Palazzo Zevallos Stigliano è uno dei luoghi più suggestivi di Napoli che accoglie mostre d’arte pittoriche e scultoree. Esso è situato in Via Toledo 185, nel centro della città, ed è attualmente patrimonio della Banca Commerciale Italiana.
Tale palazzo monumentale si chiama così perchè prende il nome dal suo primo proprietario, Giovanni Zevallos, ed ospita una galleria museale con tante opere esposte come ad esempio quelle di Vincenzo Gemito e Gaspar van Wittel, quelle dei pittori della Scuola di Posillipo e la maggior parte di artisti della Scuola Napoletana ottocentesca, come Giacinto Gigante, Anton Smink Pitloo, Nicola Palizzi, Domenico Morelli. È possibile ammirare L’ultimo Caravaggio, ossia l’ultimo dipinto del celebre Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, dal titolo “Martirio di sant’Orsola” realizzata nel 1610, proprio poche settimane prima della sua morte.
Attualmente, è possibile visitare il palazzo dal martedì al venerdì, dalle ore 10:00 alle ore 18:00 o nel fine settimana, dalle ore 10:00 alle ore 20:00, con relative agevolazioni e sconti studenti. Le sale disponibili sono molteplici come ad esempio la sala degli Amorini e il Seicento; della natura morta e del Settecento, degli Uccelli, la sala Pompeiana, della Fedeltà, di Luca Giordano e Francesco De Mura.
Palazzo Zevallos fu costruito tra il 1637 e il 1639 da Cosimo Fangazo per volontà della famiglia spagnola Zevallos. In realtà, tale palazzo nobiliare, doveva essere costruito in prossimità dei Quartieri Spagnoli ma prospettiva territoriale affollata e costruita in altezza ne ostacolò la riuscita, motivo per cui, esso fu realizzato in Via Toledo, una delle strade principali di Napoli. Giovanni Zevallos, conosciuto come Juan de Zevallos Nicastro, duca di Ostuni, era un ufficiale da scrivania molto povero che riuscì ad accumulare 600mila ducati con i quali decise di costruirsi la sua dimora.
Si narra che durante i moti del 1647, i rivoltosi riuscirono ad entrare nell’edificio distruggendo le porte del palazzo e appiccando un grande incendio. Gli interni furono completamente distrutti e così il palazzo, con tutti gli averi di Giovanni Zevallos, passarono in eredità al figlio Francesco. Purtroppo, ben presto il patrimonio fu prosciugato a causa della poca attenzione di Francesco nell’amministrarlo e il tutto passò nelle mani di Giovanni Vandeneynden, ricco mercante di grano e banchiere. Egli affidò l’incarico di ricostruire il palazzo a Cosimo Fanzago con l’aiuto di Roemer, che curò la componente estetica e l’abbellimento degli ambienti interni.
Nel 1799 l’edificio fu nuovamente danneggiato poichè fu dato alle fiamme dall’esercito della Santa Fede. Fu ristruttrato successivamente dopo il 1830, ma subì stravolgimenti nella facciata, dalla quale furono eliminati tutti gli ornamenti barocchi fanzighiani. L’opera di rifacimento continuò con il passare del tempo negli interni, che sotto la direzione del Turi, con interventi neoclassici, fu affidata ad artisti del tempo come Giuseppe Camarano, Gennaro Maldarelli e Gennaro Aveta. La parte più importante del palazzo fu acquisita dai Forquet, i quali vollero per il loro nuovo appartamento un importante ciclo di decorazioni e di stucchi per abbellire lo scalone principale e le sale del primo piano. Successivamente, la loro quota, fu acquistata dalla Banca Commerciale.
Ulteriori Informazioni: Gallerie d’Italia
Sabrina Mautone