A margine dell’incontro Da Sud a Sud, convocato all’ex asilo Filangieri per il lancio della manifestazione convocata dalla Fiom per il 21 novembre, il segretario della Fiom, Andrea Amendola, ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Noi vogliamo opporci a Renzi con le nostre proposte”. Sul caso Macry: “Polemiche strumentali, anche dai media, queste persone da giovani erano di sinistra e poi diventano baroni”. Intervista a cura di Luca Mullanu.
Segretario, Da Sud a Sud, dibattito concentrato sullo sciopero del 21, ma apre una riflessione sul meridione. Qual è la strada che ha portato a questa decisione?
Con la manifestazione del 21 diamo l’impronta meridionalista allo sciopero generale dei metalmeccanici. Sappiamo che la forza della FIOM è al Nord, però con questo sciopero volevamo dare un segnale preciso. Pensiamo che la soluzione alla crisi non possa passare solo dal Nord, bensì con un nuovo modello di sviluppo e valorizzazione territoriale visto che non c’è più industria qui al sud.
Renzi ha dichiarato, dopo la riuscita dello sciopero della Cgil e dello sciopero sociale del 14 novembre, che le mobilitazioni rispetto agli altri anni non serviranno a far cadere i governi
Questo lo dicevano anche Berlusconi, Monti e prima di lui i governi che si sono succeduti, perché non hanno più i riferimenti diretti con i cittadini, per questo noi oggi parliamo di sospensione della democrazia.
Parliamo di un diverso modello di sviluppo in Campania..
Il problema è che io penso che, in questi anni, i governi regionali che si sono succeduti, anche quello di Bassolino, si sono incentrati sul commercio e sul turismo, certamente sono molto importanti, ma non possiamo ignorare l’industria manufatturiera e l’università. Il territorio non è stato visto come una risorsa da valorizzare, ma da utilizzare. Ricordo che Bassolino fece una legge in cui si diceva che le aree dismesse potevano essere usate, noi all’epoca rivendicavamo la volontà di riutilizzare quelle aree per fare nuova industria. Ecco, di nuovo, ancora elementi speculativi, ma ancora oggi è la stessa storia: emblematico è il caso Bagnoli.
Ecco, caso Bagnoli che si riconduce al caso Macry che ha riempito alcune pagine dei giornali..
Io su Bagnoli sono chiaro, innanzitutto sono d’accordo sulla non violenza, ma voglio dire una cosa: perché non ci dicono chi ha dato fuoco a Città della Scienza? Chi è il responsabile del rogo? Mi pare paradossale che si parli di criminalità dietro al riconoscimento del dissenso. Il professor Macry è uno di quei professori che da ragazzi erano di sinistra e poi diventano un’istituzione, diventano baroni. E’ approdato ufficialmente al centrodestra, quindi è naturale che esprima quelle posizioni. Io non avrei risposto, vivono nelle loro idee, ma non hanno più riferimenti, non sanno.
Possiamo dire che si pone un problema di criminalizzazione del dissenso?
Loro ormai ritengono che il dissenso serve per conservare quello che c’è. Ma noi dobbiamo dire che il dissenso c’è perché dobbiamo cambiare, non per far rimanere tutto com’è, perché se resta tutto così resta una situazione che noi abbiamo fortemente combattuto. Vogliamo fare la bonifica, fare progetti che poi oggi si sono arenati. Allora, su questo, noi diciamo chiaramente che non vogliamo altra speculazione. Bagnoli deve tornare a creare reddito, il turismo può essere importante per rilanciare quell’area. Ma la stessa Città della Scienza, una sfida per creare cultura.
Segretario, si è detto, negli ultimi giorni che il movimento che sta nascendo è una maturazione dell’onda, cioè fa riferimento alle soggettività che animavano quelle assemblee partecipate della Sapienza. Pensa sia così?
Io non lo so, sono momenti diversi e contesti completamente differenti, non faccio paragoni. Questo, però è un movimento che può crescere e deve farlo unitariamente, c’è il rischio che si spacchi, certo, ma dobbiamo tenerlo unito. Poi bisogna porsi il problema, tra le altre cose, che cos’è oggi la sinistra..
Certo, uno dei maggiori problemi è che queste piazze non hanno un riferimento politico ben preciso..
Noi stiamo attraversano non solo una crisi politica, ma pure una crisi della sinistra. Purtroppo non c’è un riferimento politico di sinistra. Oggi ci sono dei partiti personali, ma lo stesso Partito Democratico lo è diventato, senza Renzi oggi cosa resterebbe del Pd? Ma la stessa Sel quando nacque aveva quei problemi lì. Tutti dobbiamo ragionare su questa cosa.
Luca Mullanu