Sita in via Duomo, la Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta costituisce uno dei tanti luoghi più caratteristici della città di Napoli: le sue mura, infatti, custodiscono un tesoro di importanza unica sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista culturale.
Le sue origini risalgono al lontano 1294: edificata per volere di Carlo d’Angiò su sollecitazione dell’arcivescovo Giacomo da Viterbo, la costruzione della cattedrale di Napoli, nonché Duomo e sede dell’arcidiocesi della città, provocò la distruzione di una delle due basiliche che sorgevano al suo posto, la Stefania. L’altra, la basilica di Santa Restituita, edificata del 334, sopravvive come basilica laterale, costituendo il più antico battistero del mondo occidentale.
Solo nel 1313 la costruzione del Duomo fu completata in stile gotico, durante il regno di Roberto d’Angiò e l’anno successivo dedicata all’Assunta. È curioso ricordare la scelta del cardinale Filomarino che, nel 1322, ordinò la distruzione della grande statua equestre bronzea che antistava alla Basilica della Stefania: egli infatti non sopportava le leggende e le superstizioni che circolavano intorno al monumento, che si diceva essere stato costruito da Virgilio e accompagnato da una stregoneria capace di guarire i cavalli malati. Il metallo ricavato fu utilizzato per la costruzione delle campane del Duomo.
I danni provocati dai terremoti, gli interventi restaurativi, le nuove costruzioni hanno reso il Duomo una struttura nella quale il passare dei secoli si riflette nella sovrapposizione dei diversi stili artistici.
Nata sul sorgere del XIV secolo, in pieno stile gotico, la cattedrale accoglie il barocco della fine del Seicento negli stucchi che decorano la chiesa, fino al neogotico dell’Ottocento.
Diverse sono le vicissitudini che hanno interessato la storia della facciata: il terremoto del 1349 distrusse quella originaria di stampo angioino insieme al campanile; dei vari rifacimenti del ‘400 e del ‘700 non rimangono che pochi elementi: la facciata attuale è infatti frutto del progetto di fine ‘800 dell’architetto Enrico Alvino, su commissione del cardinale Sforza, inaugurata solo nel 1905.
Tra le numerose cappelle di interesse storico e culturale, due se ne distinguono, per la particolarità della storia che le accompagna: oltre alla sopracitata Basilica della Santa Restituita, di origine paleocristiana, che rappresenta la primitiva chiesa cattedrale della città, abbiamo la Cappella del Tesoro di San Gennaro, simbolo dell’onore al voto fatto al santo dalla città durante la pestilenza del 1526 ed espressione del culto del popolo partenopeo, luogo che conserva la memoria storica del popolo napoletano, le sue credenze e le sue distintive tradizioni. Realizzata con l’impegno congiunto del popolo napoletano e degli artisti della scuola barocca, la cappella è il luogo in cui, il 16 dicembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio (data del trasferimento del corpo del santo da Pozzuoli a Napoli) e il 19 settembre, durante la festa del santo, la città di Napoli attende il miracolo di San Gennaro: la liquefazione del sangue santo contenuto nelle ampolle, verificatasi per la prima volta nel 1389.All’esterno, troviamo il Museo del Tesoro di San Gennaro che ospita gli oggetti devoluti al patrono di Napoli. Oggi il Tesoro conta oltre 21.000 capolavori, donazioni di papi, re, gente comune, testimonianze di antiche leggende religiose e laiche, che ci raccontano di un amore che dura da sette secoli.
Sonia Zeno