La classe politica di oggi esprime tra i massimi esponenti del governo gialloverde il ministro Danilo Toninelli: pugno destro alzato, occhi vitrei, esultanza scomposta e quel guizzo di ignoranza “bomberistica” che è da anni un marchio di fabbrica dei calciatori più irriverenti e, ormai, anche delle figure politiche più in vista.

Ignoranza s. f. [dal lat. ignorantia] – 2) Più comunem., la condizione di chi è ignorante, cioè privo d’istruzione: vivere nell’i.; sollevarsi dall’i.; i. grossolana, i. crassa; la superbia è figlia dell’ignoranza.”

La definizione Treccani non rende giustizia al concetto di ignoranza che oggi è pienamente sublimato nella società. Per decenni personaggi del calibro di Pasolini e Obama hanno ripetuto a gran voce che “ignorance is not a virtue – l’ignoranza non è una virtù“, ma come per una legge del contrappasso che nessuno o quasi è stato in grado di prevedere il governo gialloverde e più in generale la classe politica attuale sono la dimostrazione vivente del contrario. L’ignoranza ha preso il sopravvento.

Il Ministro Toninelli esulta per il Decreto Genova
Il ministro Toninelli esulta per il Decreto Genova

Da una ventina d’anni i luoghi istituzionali si sono trasformati in curve di stadi, straripanti di tifosi adrenalinici, di poco limpidi figuri, di cori e insulti, di urla, di tifo spregiudicato. Da “Roma Ladrona“, dal VaffaDay, quelle realtà politiche minoritarie, aggressive, anti-sistema, hanno colonizzato la classe politica italiana, e il governo gialloverde ne è l’estrema sintesi.

La comunicazione spregiudicata della Lega e del Movimento Cinque Stelle ha sdoganato ogni tipo di insulto, riducendo il vasto vocabolario della lingua italiana a un piccolo bignami di parolacce e locuzioni ripetute come mantra religiosi. L’assoluta assenza di autocritica e pensiero critico ha ridotto il dialogo politico al tifo più parziale e soggettivo.

È questa la classe politica che ci meritiamo?

Ignoranza s. f. [dal lat. ignorantia] – 3) Mancanza di educazione, villania: non rispondere al saluto è i. bella e buona.”

Anche la terza accezione del termine ignoranza, sempre dalla Treccani, non è sufficiente a descrivere lo scarso spessore dell’attuale classe politica e del suo vocabolario. Coloro che per decenni hanno insultato le istituzioni e i loro rappresentanti oggi si trovano nei ruoli che avevano sempre vituperato.

Anziché comprendere l’entità delle proprie posizioni politiche, delle figure rappresentative che dovrebbero essere per la cittadinanza, il governo gialloverde persiste nell’utilizzo spregiudicato di un linguaggio poco consono non solo a chi rivesta ruoli istituzionali, ma a qualunque persona educata e rispettosa. I giornalisti sono diventati “puttane” e “pennivendoli“, la stampa serva delle opposizioni, i profughi che rischiano la vita in mare dei privilegiati che vanno avvisati: “la pacchia è finita“.

Quanto in là ancora può o vuole spingersi questa classe politica? Perché non è che rimanga granché da sdoganare, almeno dal punto di vista lessicale. Insulti sessisti? Fatto. Insulti razzisti? Fatto. Insulti generici? Fatto. Gestacci in aula? Fatto. Bambole gonfiabili paragonate all’ex Presidente della Camera? Fatto.

Il governo gialloverde e la comunicazione

Questa comunicazione politica non fa prigionieri, è aggressiva, fomenta odio e acuisce le differenze di pensiero e di idee, esasperandole. È letale. Questo costante bombardamento d’ignoranza pare essere l’unico barlume di coerenza del governo gialloverde, che ha abbandonato ogni posizione ideale pur di mantenere il proprio elettorato, di alimentarne il fuoco emotivo con una benzina di parolacce e insulti rivolti all’avversario politico di turno, o ancor meglio ai propri dissidenti. A chi ha tradito. Perché chi tradisce è doppiamente colpevole: ha violato i mantra religiosi e ne ha mostrato crepe e debolezze.

È questa la classe politica che ci meritiamo? . Più di vent’anni di berlusconismo, di trash televisivo, di mercificazione del corpo femminile, di reality, di pubblicità assordanti, di spettacolarizzazione estenuante hanno consegnato il Paese e le istituzioni a chi meglio incarna le pulsioni emotive del cittadino medio.

È la logica del “uno vale uno”, di un elettorato passionale ammaliato dalle urla e dalle soluzioni semplici, da chi è più simile al proprio vicino di casa, di banco. La rivincita della società mediocre, la prevalenza del cretino direbbero Fruttero e Lucentini. La colpa è sempre degli altri, del prossimo, di chi c’era prima. Mai di proprie scelte sbagliate o della propria incompetenza. Il governo gialloverde è questa roba qua.

Se un tempo l’ignoranza era contenuta e pure disprezzata, forse fin troppo, oggi è globalizzata, diffusa a macchia d’olio: essere ignoranti sottintende il non piegarsi a un sistema malato e corrotto, al scegliere e decidere con la propria testa senza influenze esterne. Quasi senza accorgercene, un parere autorevole è diventato un parere elitario, privilegiato. Da privilegiato a invidiato il passo è breve, da invidiato a odiato ancora più rapido. Uno vale uno. Decido io, con la mia testa, e se colpisco un muro è colpa del muro. È questa la classe politica che ci meritiamo.

Andrea Massera

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