Il gruppo Emergency Salerno compie un anno e decide di festeggiarlo al Bar G.Verdi – Caffè letterario, in compagnia di artisti, volontari e curiosi. Ospite di rilievo, Pietro Protasi, responsabile nazionale dei gruppi del Centro e del Sud Italia.
“Emergency è un’organizzazione non governativa atipica: il nome evoca un intervento di emergenza, eppure, oltre alla ricostruzione di strutture ospedaliere, si occupa della riabilitazione della comunità colpita. Gli ospedali vengono costruiti per restare e diventare parte del servizio sanitario nazionale, entrando nel tessuto sociale..” – così, ieri a Salerno, Pietro Protasi descrive la ONG di cui è segretario. Costituita nel 1994 a Milano, Emergency oggi vanta una posizione di rilievo nel panorama internazionale: è partner del Dipartimento di Pubblica Informzione dell’Onu, parte consultiva dell’Economic and Social Council, ha prodotto il Manifesto per una medicina basata sui diritti umani, essendo da sempre in prima linea per la difesa di questi ultimi ed ha curato oltre 8 milioni di persone.
Simona Forte, volontaria del gruppo salernitano, ha moderato il dibattito al primo anniversario dalla fondazione di Emergency Salerno. Mentre sullo sfondo venivano proiettate le foto di Gianluca Cecere, gli ospiti presenti in sala hanno avuto l’opportunità di fare delle domande a Pietro Protasi che, oltre al racconto delle iniziative e dei programmi, ha raccontato anche quali difficoltà ha vissuto l’organizzazione nelle zone di guerra, come in Sierra Leone, dove alla povertà nel 2014 si è affiancata anche l’epidemia di ebola.
Alcuni chirurghi operanti in Afghanistan, oggi, sono autoctoni ed insegnano ai chirurghi
italiani le tecniche operatorie di guerra, a cui i chirurghi italiani, purtroppo o per fortuna, non abituati. E’ dal 1999 che Emergency opera in questo paese martoriato dai conflitti internazionali. Ogni centro si specializza per la cura di una patologia, per cercare di garantire il diritto alla sanità. Protasi sottolinea:”Non si tratta di beneficenza, bensì del rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo“.
Sebbene la legislazione lo identifichi come un atto di soft law, per i volontari di Emergency quella Carta rappresenta una legge universale. Ed è a partire da questi principi che per migliaia di volontari locali e internazionali la “Guerra al Terrorismo” non rappresenta un vessillo ma si configura tristemente con l’aumento dei ricoveri.
Quali sono gli aspetti positivi delle pratiche di riabilitazione che scegliete di mettere in campo?
Protasi:”Quello che cerchiamo di fare nei progetti in tutto il mondo non è soltanto la cura. Parlavamo prima, per esempio, delle persone che saltano su una mina. C’è tutto un percorso oltre alla cura sull’immediato e non nell’emergenza. Noi abbiamo una struttura in Iraq per esempio che costruisce protesi: gambe, mani, braccia, ecc.. Un percorso per riacquistare le funzionalità che sono state perse con quello che è successo. Un altro aspetto, in senso più lato, sempre in termini di riabilitazione, riguarda anche dei progetti extra-sanitari: per esempio in Afghanistan ed in Iraq abbiamo messo in piedi delle cooperative artigianali, che permettevano a persone che avevano perso una gamba (impossibilitate nello svolgere i mestieri praticati precedentemente) di riabilitarsi socialmente. Per un periodo abbiamo assistito anche una cooperativa di donne vedove (la condizione di vedova in Afghanistan è quanto di peggio possa esistere, considerate come degli oggetti) che facevano tappeti. Progetti che mirano a riabilitare l’individuo anche dal punto di vista economico.“
Con l’ascesa di alcuni movimenti, in seguito al consenso che essi hanno ricevuto, l’organizzazione ha vissuto un calo della partecipazione?
Protasi:”Non tutti i volontari partono per le missioni. Ci sono altri volontari emergency che diffondono una cultura di pace e organizzano eventi e raccolte fondi, sono all’incirca 170 in giro per l’Italia. Negli ultimi tempi il numero di persone partecipanti sta aumentando in generale. Ancora in Italia in volontariato è un modo per mettersi in gioco che, anche in rapporto con altri paesi, è consistente”.
Per concludere, Marta Vitolo, anche lei volontaria, ci ha raccontato quali sono le prossime iniziative in programma a Salerno:
- nel mese di marzo verrà organizzata una cena per raccogliere fondi, nell’ambito del progetto “100 cene“;
- il 6 aprile, presso la Sala PierPaolo Pasolini, alle ore 19.00, avrà luogo l’appuntamento con Mario Spallino dal titolo “StupidoRisiko: una geografia di guerra”, che coinvolgerà i giovani dai 12 ai 18 anni e che consacra il lavoro del gruppo sul territorio salernitano.
Sara C. Santoriello