Da mesi, ormai, è in corso una guerra verbale – e non solo – tra il nuovo governo italiano guidato da Lega e M5S e i vertici dell’Unione Europea, culminata nella bocciatura del Documento di Economia e Finanza (DEF) preparato dall’esecutivo giallo-verde. DEF che andrà ripresentato in Europa, modificato, entro settimana prossima per evitare il rischio di un contenzioso.

Ma dopo tutte le critiche rivolte dall’Europa a questo governo, il più importante contributo a una possibile crisi di governo tra Lega e M5S potrebbe arrivare involontariamente, attraverso un atto dovuto e programmato da tempo: le elezioni europee.

Quella che si profila per maggio 2019, infatti, sarà una tornata decisiva per il futuro dell’UE: come ribadito più volte da entrambi gli schieramenti, si scontreranno due fronti che rappresentano due visioni opposte dell’Europa, in quello che potrebbe essere considerato un vero e proprio referendum sull’Unione Europea così com’è attualmente.
Ma ciò che rischia di spaccare l’alleanza di governo Lega-M5S è proprio il posizionamento dei due partiti all’interno dello scacchiere politico europeo.

Come si collocano Lega e M5S in Europa

Marine Le Pen
Marine Le Pen, fondamentale alleata in Europa di Matteo Salvini

Chiara sembra la posizione del partito di Matteo Salvini: la Lega in Europa fa capo al Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà, schieramento che raggruppa tutti i partiti della destra euroscettica europea. Con la Lega probabilmente si schiererà anche il Rassemblement National di Marine Le Pen (ex Front National), insieme a tanti altri gruppi della galassia nazionalista europea. Benché la maggior parte di loro abbia rifiutato l’invito di Steve Bannon ad aderire al progetto di The Movement, che sembra ormai destinato a un esito non felice.

Più ardua invece la collocazione politica del Movimento 5 Stelle: dovrebbe in teoria confermare la sua appartenenza all’Europa della Libertà e della Democrazia, che tuttavia in questa tornata elettorale si presenterà indebolita dall’uscita dell’UKIP, causa Brexit. Potrebbe però ritrovarsi tra gli alleati formazioni spiccatamente di destra come Alternative für Deutschland e Debout la France, cosa che potrebbe non piacere a quella minoranza interna che guarda a sinistra e che già da tempo ha iniziato a rumoreggiare.

I sondaggi nazionali ed europei

A complicare le cose per il Movimento 5 Stelle ci pensano gli istituti di statistica, che nei sondaggi presentano una situazione non rosea per il M5S sia in ambito nazionale che a livello europeo.

Secondo il sito europeo di sondaggi Poll of Polls, all’ultima rilevazione del 29 ottobre la Lega otterrebbe il 31% dei consensi in Italia, staccando di 3 punti percentuali il Movimento 5 Stelle fermo al 28%.

Lega M5S ItaliaBasta guardare il grafico per notare come, rispetto alle elezioni del 4 marzo, si sia passati da una situazione di -15% per la Lega (M5S 32% e Lega 17%) a un +3%: la Lega dunque “ha mangiato” ben 18 punti percentuali al Movimento 5 Stelle nel giro di 8 mesi.

Non va meglio per il M5S a livello europeo: secondo lo stesso istituto statistico, uno dei pochi a fornire sondaggi quantomeno validi per le Europee di maggio, il gruppo di appartenenza del M5S (EFDD, in azzurro) è accreditato di 49 seggi sui 750 del Parlamento europeo, con un +7 rispetto alla scorsa legislatura ma subendo anche qui il sorpasso del partito del collega di governo Salvini (ENF, in nero), accreditato di 60 seggi (+20 rispetto all’ultima legislatura).

Lega M5S EuropaIl quadro che viene fuori da questo sondaggio vede inoltre un brusco calo delle due principali forze politiche europee, il Partito Popolare Europeo (EPP, in blu), che passerebbe da 217 seggi a 184 (-33), e soprattutto il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D, in rosso), che perde ben 53 seggi passando da 189 a 136 parlamentari.

