Se nel Paese il cattivo tempo impervia, portandosi via l’ultimo pezzo di estate, in politica le cose non sembrano andare meglio. E’ il caso del Partito Democratico. La minoranza interna, cioè i non renziani, annuncia battaglia politica presentando un emendamento alla riforma costituzionale per eliminare il pareggio di bilancio dalla Costituzione. Un balzo in avanti, per superare a sinistra l’attuale premier (non è che ci voglia poi così molto).
Ma non solo, dopo le critiche piovute dall’ex leader Bersani, oggi all’Unità online, arriva l’affondo di Massimo D’Alema: “Io sono abituato a dire quello che penso… I partiti fondati sul culto della personalità, sulla fedeltà al capo, sono partiti che funzionano male… Se uno dice una cosa e subito viene coperto di insulti da quattro energumeni su twitter…”. E poi le critiche al governo: “Il mio auspicio è che abbia successo. E ha ragione Renzi quando dice che bisogna giudicare a fine legislatura. L’errore è che, dal punto di vista del successo del governo, il Pd sia percepito come un peso, mentre il Pd è una risorsa”.
Gli attacchi verso il leader maximo sono giunti da Guerini, uomo di fiducia di Matteo Renzi, che ha difeso l’azione del governo, cercando di spiegare che le critiche di D’Alema non sono condivise dall’elettorato democratico: “Girando l’Italia e incontrando i militanti c’è consapevolezza che alcuni risultati sono già arrivati, sapendo che devono essere più forti e che ci troviamo in una situazione economica difficile. Per Guerini, la posizione dell’ex ministro e premier è minoritaria: «Non è il sentimento che alberga nel Pd. E nemmeno nel Paese, considerato il risultato delle elezioni Europee”.
Ma i problemi dei democratici non finiscono qui, in ballo c’è la Segreteria del partito e le relative nomine che sembrano tardare ad arrivare. L’annuncio di una nuova dirigenza non ci sarà in tempi stretti, tantomeno durante il comizio di chiusura della festa dell’Unità. I problemi paiono tanti, innanzitutto il punto su cui insiste la minoranza è che la squadra renziana è la stessa da mesi: Luca Lotti, le ministre Boschi, Mogherini, Madia, l’eurodeputata Picierno e Bonaccini. Di tutta risposta, Renzi, pare sia intenzionato comunque ad includere componenti dell’area socialdemocratica. Il suo è un tentativo per cercare di calmare le acque già agitate dai sindacati sulla questione del blocco degli stipendi pubblici nel 2015.
In ogni caso la polemica non è per niente placata, tutt’altro, il botta e risposta tra d’alemiani e renziani è forte e crea scossoni all’interno del Partito, il risentimento parte da lontano, da quando il presidente della Fondazione Italiani Europei ha lasciato chiaramente intendere che Renzi gli aveva promesso un ruolo in Europa e poi ha fermato tutto: “Non ho chiesto nulla. Mi è stato proposto, avrei potuto servire il Paese in modo diverso. È stata cambiata idea? Benissimo. Sono libero. Non parlo di carriera politica, quella l’ho già fatta. Parlo della battaglia politica, delle mie idee. Lo farò, questo mi interessa. E si sentirà”. Parola di leader maximo.
Luca Mullanu