L’Unione Europea intende fare pressioni sull’Afghanistan perché accetti entro i suoi confini il trasferimento forzato di almeno 80mila richiedenti asilo sparsi tra gli stati membri. In caso contrario, la minaccia dell’UE sarebbe quella di interrompere gli aiuti umanitari verso il paese asiatico. Lo rivela un documento riservato in mano a The Guardian, che riguarda la conferenza internazionale prevista oggi e domani a Bruxelles, dove i rappresentanti di settanta stati e venti associazioni si incontreranno per discutere di come stabilizzare l’Afghanistan.
Non sarebbe la prima volta che le potenze europee decidono di rimpatriare in Afghanistan chi non ottiene lo status da rifugiato: anche la Gran Bretagna, infatti, ha espulso diversi profughi, sostenendo, per voce del Tribunale Supremo, che il paese arabo è sicuro, soprattutto la sua capitale Kabul. A dire il vero, più che da una scrupolosa analisi della situazione del paese, la decisione dell’Unione Europea è da imputare alla crescente pressione derivante dall’emergenza migranti.
Non è un caso che proprio gli afghani sono, dopo i siriani, il secondo gruppo più numeroso di richiedenti asilo in Europa: la situazione nel paese è sempre più tragica a causa della crescente minaccia dei talebani e l’intensa influenza dello Stato Islamico. La stessa Unione Europea si dice «consapevole del peggioramento e delle minacce a cui sono esposti i cittadini» e dei «livelli record di attacchi terroristici e vittime tra i civili». Come riportato dall‘Osservatorio Afghanistan, a due anni dall’annuncio del graduale disimpegno militare degli Usa nel paese, Washington ha deciso di inviarvi 1400 truppe da combattimento per fronteggiare la grave situazione in cui vertono soprattutto gli abitanti della capitale Kabul e delle province di Helmand e Nangharar, che pagano il prezzo più alto nella contesa territoriale tra talebani e Isis. L’esercito afghano per il momento non è stato in grado di affrontare la situazione in maniera efficiente, perdendo ampie aree e permettendo l’avanzata di Daesh, che riesce a nutrire le proprie milizie trovando proseliti proprio tra i talebani.
Nonostante questo, le potenze europee sono decise ad affrontare la crisi immigrazione nel segno della realpolitik e di decisioni sempre meno umanitarie. Dopo il primo step con la Turchia, alla quale sono stati promessi miliardi di dollari in cambio di un patto sull’immigrazione, ora si aprirebbe una nuova fase di trattative, improntata sul fronte dei ricatti: secondo il Guardian l’Afghanistan sarebbe solo il primo dei paesi poveri con i quali l’Unione Europea intende contrattare la questione migranti. Simile la linea d’azione: aiuti umanitari in cambio di frontiere spalancate.
Rosa Uliassi