Vandana Shiva, ambientalista indiana specializzata in alimentazione e agricoltura, biodiversità e bioetica e ambassador di Expo 2015 è portavoce del Manifesto Terra Viva, curato da Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità etica nella sua parte economica. Terra Viva è stato presentato nel maggio scorso all’Expo di Milano, luogo in cui cercare soluzioni per alimentazione, salute e benessere di tutti.
“C’è bisogno di un nuovo patto – dice Vandana Shiva – che riconosca che noi siamo il suolo: veniamo dal suolo, siamo sostenuti dal suolo. Il messaggio che lanciamo è forte e chiaro: la nuova democrazia è la democrazia della Terra. Ogni cittadino ha il diritto e il dovere di pensare a come nutrire il pianeta senza distruggere l’ambiente e a come nutrire se stesso, senza rovinare la propria salute. Per dare questo contributo – conclude l’ambientalista indiana – non è necessario essere ad Expo. Si può essere ovunque. È giunto il momento che il dovere di rivedere il paradigma del cibo venga preso sul serio, ovunque e da chiunque”.
L’agricoltura è ormai cambiata e sembrerebbe non essere più incentrata sulla produzione di cibo, ma sulla produzione di beni. La maggior parte del grano prodotto (circa l’80%) viene utilizzato per produrre biocarburanti e per gli animali e non più per nutrire l’uomo. Inoltre l’utilizzo di combustibili fossili e concimi chimici è altamente dannoso per il suolo, risorse idriche e la salute delle persone. Il modello agricolo proposto da Terra Viva è per la salvaguardia del pianeta e l’utilizzo di metodi organici che rendono più fertili i terreni.
Dal punto di vista economico Vandana Shiva e Andrea Baranes propongono un rilancio dell’economia locale e delle comunità attraverso il modello delle ”family farming”. Un sistema gestito a conduzione familiare eviterebbe la cosiddetta ”finanziarizzazione dell’economia” ossia le speculazioni dei finanzieri sui prezzi del cibo, che causano instabilità sul mercato delle materie prime alimentari e fanno dell’alimentazione un business.
Terra Viva, secondo gli studi e le valutazioni fatte dai firmatari in fase di approvazione, se seguito alla lettera, porterebbe al rilancio delle economie locali e di nuove opportunità di lavoro, al ridimensionamento delle disuguaglianze sociali e alla riduzione dell’impoverimento del suolo. Tale modello rappresenta, quindi, un’alternativa concreta e praticabile per un numero crescente di persone in tutto il mondo e porterebbe numerosi vantaggi.
Vincenzo Nicoletti