza resta la stessa, il Rassemblement National porterà avanti, in ogni caso, le sue idee xenofobe e identitarie, forse in maniera meno esplicita, ma non per questo meno pericolose per l’Europa. La presenza di Steve Bannon al congresso di Lille ha aggiunto, ad esempio, un altro tassello alla destra europea, che si sta trasformando – solo nell’apparenza, sia chiaro – sempre più in un movimento (sullo stile di Trump negli Stati Uniti) contro l’establishment in questo caso rappresentato dall’Europa e, in Francia, da Macron, visto da molti francesi come Presidente dei ricchi.
L’obiettivo di governo di Marine Le Pen
Il cambiamento del nome del partito e l’addio al padre segna, ad oggi, un nuovo scenario pericoloso per la Francia e per l’Europa unita: l’obiettivo profondo è il governo e, per arrivarci, il nuovo movimento è ben disposto all’alleanza con i Repubblicani. Marine Le Pen, eletta al 100% come segretario del Front National (che diventerà Rassemblement National), vuole dare l’immagine di un rinnovamento profondo, aperto alle alleanze e disposto a mediare per accedere al potere, rassicurando gli elettori repubblicani. La legge elettorale blocca l’accesso al potere di Marine Le Pen e, il barrage che si è verificato l’anno scorso potrebbe verificarsi di nuovo fra 4 anni, per cui il suo obiettivo potrebbe essere quello di coltivare nel campo politico del centrodestra, affermandosi come leader affidabile e allearsi con il soggetto politico più vicino: Les Republicains.
Un rapporto complesso ma possibile per il Rassemblement National
La famosa dediabolizzazione di Marine Le Pen del Front National porebbe avere dunque successo: tra i dirigenti del prossimo Rassemblement National e Les Republicains il rapporto è ancora in corso di costruzione, ma laddove dovesse davvero riuscire a garantire una moderazione del suo movimento, Marine tenterà, già nel 2019, un accordo nazionale per le europee. L’esperimento potrebbe davvero concretizzarsi, secondo un sondaggio di Kantar Sofres, un istituto di marketing e opinioni in Francia, il 70% degli elettori del Front National sarebbero disponibili ad un accordo l’anno prossimo. Le differenze politiche e programmatiche tra Les Republicains e il Front National cominciano ad assottigliarsi, a partire dall’immigrazione e sullo ius soli, che Marine Le Pen vorrebbe cancellare in toto.
Ma Les Republicains…
Non si sa bene se i dirigenti del partito di centrodestra vogliano rischiare davvero di allearsi con una Marine Le Pen che, secondo i sondaggi, è calata al 16% come ideale presidente dei francesi. La sua immagine degradata, dunque, potrebbe svelare un altro scenario, quello in cui Les Republicains potrebbero intromettersi nel campo di riferimento politico del Front National, assimilandone proposte politiche e profilo identitario. La bomba, però, potrebbe essere facilmente disinnescata, poiché il gioco di entrambi entrerà facilmente in conflitto se non si mettono d’accordo, l’elettorato si assottiglia sempre più ed il proprio riferimento si sta amalgamando: potrebbero esserci due scelte per uno stesso elettorato, depotenziando, dunque, entrambe le proposte.
Un futuro cupo per l’Europa
Con la normalizzazione dello scenario politico della Francia e della Germania, entrambi con due governi europeisti, l’unica variabile impazzita del quadro resta l’Italia, con l’impossibilità apparente di trovare una maggioranza e con due schieramenti che hanno vinto, ma non possono governare. Il Movimento 5 Stelle ha fatto sapere di essere diventato tutto ad un tratto europeista, attraverso le parole di Luigi Di Maio, lo stesso Salvini ha moderato la sua verve antieuropeista, ma di certo non si nasconde.
La destra europea si presenterà alle prossime elezioni europee, un altro passaggio chiave per il futuro dell’Europa, con una sinistra che tende ad essere sempre più debole. Marine Le Pen lancerà il suo movimento e proverà a costruire la campagna elettorale per le europee, partendo dall’opposizione al governo Macron e, prossimamente, bisognerà capire se riuscirà ad imporsi come prima opposizione oppure no, perché, intanto, la France Insoumise di Melenchon si è imposta come grande forza di contrasto al governo centrista. L’Europa resta a guardare, ancora una volta.
Luca Mullanu