Dopo la smentita dei giorni scorsi, ecco che arriva la conferma da parte del Ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, sul blocco degli stipendi statali anche nel 2015: “In questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti a tutti non ci sono”, annuncia. Spiega, che, però “prima di tutto” bisogna guardare “a chi ha più bisogno”. Scatta quindi la conferma del bonus Irpef degli 80 euro che vanno automaticamente anche ai lavoratori del settore pubblico.In ogni caso, la Madia, afferma che la decisione sui contratti per il pubblico impiego sarà presa in sede di legge di stabilità.
La notizia scatena l’ira dei sindacati, infatti Raffaele Bonanni dichiara: “Eliminassero gli sprechi negli enti locali, nelle Regioni, nei Comuni e nelle aziende municipalizzate. Ma non tolgano soldi ai dipendenti statali. Stiamo ancora aspettando iniziative di spending review”.
Toni contrariati anche da parte della Cgil, che pubblica anche i numeri sui sacrifici imposti ai dipendenti pubblici. Secondo Michele Gentile, responsabile dei Settori pubblici della Cgil “Perderanno in media, a causa del blocco dei contratti, se esteso fino al 2015, 4.800 euro, 600 dei quali nel prossimo anno”.
La Corte dei Conti, comunque, spiega che l’Italia non spende tanto, ma male. L’analisi, di qualche giorno fa, testimonia che il costo del lavoro per lo Stato è di 164 miliardi, ma l’incidenza sul Pil è inferiore a molti Paesi Ue e nell’ultimo triennio è addirittura sceso di 8 miliardi. Secondo i magistrati contabili i problemi derivano dall’età media e dalla produttività: “La percentuale di dipendenti con età superiore a 50 anni è pari a circa il 50% per l’Italia, mentre i maggiori Paesi industrializzati hanno valori prossimi al 30%”. In Francia il 6% degli occupati ha meno di 25 anni e il 22% è tra 25 e 34 anni; nel Regno Unito sono rispettivamente al 5 e 20%. “Per l’Italia la prima percentuale risulta irrisoria, mentre i lavoratori sotto i 35 anni sono appena il 10%”, chiosano sul punto dalla Corte dei Conti.
Da settembre, in ogni caso, arriva anche il balzello del contributo di solidarietà istituito dalla riforma Fornero. Secondo quanto si legge nella circolare n. 100 dell’Inps scatta il fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cig (nelle imprese con oltre 15 dipendenti). Il contributo è dello 0,50% sulla retribuzione (1/3 a carico del lavoratore) e sulla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014.
Luca Mullanu