Dopo il 30 dicembre e l’approvazione della legge di bilancio 2019, giornali, telegiornali, social media di qualunque tipo sono stati invasi dalle dichiarazioni sgomente dell’opposizione, che accusava il Governo in modo incontrovertibile: “il Parlamento è stato esautorato“. Ma è davvero così? Che significato ha questa affermazione e perché è stata trasmessa a reti unificate? Proviamo a rispondere a queste domande.
Punto primo: la legge di bilancio
La legge di bilancio è quel provvedimento che il Parlamento – sia la Camera sia il Senato – deve approvare tassativamente entro il 31 dicembre dell’anno corrente, per comunicare le pubbliche entrate e uscite dell’anno successivo e pianificare le coperture finanziare per le spese previste. Se continua a sembrare complesso, per renderlo più semplice è sufficiente comprendere che ogni legge che prevede degli investimenti economici da parte dello Stato deve necessariamente garantire una copertura finanziaria, in assenza della quale il Presidente della Repubblica può rifiutarsi di firmare la legge in questione.
Ad esempio per l’ormai celebre reddito di cittadinanza sono previsti 7,1 miliardi di euro di investimenti. La mancata approvazione della legge di bilancio entro il 31 dicembre causa la messa in atto del cosiddetto esercizio provvisorio, una norma che obbliga lo Stato a limitarsi all’ordinaria amministrazione senza poter avanzare alcuna iniziativa economica: un pressoché totale blocco degli investimenti e un grave danno d’immagine.
Per questi motivi la legge di bilancio 2019 è stata una tappa obbligata e cruciale per il Governo gialloverde, che ha inserito nella previsione per l’anno venturo (oggi corrente) tutti i cavalli di battaglia che aveva sbandierato in campagna elettorale: il già citato reddito di cittadinanza, la flat tax, la quota 100, il taglio delle pensioni d’oro, lo stop all’aumento dell’IVA e altri provvedimenti meno mediatici.
Punto secondo: perché si parla di Parlamento esautorato?
Dopo l’approvazione conclusiva della legge di bilancio, quasi allo scadere del gong del 31 dicembre – il testo definitivo è passato alla Camera alle 16:45 del 30 dicembre –, le prime pagine di quotidiani cartacei e digitali sono state invase dall’indignazione delle opposizioni e dei loro sostenitori: il Parlamento è stato esautorato. Arabo, per chi non mastica la politica, ma l’accusa è chiara: per qualche motivo il Parlamento è stato privato della sua autorità, gli è stato impedito di fare il proprio dovere: legiferare.
«L’aula un bivacco di senatori esautorati» ha dichiarato il senatore a vita (ed ex-premier) Mario Monti. L’economista è solo uno dei tanti volti noti della politica nostrana che si è scagliato verbalmente contro la prassi messa in atto dal Governo, denunciando la totale assenza di discussione di una manovra economica che si è trasformata in una farsa e che nessuno, deputato o senatore che fosse, è riuscito ad approfondire e studiare adeguatamente.
Eppure, fatta eccezione per le tempistiche da film thriller in cui il Bruce Willis di turno disinnesca la bomba a 00:01 dalla sua esplosione, l’approvazione della legge di bilancio 2019 non è stata molto diversa da quelle degli anni passati. Il Governo è ricorso per tre volte al voto di fiducia (nonostante in passato esponenti del Movimento Cinque Stelle avessero giurato il contrario) per garantirsi la compattezza della propria maggioranza e l’assenza di emendamenti, ma anche in questo caso la prassi non è stata eccessivamente differente dagli esecutivi passati. Quindi?
Punto terzo: l’Europa scomoda
La reale problematica dell’iter di questa legge di bilancio 2019, che ha reso legittime le proteste veementi delle opposizioni e che ha effettivamente esautorato il Parlamento, è stata la relazione del Governo con l’Europa e la Commissione europea. Infatti, dopo la prima stesura di un testo di legge assolutamente irrealizzabile (per questioni di vincoli economici europei) ma presentato mediaticamente come svolta e soluzione per tutti i problemi degli italiani, il Governo ha dovuto contrattare con le Istituzioni europee per evitare procedure per eccessivo deficit.
Nel frattempo il Parlamento dibatteva su quel testo, dichiaratamente falso, sicuramente da rivedere. Una presa in giro insomma.
A pochi giorni dal termine del 31 dicembre il compromesso con la Commissione europea è stato raggiunto – il famoso 2,4% che si è trasformato nel 2,04% – e una bozza di testo rivista è stata presentata alle Camere, che si sono espresse con voto di fiducia. Insomma, la manovra politico-elettorale è abbastanza chiara, e la riassumiamo: il Governo gialloverde presenta un testo di legge irrealizzabile che supera di gran lunga quanto permesso dalla Commissione europea, lascia il testo fantoccio alle Camere che discutono inutilmente mentre contratta con l’Europa, presenta infine una bozza rivista che è impossibile discutere o semplicemente divulgare accuratamente per questioni di tempistiche e scadenze.
Quindi sì: il Parlamento è stato esautorato. Non per i voti di fiducia o per l’assenza di discussione, ma per la farsa messa in atto che ha come uniche vittime la nostra democrazia parlamentare e i cittadini che in Parlamento sono rappresentati, che ad oggi ancora non hanno del tutto chiaro che provvedimenti economici verranno realizzati in questo 2019.
Di sicuro, in questo, è stato un Governo del cambiamento.
Andrea Massera