È notizia di oggi l’attentato a Gerusalemme, nel sobborgo di Har Norf, dove una sinagoga è stata attaccata da due uomini armati che hanno sparato e aggredito i fedeli accorsi in preghiera, uccidendo almeno 4 persone. Secondo le ultime indiscrezioni dell’emittente Fox News, tre cittadini americani, Aryeh Kupinsky, Kalmen Levin e Moshe Twersky sono tre delle quattro vittime accertate, insieme ad un altro cittadino israeliano. Altre 8 persone sono state ferite nell’attentato, di cui uno in condizioni gravi. Gli attentatori sono anch’essi rimasti uccisi, in quanto vittime di una sparatoria con la polizia sopraggiunta prontamente sul luogo.
L’attentato a Gerusalemme è stato sferrato in un luogo ben preciso, in quanto il quartiere di Har Norf è ultra-ortodosso ed era la linea di confine fra Israele e Palestina nel 2008, quando un palestinese armato sparò a 8 persone nelle vicinanze di un seminario.
Pronta la reazione del premier Netanyahu, che ci dice che Israele “risponderà duramente“, e continua sostenendo che si tratta di un “crudele assassinio di giudei che stavano solamente andando a pregare“.
Interviene nella vicenda anche il segretario di stato americano John Kerry, defindendo il gesto “un atto di puro terrore e di una brutalità e violenza insensata“. Kerry ha inoltre continuato, rivolgendosi direttamente ai leader palestinesi chiedendogli di condannare il gesto “nei termini più assoluti“.
Muhammad Abbas, appena poche ore dopo le parole del segretario di stato americano, condanna apertamente l’attentato a Gerusalemme, dichiarando in maniera ufficiale “condanno l’uccisione delle persone in preghiera avvenute in una sinagoga a Gerusalemme Ovest“, e nelle nota continua chiedendo la fine delle provocazioni israeliane attorno ai luoghi di culto, specialmente la Spianata delle Moschee.
Dalle ultime informazioni in possesso, gli attentatori potrebbero essere stati identificati come Ghassan e Oday Abu Jamal, che sono residenti a Gerusalemme Est e sono cugini di alcuni membri del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, che non ha ancora rilasciato particolari dichiarazioni, anche se sappiamo che ben 14 membri di quella famiglia sono, o sono stati, agli arresti nelle prigioni israeliane.
L’attentato a Gerusalemme è infine stato supportato da Hamas, che lo considera una vendetta contro l’uccisione di un palestinese lo scorso fine settimana, dopo che quest’uomo, un conducente, era stato trovato ucciso alla guida del suo veicolo, e la polizia aveva classificato il fatto come un suicidio, chiudendo tutte le indagini sul caso.
Continua a salire la tensione a Gerusalemme, dove tutte le parti sembrano giocare ad un gioco al rialzo, con nessuno che è disposto a fermarsi.
Nicola Donelli