Macron
Emmanuel Macron, leader di En Marche: entrerà tra i liberali o fonderà un suo gruppo di “centristi europeisti”?

Nel computo del sondaggio va comunque tenuto conto del gruppo di nuovi partiti (*New, in grigio) che si presentano per la prima volta alle Europee e non hanno ancora comunicato la propria affiliazione continentale: uno su tutti è ovviamente La République En Marche del presidente francese Emmanuel Macron, che tentenna tra la possibilità di formare un gruppo parlamentare a parte o di andare a ingrossare le fila dei liberali (ALDE, in giallo).

I contrasti tra le forze di governo

Le scaramucce tra le due forze di governo vanno avanti fin dalla nascita di questo esecutivo – ricordate Fontana e le “opinioni personali”? – e nell’ultimo periodo si stanno facendo sempre più numerose e frequenti. Una prima semi-crisi si era aperta qualche settimana fa con la questione della “manina” invocata da Di Maio sul condono fiscale, alla quale è stata messa una pezza più di forma che di sostanza.

E se la Lega sembra essere sul punto di portare a casa una vittoria importante sul Decreto Immigrazione e Sicurezza – sul quale sembra aleggiare lo spettro della fiducia per zittire le voci di dissenso provenienti dai 5 Stelle –, si registrano continui passi indietro sul provvedimento cardine del programma elettorale pentastellato, ovvero il Reddito di Cittadinanza.

Recentemente anche il ministro per la Pubblica Amministrazione, la leghista Giulia Bongiorno, ha criticato alcuni passaggi del DDL Anticorruzione fortemente voluto dai 5 Stelle; tra questi, soprattutto lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio, definito “una bomba atomica“. Di Maio e Conte hanno invece difeso questo provvedimento, specificando che è presente nel contratto di governo.

Raggi
Virginia Raggi, sindaca di Roma del M5S, “scaricata” dalla Lega

La Lega infine si è schierata apertamente contro la sindaca di Roma, la pentastellata Virginia Raggi, chiedendone le dimissioni. La Raggi rappresenta un po’ il simbolo del modello di “amministrazione a 5 Stelle”, applicato per la prima volta al governo di un organo importante come la Capitale del paese: un attacco al Campidoglio nasconde, quindi, un attacco all’ideologia 5 Stelle tout court.

Una situazione paradossale, quella in cui la Lega detta l’agenda politica del governo, se si pensa che i parlamentari a 5 Stelle sono numericamente quasi il doppio di quelli della Lega (338 pentastellati tra le due camere contro i 183 leghisti).

E ora che i sondaggi danno per consolidato il sorpasso della Lega, Salvini si ritrova ad avere il coltello dalla parte del manico, con la possibilità di sciogliere quest’alleanza innaturale nel momento in cui ritiene di aver attratto a sé il più ampio bacino elettorale possibile.

Le Europee come punto di rottura?

Una campagna elettorale che vede i due partiti l’uno contro l’altro, quindi, sarebbe il terreno ideale per trovare il casus belli che faccia saltare per aria tutto il castello.

Inoltre, sussistono delle vere e proprie divergenze tra i due partiti anche sulla politica europea: mentre la Lega fa della volontà di uscire dall’Euro e dall’Unione Europea una cifra fondamentale del proprio programma elettorale, la posizione sull’Europa del Movimento 5 Stelle è sempre stata ambigua. E una campagna elettorale interamente incentrata, com’è ovvio che sia, su questo tema potrebbe risultare meno convincente rispetto a quella dell’altra compagine governativa.

Salvini potrebbe dunque decidere di staccare la spina prima delle elezioni, in maniera tale da poter portare avanti una “campagna europea” libera e autonoma, anche contro gli stessi 5 Stelle troppo “morbidi” nel criticare l’Unione Europea; o potrebbe farlo immediatamente dopo, forte di quello che si prospetta essere un ottimo risultato elettorale per la Lega. Ma deve stare attento: le percentuali delle Europee possono trarre fatalmente in inganno. Per informazioni, citofonare “Renzi”…

Simone Martuscelli

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