“Per quanto riguarda la produzione confermiamo che questa avviene in Italia e in Europa. In Italia la produzione avviene in quantità limitate mentre in Europa nei luoghi deputati a reggere la produzione di ingenti volumi con elevato know-how tecnico”. E’ quello che scrive l’azienda dell’imprenditore italiano Remo Ruffini, in risposta al servizio della trasmissione Report, secondo cui la produzione delle piume d’oca che acquista Moncler non sarebbe conforme alle regole europee.
Sotto la lente d’ingrandimento di Report ci sarebbe la catena di produzione da cui escono le famose e pregiate piume, i costi del lavoro che ne derivano e la profonda ipocrisia delle grandi aziende del lusso. Secondo il marchio, che oggi si difende, i loro “fornitori sono obbligati a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali come riportato dal codice etico Moncler”. Ma guardando il servizio gli allevamenti presisposti alla spiumatura delle oche il quadro sarebbe stato diverso: sfruttamento dei lavoratori, spennamento delle oche vive e conseguente maltrattamento. Dopo il servizio, come riporta l’agenzia Reuters, il marchio Moncler ha registrato un calo a Piazza Affari, poco dopo le 12,10 il titolo è calato del 3,5% a fronte di un ribasso dell’1,3% dell’indice FTSE All Share. Come spiegano alcuni broker, la causa sarebbe da ricondurre al programma televisivo andato in onda su Rai 3.
A far discutere non ci sarebbe solo l’acquisto delle piume d’oca, ma tutta la filiera dell’azienda, che come tanti altri marchi, piccoli o grandi, usufruiscono della manodopera delle fabbriche dei Paesi dell’est, cercando di risparmiare sul costo del lavoro ottenendo maggiore profitto. E’ il “know how” capitalista a far da padrone in questo mondo globalizzato in cui c’è sempre meno spazio per i diritti a fronte di un aumento del proprio capitale. Ed è proprio su questo che gli utenti del social network Facebook, questa mattina si sono scagliati sulla pagina ufficiale dell’azienda di Remo Ruffini. Tra le tante accuse rivolte al brand ad essere in risalto sono quelle che accusano Moncler di aver delocalizzato l’azienda per fare “business ad ogni costo”, come scrive un utente. La maggiore accusa è quella di aver lasciato a casa “gli operai italiani e allora in Italia non compriamo più i vostri giubbini”. C’è chi scrive di voler “boicottare Moncler, così nella merda con noi ci state pure voi”.
Su Twitter, invece, tanta ironia se si cerca #Moncler
Le oche hanno sostituito i gattini nella newsfeed di Facebook #moncler
— Riccardo Scandellari (@skande) 3 Novembre 2014
Grande #Report. Io pensavo che le piume d’oca venissero spontaneamente offerte dall’animale dopo coccole e carezzine. #moncler
— ciro pellegrino (@ciropellegrino) 3 Novembre 2014
oltre evitare tortura di #oche, io propone di evitare sofferenza di animali usati per pelle di scarpini di calciatori scarsi #moncler
— Vujadln Boskov (@VujaBoskov) 3 Novembre 2014
A me di questa storia di #report, delle #oche e di #moncler, quello che spaventa di più è l’inevitabile arrivo del pippozzo di Michele Serra
— Giordano Masini (@LaValleDelSiele) 3 Novembre 2014
Intanto alla difesa di Moncler ha risposto la Gabanelli: “Moncler ha deciso di non confrontarsi con Report e alla domanda per iscritto se fosse dotato di qualche certificazione non ha risposto. Come è visibile dall’etichetta, non sono dotati di alcuna filiera tracciata contro la spiumatura da vivo, come invece fanno altri marchi”.
Luca Mullanu