Leggendo i giornali di luglio 2014 e le dichiarazioni di Padoan e Renzi in questi ultimi tre mesi, tutti erano sicuri che in Italia non ci fosse bisogno di un’ulteriore manovra economica, soprattutto dopo il tweet del 17 luglio 2014 del ministro dell’economia: “Ma no comment non significa solo ‘non ho nulla da aggiungere’? Non c’è nessuna manovra in arrivo, semplicemente”. Gli Italiani ricordano ancora molto bene i duri colpi subiti dalla calda Estate 2011 con le manovre di Tremonti prima, Monti e Saccomanni poi, accompagnati dal classico “Ce lo chiede l’Europa” ma sembra che la storia debba ripetersi. Da Agosto, infatti, si rincorrono le voci su una possibile manovra per il 2015 “anticipata” di qualche mese che servirà certamente a non cadere in ritardi per l’approvazione della legge di stabilità, ma conterrà correttivi relativi anche a questo anno.
Dopo la direzione del PD, alcune misure sembrano già aver preso forma e, anzi, il Governo ha anche stabilito una data entro cui la legge sarà presentata: il 15 ottobre.
Le misure nella manovra
Durante la segreteria dem, il responsabile Sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, aveva detto “Sono stato a Ponza e c’erano di fianco una motovedetta della Finanza, una pilotina della Guardia costiera e un gommone della Polizia. Non pensavo che lì ci fosse quest’emergenza criminale”. Intanto Renzi annuiva e la proposta pondera un accorpamento della Forestale nella Polizia entro il 2015, con l’aggiunta della Penitenziaria dal 2016. Anno in cui si fonderanno anche Carabinieri e Guardia di Finanza. I sindacati hanno calcolato un risparmio di circa 2 miliardi di euro a regime ma, se non restasse un semplice annuncio, il risparmio potrebbe essere di molto superiore considerati i risparmi in: logistica, fotocopiatrici, stampanti, sedi e, soprattutto, stipendi dei dirigenti. Per fare un esempio: Cesare Patrone, capo della Polizia, guadagna 320.000 euro l’anno (più del Presidente della Repubblica) da 10 anni. A causa di esempi simili, i futuri dirigenti delle forze di polizia nominati saranno ultrasessantenni vicini al pensionamento per evitare abusi o privilegi.
La prima idea, nella manovra, è quella di tagliare 2-3 miliardi a regioni ed enti territoriali (aree metropolitane, comuni et simila), garantendo un allentamento del patto di stabilità di un miliardo di euro ai comuni. In questo modo i sindaci su cui da sempre ricadono gli effetti delle riduzioni di spesa difficilmente protesteranno. Chi protesterà, invece, saranno sicuramente le fasce di reddito più deboli e gli addetti ai lavori di ASL e ospedali che vedranno l’ennesimo taglio di circa 1 miliardo alla sanità.
Un’altra proposta è il “reverse charge” (inversione contabile): un meccanismo che obbliga il consumatore finale al versamento dell’IVA per rendere l’evasione più rischiosa. Infatti è difficile immaginare che l’acquirente di un immobile, oltre a versare il prezzo d’acquisto, rischi di incorrere in una sanzione per non aver corrisposto al fisco l’imposta sul valore aggiunto. Da questa proposta si calcola che dovranno arrivare almeno 2 miliardi, secondo i calcoli dell’Esecutivo.
Renzi e Padoan hanno dichiarato che “la prossima legge di stabilità avrà una fisionomia espansiva”, puntando alla crescita. Ecco perché saranno liberati 12,5 miliardi: di cui 7 per finanziare il bonus Irpef di 80 euro e renderlo strutturale (oltre i 3 per coprire la parte del bonus di quest’anno); 2 per la riduzione dei contributi sociali e l’Irap; 1,5 per finanziare gli ammortizzatori sociali previsti dal Jobs act; 1 miliardo per mantenere la promessa di assunzione a tempo indeterminato i 150.000 insegnanti.
Se i possibili investimenti esposti sono “la lista dei desideri” di Renzi e Padoan, ci sono anche delle incombenze che devono essere forzatamente adempiute nella manovra. Infatti occorrono 7-9 miliardi per finanziare il 5 per mille alle missioni internazionali, non far scattare l’aumento del carico fiscale di 3-4 miliardi del governo Letta, finanziare Anas e Fs.
Le due manovre
Sommando le varie poste elencate ci sono due alternative per il vaglio della legge di stabilità: una di 15-16 miliardi, senza considerare il recupero dell’evasione; una di 22-25 miliardi per rifinanziare bonus per ristrutturazioni edilizie e tagliare in maniera cospicua l’Irap.
Nel secondo caso sarà sicuramente più semplice rispettare l’annuncio dello sblocco degli stipendi promesso alle forze di polizia, in caso contrario sarà complicato reperire gli 800 milioni necessari. Ulteriori coperture potrebbero essere rappresentate per l’ennesima volta da cessioni di beni erariali una tantum, assieme al taglio delle tante, cospicue e costose agevolazioni fiscali territoriali, dette tax expenditures ossia spese fiscali. Ciò che non va giù davvero a nessuno è il già citato taglio alla sanità, stimato precisamente tra 800 milioni ad 1 miliardo di euro.
Ferdinando Paciolla