Un’agonia che va avanti dallo scorso 27 settembre, data in cui si sono tenute le elezioni locali in Catalogna. Quell’incerto risultato, l’elettorato spaccato e poco margine, sin dal principio, per l’investitura di un Presidente. Non molto tempo fa in uno dei nostri articoli raccontavamo delle due votazioni di fiducia per eleggere Mas presidente, naufragate per il no della CUP, la formazione anticapitalista di sinistra radicale. Figuravamo uno scenario nebuloso, tutt’altro che chiaro. I mesi passano e un presidente la Catalogna continua a non averlo. Il no a Mas degli ultimi giorni è solo l’ultimo di una lunga serie da parte della CUP che già in campagna elettorale aveva detto che non avrebbe mai votato Mas come presidente catalano. Alla luce di questi eventi, non esiste ad oggi un accordo d’investitura per presiedere la Generalitat catalana.
Avevamo già parlato di questione delicata in merito al tema dell’indipendentismo: la strumentalizzazione di questo processo è un’arma demagogica da entrambi i lati. È molto facile urlare l’indipendenza, esigerla, rivendicarla. Più difficile convergere su questioni di politica sociale, di riforme, di welfare state e in fatto di nomi, l’accordo appare ancor più complicato. Per quanto Artur Mas impunti i piedi e digrigni i denti, ci sono posizioni non conciliabili con l’indipendenza come unico punto in comune: la CUP e Convergéncia, il partito di Mas, si sono fatti guerra fino all’altroieri. L’ennesimo no a Mas non sembra aver indisposto il suo partito, Convergéncia, che ha posto come unica alternativa alla rielezione del presidente uscente l’immediato ritorno alle urne il prossimo marzo. Lo conferma la conferenza stampa di questa mattina durante la quale Mas ha affermato che in assenza di un accordo sul suo nome, lunedì convocherà le nuove elezioni, vista la scadenza legale per l’investitura fissata per questa domenica.
Non dobbiamo dimenticare la terza forza indipendentista in campo, ERC, la sinistra repubblicana di Oriol Junqueras che alle ultime elezioni ha corso insieme ad Artur Mas nella lista indipendentista Junts pel Sí. Alle politiche di dicembre ERC ha corso da sola, senza Mas, facendo registrare un aumento dei consensi rispetto alle elezioni del 2011. Questa formazione, che invita le altre due forze indipendentiste al dialogo, potrebbe rivelarsi l’alternativa per il governo della Catalogna. Ieri, un mordace giornalista del País, Amón, scriveva a proposito della figura di Mas che è andata “reduciéndose, caricaturizándose, carbonizándose, degradándose” (trad. riducendosi, caricaturizzandosi, carbonizzandosi, degradandosi) e ha titolato il suo articolo “Junqueras presidente” riportando un punto di vista che auspica un ribaltamento dei fronti e, con Mas ormai fuorigioco, un cambiamento negli alleati di governo.
Negli scenari della sinistra catalana è da analizzare anche un altro soggetto: En comú Podem, il cartello elettorale con cui si sono presentati Podemos, Esquerra Unida e un altro partito di sinistra catalanista. È stata la lista più votata in Catalogna lo scorso venti dicembre dopo che, due mesi prima alle regionali, il risultato dell’omologa lista Catalunya si que es pot era risultato tutt’altro che soddisfacente. Questa lista ha riscosso tutto questo successo soprattutto per la grande popolarità di Ada Colau, sindaco di Barcellona dallo scorso giugno. Colau potrebbe ricoprire un ruolo decisivo laddove si tenessero nuove elezioni e, in quel caso, non è da escludere una potenziale affinità politica CUP-Podemos-ERC, vista anche la volontà di Podemos di realizzare un referendum sulla questione indipendentista. Un accordo di questo tipo sarebbe senza dubbio ideologicamente più coerente e vedrebbe, come auspica lo stesso Amón sul País, un ribaltamento del ruolo di Artur Mas da potenziale Presidente a esponente di opposizione, rottamato e scaricato.
Di fatto ostinazione di Artur Mas non sta facendo altro che rallentare il processo indipendentista e velocizzare il declino del suo partito che, già dilaniato dalla corruzione, rischia realmente di essere forza minoritaria laddove si ripetessero le elezioni amministrative. Se si tenessero nuove elezioni si potrebbe profilare quindi un rimescolamento delle carte in gioco, un riassestamento degli equilibri parlamentari.
Da un lato c’è lo scenario di nuove elezioni in primavera, da un altro invece la rinegoziazione da parte di Convergéncia su un nome alternativo che la CUP sarebbe disposto a votare. La deputata della CUP, Ana Gabriel, ha citato il nome di Junqueras ma anche quello di Romeva, il numero uno della lista di Junts pel Sí. Antonio Baños invece, leader della formazione anticapitalista, ha rassegnato ieri le sue dimissioni da deputato del parlamento catalano in rotta con le decisione del partito. Nell’assoluta incertezza sul governo catalano, i più ferventi “spagnolisti” anti-indipendentisti si stanno sfregando le mani, assistendo con piacere alle crescenti complicazioni per i piani di Artur Mas e le aspirazioni indipendentiste.
Giacomo Rosso